domenica 17 marzo 2019

18° gruppo di 5 micro-recensioni 2019 (86-90)

Cinquina molto varia per generi, anni e paesi di produzione. C’è un film tedesco candidato Oscar, il primo islandese che vedo in tanti anni da cinefilo, uno dei primi film della spagnola Bollaín e due film “minori” dei fratelli Marx.
   

90  La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler  (Oliver Hirschbiegel, Ger, 2004) tit. int. “Downfall“  tit. or. “Der Untergang “ * con Bruno Ganz, Alexandra Maria Lara, Ulrich Matthes * IMDb  8,2  RT 91% * Nomination Oscar
Ottimo film, fondato su solide basi storiche, che tratta degli ultimi giorni del III Reich. La sceneggiatura è infatti tratta da vari saggi redatti da storici rispettati e stimati, nonché su un paio di autobiografie, l'autrice di una delle quali appare all'inizio e alla fine del film. Si tratta di Traudl Junge, una delle segretarie personali del Fhurer durante la seconda metà della guerra che visse gli ultimi giorni di questa nello stesso bunker dove alloggiavano e/o si riunivano i politici più vicini a Hitler e i massimi responsabili delle forze armate. Leggendo vari qualificati commenti (dal punto di vista storico) sembra che il regista, oltre agli eventi in sé, sia veramente riuscito a descrivere in modo plausibile l'ambiente e lo spirito con il quale si vissero quei giorni.
Downfall conta su una delle migliori interpretazioni di Bruno Ganz (Hitler), recentemente scomparso  dopo aver aggiunto un’altra perla alla sua brillante (seppur sottovalutata) carriera nel film di The House that Jack Buit (2018, Lars von Trier).
Assolutamente poco commerciale e non destinato al grande pubblico, Downfall non solo è il più interessante di questa cinquina, ma anche un ottimo film in assoluto. Per quanto possa valere, fu candidato Oscar fra i film non il lingua inglese (quell'anno vinse Mar adentro, di Alejandro Amenábar) e si trova al 119° posto nella classifica IMDb dei migliori film di ogni tempo.

86  La donna elettrica (Benedikt Erlingsson, Isl, 2018) tit. or. “Kona fer í stríð“  tit. int. “Woman at War“ * con Halldóra Geirharðsdóttir, Jóhann Sigurðarson, Juan Camillo Roman Estrada * IMDb  7,6  RT 95%
Film originale, ben girato, con buoni momenti di cinema che rimediano a qualche carenza della sceneggiatura. Pur essendo senza pretese, tira in ballo argomenti seri e attualissimi a cominciare da quello dell’influenza dell’industria sul cambio climatico.
Seguendo la lotta quasi solitaria della protagonista contro il potere politico ed economico (energetico), Erlingsson riesce ad alternare dramma, thriller e azione, con le divertenti “interferenze”, certamente involontarie ma ben situate, di uno sfortunato cicloturista e il surrealismo delle onnipresenti 3 cantanti in abiti tradizionali ucraini che, nel fornire a colonna sonora dal vivo, si alternano alle apparizioni nei luoghi più improbabili dei tre suonatori che non possono non far venire in mente i film di Kusturica.
Gli esterni sono ovviamente affascinanti pur non essendo assolutamente di quelli fasulli, da spot turistico o da cartolina, e questo per me è un merito; infatti non sarebbe stato necessario un grande sforzo per trovare location spettacolari in Islanda.
Non poteva mancare il pessimo titolo italiano, unico nel suo genere; la maggior parte degli altri, incluso quello internazionale è fedele all’originale.
Film leggero, piacevole, con varie buone sorprese e pochi avvenimenti scontati, che comunque riesce a fornire tanti spunti di riflessione a chi è disposto a “pensare”. Suggerito.
      
87  Flores de otro mundo (Icíar Bollaín, Spa, 1966) * con José Sancho, Luis Tosar, Lissete Mejía * IMDb  7,1  RT 76%p * Premiato a Cannes
La madrilena Icíar Bollaín, oltre 20 apparizioni come attrice, esordì a 15 anni nell’ottimo film di El sur (1983, Victor Erice); nel 1995 firmò la prima delle sue 9 regie (questa è la sua seconda), si è fatta conoscere a livello internazionale con Te doy mis hojos (2003) e poi El olivo (2016).
Ha un’attenzione particolare nel descrivere personaggi femminili, sia donne indipendenti, che vittime di machismo o, al contrario, matriarche. L’occasione, in questo caso, viene fornita dall’organizzazione di una festa organizzata in un piccolo centro rurale per facilitare l’incontro di songe, con dichiarato scopo matrimoniale. Gli uomini, di età molto varia, sono residenti, le donne, molte delle quali immigranti in cerca di marito per regolarizzare la loro posizione,   arrivano in pullman.
Qualcuna coppia si forma, anche se non sempre va tutto liscio, e qualche relazione procede con soddisfazione reciproca.
Dato l’ambiente, è normale che ci siano anziani affezionati clienti del bar, giovinastri razzisti, il machista, il timido, il professionista, le donne prevenute e sospettose di queste straniere che vengono precedute da cattiva fama.
Non è certo perfetto, ma merita una visione.

89  A Day at the Races * (Sam Wood, USA, 1937) tit. it. “Un giorno alle corse“ * con Groucho Marx, Chico Marx, Harpo Marx * IMDb  7,7  RT 100%
90  Go West (Edward Buzzell, USA, 1940) tit. it. “I cowboys del deserto” (sic!) * con Groucho Marx, Chico Marx, Harpo Marx * IMDb  6,9  RT 89%
Prima di trattare molto brevemente di questi due film, penso sia opportuno richiamare, seppur molto concisamente, i precedenti dei fratelli Marx. Nati e cresciuti in una famiglia di artisti, quasi tutti abili in più campi essendo non solo attori ma anche provetti musicisti, cantanti e ballerini, esordirono ancora adolescenti nei primo decennio del secolo scorso.
Iniziarono in teatro con spettacoli vaudeville e a seguito del loro grande successo approdarono al cinema già nel 1921 con Humor Risk (aka Humorisk, ovviamente muto) che tuttavia non fu mai distribuito ed è andato perso. Si affermarono definitivamente con il sonoro che permetteva loro di sfruttare al meglio non solo la mimica, ma anche gli arguti giochi di parole di solito a carico di Groucho e Chico, visto che Harpo ha sempre interpretato un muto, pur non essendolo. Quindi il loro vero esordio sul grande schermo fu Cocoanuts (1929). Pur essendo conosciuti, non hanno mai avuto i giusti riconoscimenti in paesi non anglofoni a causa della oggettiva impossibilità di tradurre i tanti giochi di parole che spesso sono collegati a oggetti e azioni, e senza di essi indubitabilmente si perde molto. Ciò mi porta a citare il simile caso di Cantinflas, uno dei più amati attori messicani di sempre, scilinguato per eccellenza, che riusciva a fare rapidi discorsi logici eppure privi di senso così come a passare da un argomento ad un altro per analogie, assonanze e doppi significati, confondendo totalmente il suo interlocutore. Anche i suoi testi, è ovvio, sono praticamente intraducibili in qualsiasi altra lingua.
Groucho (che pur facendo dei doppi sensi il proprio cavallo di battaglia si vantava  di non essere mai scaduto in volgarità) fu il vero simbolo e il più emblematico del trio che formava con i suo fratelli Harpo e Chico, non volendo contare gli altri due più giovani Gummo (nessun film) e l'ultimo nato Zeppo (interprete di soli 5 film), di una quindicina d'anni più giovane del primogenito Chico.
Per chi ha poca dimestichezza con i Marx, e casomai li confonde, ricordo che Groucho è quello che cammina a gambe raccorciate, con gli occhiali, il sigaro e i non-baffi ... (quelli che si vedono non sono neanche posticci, sono semplicemente "dipinti" fra naso e labbro superiore, ma molti non ci hanno mai fatto caso), Harpo è il muto, con borse o tasche come quelle del disneyano Eega Beeva (aka Eta Beta, quello che mangia naftalina) dalle quali estrae di tutto e di più, Chico è quello che parla con accento italoamericano, eccellente pianista, il “cervello” del trio.
Il loro periodo d’oro  - Animal Crackers (1930), Monkey Business (1931), Horse Feathers (1932),  Duck Soup (1933) e A Night at the Opera (1935) - volgeva al termine e se A Day at the Races riesce a malapena a reggere il confronto con i precedenti, Go West è nettamente inferiore e le scene degne dei fratelli Marx si contano sulla punta delle dita.

IMPORTANTE: vi ricordo che dal 2 aprile il mio GOOGLE+ sarà chiuso e che, di conseguenza, le raccolte degli anni 2016-2018 non saranno più accessibili. Tutte le 1.300 micro-recensioni sono ora organizzate in 26 pagine del mio sito www.giovis.com e facilmente rintracciabili grazie all’indice generaleIn detta pagina potrete effettuare ricerche per titolo, regista, interpreti principali, anno e paese di produzione e, utilizzando i link e i numeri d’ordine, giungere rapidamente a quella che vi interessa.

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