Per questo gruppo non ho avuto dubbi nell’ordinare il film per preferenza, anche se avrei potuto concedere un pari merito ai primi due. In fondo al gruppo ci sono 2 classici americani degli anni '30 che, oltre a essere molto datati, si sono trovati in una "cinquina terribile"!
72 Lo specchio (Andrei Tarkovsky, URSS, 1975) tit. or.
“Zerkalo” * con Margarita
Terekhova, Filipp Yankovskiy, Ignat Daniltsev
* IMDb 8,10 RT 93%
Film di Tarkovski che mi
mancava, affascinante anche se certamente di difficile, difficilissima lettura,
ma ha un suo proprio valore comunicativo diretto come una qualunque altra opera
d’arte. Le scene si susseguono in modo volutamente disordinato in quanto rappresentano
pensieri e ricordi di un uomo malato, che rivive mentalmente vari momenti della
sua vita. Si alternano quindi luoghi, visioni e sogni, talvolta in bianco e
nero, altre a colori, in interni e in esterni, con improvvisi colpi di vento,
pioggia e fuoco (che mi sembra un tema ricorrente nei film di Tarkovski). Pregevoli i lentissimi
movimenti di macchina, le riprese d’infilata e la gestione delle immagini
riflesse. Più che buone le interpretazioni.
Lo stesso regista declama alcune sue poesie, non tutte di semplice
interpretazione e/o da porre in relazione alle immagini proposte. Oltretutto,
penso che ciò sia aggravato dal fatto - noto - che se la traduzione di testi
“normali” è difficile, quella di versi è praticamente impossibile senza perdere
qualcosa dello spirito originale. Magra consolazione può essere il fatto che
non essendo del tutto connesse con le immagini, si può restare concentrati solo
su queste ultime e apprezzarle nel migliore dei modi.
Un film imperdibile per chi ha il gusto dell’immagine e del cinema
canonico seppur quasi sperimentale, incomprensibile e noioso per chi vuole solo
azione, chiacchiere ed effetti speciali.
Ho letto un interessante aneddoto nel quale si riporta di una
interminabile discussione fra critici che si scontravano sull’interpretazione del
film volendo vedere simboli in ogni oggetto, animale e ripresa, alla fine
interrotti da una donna addetta alle pulizia (che li sollecitava a terminare
per poter procedere con il suo lavoro), avendo visto il film, più o meno disse:
“Io l’ho capito, sono semplicemente i ricordi di un uomo morente va con la
mente a vari momenti della sua vita, in modo disordinato come è normale”. I
critici tacquero e se ne andarono.
73 Pájaros de verano (Cristina Gallego, Ciro Guerra, Col,
2018) tit. int. “Birds of Passage” *
con Carmiña Martínez, José Acosta, Natalia Reyes * IMDb
8,0 RT 93% * presentato al Festival
Cannes (Quinzaine des Réalisateurs)
La coppia di cineasti colombiani (sia in campo professionale che di
fatto) propone un'altra storia profondamente radicata nell'ambiente rurale
colombiano dei nativi e mestizos. Dopo “La sombra del caminante” (2004), “Los
viajes del viento” (2009) e il più famoso “El abrazo de la serpiente”
(2015, candidato Oscar), diretti e scritti solo da Ciro Guerra e prodotti da Cristina
Gallego, per questo quarto film hanno collaborato alla sceneggiatura e condiviso
la regia.
La trama, basata su fatti reali e divisa in 5 Cantos, narra degli inizi del business della droga, proponendo gli sviluppi
del commercio internazionale della marijuana e gli scontri (spesso cruenti) fra
clan in cinque fasi, dal 1968 al 1980, poco prima dell’irruzione sulla scena
internazionale del narcotraffico di Pablo Escobar, ormai famoso grazie a serie
tv e film.
L’arrivo improvviso di fiumi di denaro in una comunità rurale
sostanzialmente povera, legata ad antiche tradizioni, divisa in famiglie e
clan, ebbe l’immediato effetto di mettere a nudo avidità prepotenza e sete di
potere e aumentarle a dismisura, stravolgendo i rapporti fra i vari gruppi, facendo
perdere il rispetto, l'onore, i valori sociali, e anche il buonsenso.
Non c’è modo di frenare questa escalation, chi ci prova viene ovviamente
schiacciato, dai capi difendono i membri della loro famiglia anche quando si trovano dalla
parte del torto.
Molti hanno voluto vedere nell’essenza di questa storia varie
similitudini con la saga della famiglia Corleone narrata da Coppola nei vari Godfather (qui c’è un
capofamiglia donna), ma a ben guardare si può dire che si tratta di una storia
vecchia quanto il mondo ... gruppi che si alleano per reciproca convenienza, ma
poi c’è sempre chi vuole acquisire il potere assoluto, eliminando senza
scrupolo alcuno la parte avversaria.
La cosa che può sbalordire, ed è ben narrata, è il come possano
adattarsi rapidamente credenze, riti e premonizioni alle necessità del
business. Nel susseguirsi dei Cantos,
si vedono traballanti e sconnesse capanne di legno tramutarsi in ricche ville
simili a cattedrali nel deserto, gli uomini all’inizio armati di carabina e
machete saranno ben presto forniti di Kalashnikov e anche bazooka, gli animali
da soma sono prontamente sostituiti da fuoristrada 4x4 e poi avionetas,
insomma una evoluzione rapidissima che, oltre a costare molte vite umane, fa
perdere agli indigeni la lor identità e la loro cultura. Significativi i titoli
dei tre Cantos centrali: "Las
tumbas - 1971", "La
prosperidad - 1979", "La
guerra - 1980".
La bellezza
delle riprese di Ciro Guerra in
ambiente naturale e spesso selvaggio sono cosa ormai nota così come il saggio
utilizzo di attori indigeni non professionisti e dei tanti elementi tipici dell’antica
cultura locale, dai vestiti, ai simboli, agli ornamenti, ai riti, alle feste,
ai canti.
Sul versante
opposto, viene anche ribadita la nota equivocità dei Peace Corps, ufficialmente “Agenzia pubblica che dipende dal
Governo degli Stati Uniti d'America” nata durante la presidenza Kennedy che
fra i suoi membri contava non solo veri volontari, ma hippy “figli dei fiori”, piccoli
trafficanti, agit-prop e (più o meno ufficialmente) agenti CIA in incognito.
Un bel film che tuttavia lascia tanto amaro in
bocca e anche una certa tristezza, nel vedere i danni irreparabili causati in
pochi anni “dall’occidentalizzazione” a etnie, ambienti e culture secolari.
Film del quale avevo sempre rimandato la visione, non essendo Visconti
un regista che mi attiri in particolar modo. Non voglio certo negare le sue
qualità, ma non apprezzo il suo stile.
In questo caso particolare, ci sono un paio di scelte che mi hanno
lasciato perplesso e che lo allontanano molto dal neorealismo italiano,
comunque giunto alla fine del suo percorso. In primis, il cast internazionale,
con due personaggi principali interpretati da francesi (Annie Girardot e Alain Delon) e,
subito dopo in ordine di importanza, una greca (Katina Paxinou) veste
i panni del personaggio chiave della madre dei 5 fratelli (tutti lucani)
lasciando il solo Renato Salvatori come rappresentante italiano. Non c'erano
attrici/attori all'altezza o fu una questione imposta dalla produzione? In
aggiunta a ciò, e parzialmente logica conseguenza, si ricorse a un doppiaggio “di
massa”, quindi anche le voci di vari italiani che interpretavano personaggi provenienti
dalle povere campagne lucane furono sostituite da quelle dei doppiatori. Il
risultato è sotto gli occhi di tutti, oltre all'ovvia mancata sincronia con il
labiale si nota che la parlata tutt'è fuorché lucana, con frequenti
"sc" che l’assimilano molto più un dialetto di centro Italia, comunque
ridicolmente italianizzato.
In un film come questo, nel quale si sottolineano i contrasti nord/sud,
progresso/arretratezza, ricchezza/povertà, sarebbe stato opportuno curare in
modo migliore questo aspetto.
Fra gli interpreti principali spiccano Annie
Girardot e Renato Salvatori (Alain Delon sembra sempre
imbambolato, anche se in parte ciò è dovuto al suo personaggio), e fra i non
protagonisti si contraddistingue Paolo Stoppa.
Sceneggiatura e dialoghi non si discutono, essendo
frutto della collaborazione di tante “ottime penne” (Suso Cecchi D'Amico, Vasco
Pratolini, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa, Luchino Visconti, Enrico
Medioli e Giovanni Testori), ma la messa in scena non mi è sembrata all’altezza.
75 It
Happened One Night (Frank Capra, USA, 1934) tit. it. “Accadde una notte” * con Clark
Gable, Claudette Colbert, Walter Connolly * IMDb 8,1 RT
98% * 5 Oscar (miglior film, regia, Clark Gable e Claudette Colbert protagonisti,
sceneggiatura) * 191° nella classifica IMDb dei migliori film di sempre
Con questo e prima con Grand
Hotel ho messo mano a una serie di classici del cinema americano di
molti decenni fa che non avevo mai visto, approfittando di una serie di dvd
appena giunta in biblioteca.
C’è poco da dire, è una commedia quasi perfetta (per me la perfezione
in questo campo non esiste) come tante altre di Capra (p.e. Arsenico e
vecchi merletti, 1944). La ben congegnata storia, con tempi eccellenti e
personaggi stravaganti, viene ben interpretata da tutto il reparto, sia i caratteristi
che i 2 protagonisti che in questa occasione vinsero il loro unico Oscar della
carriera (successivamente ottennero 2 Nomination a testa).
Commedia estremamente datata, tuttavia ancora più che piacevole per una
visione spensierata.
74 Grand
Hotel (Edmund Goulding,
USA, 1932) * con Greta Garbo,
John Barrymore, Joan Crawford * IMDb 7,5 RT 86% * Oscar come miglior film
Film di difficile definizione, quasi corale, con spunti da commedia, a
tratti romantico, un po' thriller con un omicidio di mezzo, in effetti
abbastanza triste per la varietà di personaggi che, pur alloggiando al Grand
Hotel ed essendo invidiati per questo, hanno tanti problemi e la piacevolezza
della loro vita è solo di facciata.
Non mi ha convinto molto e non ho inteso la necessità dell’ambientazione
nella Berlino fra le 2 guerre visto che la trama propone storie (quasi tragedie
umane) che potevano essere ambientate in un qualunque altro posto nel mondo,
come viene sottolineato fra le righe alla fine del film. Certamente le ragioni
ci saranno state e la miglior lettura penso sia quella della critica di
costume, focalizzata su tutte le miserie che si scoprono dietro una facciata di
opulenza.
Vale certamente una visione, ma non aspettatevi
troppo. IMPORTANTE: vi ricordo che dal 2 aprile il mio GOOGLE+ sarà chiuso e che, di conseguenza, le raccolte degli anni 2016-2018 non saranno più accessibili. Tutte le 1.300 micro-recensioni sono ora organizzate in 26 pagine del mio sito www.giovis.com e facilmente rintracciabili grazie all’indice generale. In detta pagina potrete effettuare ricerche per titolo, regista, interpreti principali, anno e paese di produzione e, utilizzando i link e i numeri d’ordine, giungere rapidamente a quella che vi interessa.