Nono gruppo di film, pieno di pistole anche se i colpi sparati sono
relativamente pochi. Nello specifico sono tuttavia di generi molto diversi. Due
classici degli anni ’70, uno dei quali con 5 Oscar, due crime comedy (una della
nuova stagione e l’altra misconosciuta di qualche anno fa) e un film francese
indefinibile ma senz’altro ber costruito e interpretato. Ecco i 5 in ordine di mio gradimento.
43 The
French Connection (William Friedkin, USA, 1971) tit. it. “Il braccio violento della legge” * con Gene
Hackman, Roy Scheider, Fernando Rey * IMDb
7,8 RT 98% * 5 Oscar (miglior
film, regia, Gene Hackman protagonista, sceneggiatura e montaggio) e 2 Nomination
(fotografia, Roy Scheider non protagonista e sonoro)
Uno dei migliori
polizieschi di sempre, con un Gene Hackman in grande spolvero che meritatamente
ottenne il primo dei sue due Oscar, l’altro lo ebbe per Unforgiven (Gli spietati)
ma come non protagonista.
Su una trama apparentemente
banale, Friedkin riesce a costruire ottimi momenti di tensione fra pedinamenti
e inseguimenti, giungendo infine ad una conclusione perfetta che lascia allo
spettatore l’interpretazione dell’ultimo colpo di pistola.
Friedkin è stato
regista poco prolifico (solo 19 film in 45 anni) e ha prediletto i film d’azione,
alcuni combinati con la commedia, anche se quello successivo a The French Connection fu di tutt’altro
genere, ma comunque una pietra miliare: L’esorcista.
Il braccio
violento della legge (questo è il titolo italiano) è un film da non perdere o da riguardare con
piacere.
45 Professione: reporter (Michelangelo
Antonioni, Ita, 1975) tit. int. “The Passenger” * con Jack
Nicholson, Maria Schneider, Jenny Runacre * IMDb 7,6 RT
91% * Nomination Palma d’Oro a Cannes
Ottimamente
girato, con pochi dialoghi e assenza di commento sonoro, storia intricata e
avvincente, ma un po’ surreale. Non è certo paragonabile ai migliori film di
Antonioni, quelli degli anni ’60, tanto per intenderci. Oltretutto Jack
Nicholson non è del tutto convincente e sembra che Maria
Schneider (certamente non grande attrice) sia nel film solo per questione di cassetta,
essendo improvvisamente diventata famosa 3 anni prima con Ultimo tango a Parigi (Bertolucci, 1972, con Marlon Brando).
Resta l’eccezionale padronanza delle inquadrature e
delle sequenze da parte di Antonioni; memorabile è la lunga ripresa quasi
finale fra le sbarre della grata della finestra dell’hotel.
41 L'homme du train (Patrice Leconte, Fra, 2002) tit. it. “L'uomo del treno” * con Jean
Rochefort, Johnny Hallyday, Jean-François Stévenin * IMDb 7,3 RT
94% * a Venezia 2 Premi del pubblico (miglior film e Jean Rochefort
protagonista), Nomination Leone d’Oro
Due uomini maturi in
apparenza completamente diversi si incrociano in una piccola cittadina di
provincia e per un paio di giorni condividono l’attesa di eventi che possono
cambiare la loro vita. Due tipi assolutamente solitari e quasi misantropi, che
giungeranno a confidarsi e ad invidiare ognuno la vita dell’altro.
Come anticipato,
non è un vero dramma, né una vera commedia, né un thriller. Ci sono elementi di
generi molto vari, ma in sostanza è uno di quei classici buoni film francesi
nei quali sembra che non succeda niente ma senza dubbio un occhio attento può
trovarci molto. Molto ben interpretato dal solito Jean Rochefort e da un
sorprendente Johnny Hallyday, non proprio nuovo al cinema, ma certamente molti
lo ricordano più come famoso cantante di una cinquantina di anni fa.
Film piacevole,
interessante e ben diretto, con una acuta descrizione dei personaggi.
44 Stand
Up Guys (Fisher Stevens, USA, 2012) tit.
it. “Uomini
di parola” * con Al Pacino, Christopher Walken, Alan Arkin * IMDb 6,5 RT
39%
Ho scelto di
guardare questo film attirato dall'insolito trio di attori, due dei quali bravi
e a me simpatici, il terzo altrettanto bravo ma secondo me sopravvalutato
(ovviamente mi riferisco ad Al Pacino). Commedia dark che si sviluppa in meno
di 24 ore nell'ambiente della malavita, sul filo di un regolamento di conti
relativo ad avvenimenti di 28 anni prima. I dialoghi non sempre sono brillanti
e a varie scene geniali si alternano purtroppo varie banalità. L’essenza del
soggetto è sostanzialmente molto interessante e si sarebbe potuta sviluppare in
modo migliore, evitando casomai delle cadute di stile innecessarie.
Una commedia senza
grandi pretese che può anche essere piacevole se non si è troppo pignoli e si
ha la pazienza di aspettare i momenti più divertenti e sagaci.
42 The Old Man & the Gun (David Lowery, USA, 2018) * con Robert Redford, Sissy Spacek, Casey Affleck, Tom Waits *
IMDb 6,9
RT 95% * Nomination Golden Globe per Robert Redford
Nonostante il cast
di rilievo, mi ha deluso abbastanza. Lento e ripetitivo a dir poco. Casey
Affleck non è certo attore malvagio, ma se di tanto in tanto aprisse la bocca quando
parla sarebbe più chiaro e potrebbe esprimere di più. Non credo che abbia
qualche effettivo limite, piuttosto che ormai si è cucito addosso un certo tipo
di personaggio che a lungo andare stanca e certo non gli rende merito. L’ottimo
e inconfondibile (sia per la voce che per l’aspetto) Tom Waits è relegato in un
ruolo marginale, insieme con Danny Glover. E neanche la coppia Robert Redford -
Sissy Spacek riesce a salvare una sceneggiatura mediocre anche se basata su
fatti reali.
La regia
non si fa notare. Peccato.