sabato 20 aprile 2019

29° gruppo di 5 micro-recensioni 2019 (141-145)

Ecco un'altra cinquina eterogenea, con film di tre continenti diversi, il più vecchio del 1938 e due recentissimi(2018), quello di Tarkovski si distingue senz’altro per la gran qualità, uno l’ho trovato pessimo (Utoya).

   

141  Nostalghia (Andrei Tarkovski, URSS/Ita, 1983) tit. it. “Nostalgia” * con Oleg Yankovskiy, Erland Josephson, Domiziana Giordano * IMDb  8,1  RT 85% * Premio miglior restauro a Venezia 2017 * al 166° posto della classifica IMDb dei migliori film di tutti i tempi
Meno avvincente di altri, con il solito passo lento ma sicuro e fotografia affascinante. L'acqua abbonda come non mai, il fuoco non manca, così come i riflessi; i lentissimi movimenti di macchina concedono tutto il tempo necessario per apprezzare i particolari e i dettagli.
Strana co-produzione questa del penultimo film di Tarkovski che avrebbe poi chiuso la sua limitatissima filmografia tre anni dopo con Offret (Sacrificio). Il regista dovette rimaneggiare la sceneggiatura in corso d’opera in quanto i produttori russi si tirarono indietro e ciò comportò quindi l'eliminazione di alcune scene previste in Russia, riadattate solo in parte in Italia (la parte italiana era della RAI). Le location sono affascinanti (meno quelle in città) e danno la possibilità a Tarkovski di comporre “quadri” pregevoli come quelli con persone immobili, in posizione che sembra disordinata ma non lo è assolutamente. Nei testi ritroviamo suoi scritti poetici e a questi si aggiungono i discorsi “sensati” del "pazzo", interpretato dallo svedese Erland Josephson, attore di fiducia di Ingmar Bergman.
Film da guardare con attenzione e non a tempo perso, altrimenti è inutile guardarlo.

143  J'accuse!  (Abel Gance, Fra, 1938) tit. it. “Io accuso” * con Victor Francen, Line Noro, Sylvie Gance * IMDb  7,1 
Film dichiaratamente antibellico, remake - ma sostanzialmente differente - dell’omonimo muto del 1919, diretto dallo stesso Abel Gance. Questi era un noto sperimentatore/innovatore e anche in questo caso si sbizzarrisce nel campo tecnico con tante doppie e triple esposizioni, inserimento di riprese originali del fronte e trincee della Grande Guerra, la ricomposizione dei corpi dei caduti e conseguente risuscitazione e uscita dalle tombe ... scene che non sfigurano neanche a confronto di quelle di Night of the Living Dead (1968, George A. Romero). Solo nella parte centrale il film perde un po’ di vigore, quando diventa un po’ romantico/drammatico. Memorabile l’interpretazione di Victor Francen, nei panni del protagonista Jean Diaz.
Alla Cineteca Nacional Mexico (nell’ambito della retrospettiva Gaumont) è stata proiettata la versione recentemente e perfettamente restaurata, che quindi ha permesso di apprezzare al meglio la fotografia e le particolarità tecniche.
Film “abbastanza per cinefili”, a chi lo voglia guardare suggerisco di cercare una buona copia, possibilmente della versione restaurata ... la differenza è notevole.

      

144  Gabbeh (Mohsen Makhmalbaf, Iran, 1996) * con Shaghayeh Djodat, Hossein Moharami, Rogheih Moharami * IMDb  7,0  RT 90%
Come annunciato, dopo aver guardato Two-legged Horse diretto dalla figlia Samira, ho voluto guardare un film di Mohsen Makhmalbaf e ho recuperato questo. Tratta delle vicende di una famiglia (abbastanza numerosa) di nomadi produttori di un particolare tipo di tappeti (gabbeh), che si sposta con il gregge di capre (che forniscono la lana) ed altri animali. Film “coloratissimo”, non solo nelle fasi della tintura della lana e della tessitura dei tappeti, ma anche e soprattutto per i variopinti vestiti delle donne e delle bambine; non a caso accanto al titolo è scritto “Life is color, Love is color”. Anche nei dialoghi i colori vengono tirati i ballo più volte e, insieme con vari versi e canzoni, fanno diventare Gabbeh un film senza dubbio poetico, nonostante non manchi qualche evento tragico. Gli splendidi paesaggi che variano da quelli semidesertici, a quelli di monti pietrosi e innevati, le oasi con palmeti e i prati con i fiori che forniscono i pigmenti per la tintura, sorgenti e i ruscelli dalle acque cristalline, contribuiscono a creare un piacevolissimo clima bucolico.
Visione consigliata.

145  Belmonte (Federico Veiroj, Uru, 2018) * con Gonzalo Delgado, Olivia Molinaro Eijo, Jeannette Sauksteliskis * IMDb  6,8  RT 92%   
Avevo visto che non era stato troppo ben accolto dal pubblico (6,8 su IMDb) ma i giudizi della critica, al contrario, erano positivi (92% su RT) e ciò mi aveva incuriosito. Inoltre contavo sulla buona scuola sudamericana che ultimamente ha ricominciato a produrre anche film “da festival”. Difficile definirlo ... non è una commedia, né una commedia drammatica, né un dramma ... lo potrei assimilare a quei tipici film francesi senza una vera trama, nei quali succede poco o niente di interessante, in sostanza descrittivi di un personaggio. In questo caso si tratta di un artista di discreto successo ma un po’ in crisi; nel sua irrequietezza si deve confrontare con la ex moglie che sta per avere un figlio dal suo nuovo compagno, con la figlia che sta un po’ con l’uno un po’ con l’altra, con i genitori, con il fratello intrigante, con qualche avventura, la musica in riva al mare, il catalogo dell’esposizione che sta preparando. Molti dei personaggi che incontra appaiono in non più di un paio di scene, lui invece è protagonista quasi onnipresente e la caratterizzazione è più che buona, nonostante qualche rallentamento.
Penso che i rating siano in linea di massima giusti, nel senso che è un film sottile, quasi raffinato, certamente non adatto al grande pubblico.     

142  Utøya July 22  (Erik Poppe, Nor, 2018) * con Andrea Berntzen, Aleksander Holmen, Solveig Koløen Birkeland * IMDb  7,4  RT 79% * Premio miglior restauro a Venezia 2017 * al 166° posto della classifica IMDb dei migliori film di tutti i tempi
Utoya: come tutti i film a soggetto basati su avvenimenti reali non mi attirava particolarmente, ma contando sulle buone recensioni e considerata l'occasione più o meno unica, ho deciso di andarlo a guardare ... e me ne sono pentito! Girato quasi in tempo reale (i 77 minuti di spari si ascoltano in 93’ di film, titoli compresi), praticamente consiste in sola camera a mano, passando rapidamente da un volto all'altro quando i ragazzi discutono animatamente sul da farsi o sobbalzando mentre riprende di spalle chi fugge da un nascondiglio all'altro. Senza dubbio la situazione non favoriva scelte sempre razionali ma, essendo i dialoghi del tutto fittizi (dichiarato nei titoli di coda), si poteva certamente fare di meglio. Non ve lo consiglio.

Le oltre 1.400 precedenti micro-recensioni dei film visti a partire dal 2016 sono sul mio sito www.giovis.com; le nuove continueranno ad essere pubblicate su questo blog. 

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