mercoledì 22 agosto 2018

Modi di gestire aree naturali e "aspiranti esploratori" fuori controllo

Pochi giorni fa mi sono imbattuto in un articolo di Repubblica dal titolo: Monte Bianco, guide aggredite e risse nei rifugi:il sindaco si ribella ai "bulli d'alta quota" (che vi invito a leggere) e mi accingevo a scrivere qualcosa in merito quando, come tutti sanno, poco dopo è giunta la notizia relativa al flash flood nelle Gole del Raganello che ha causato la morte di almeno 10 escursionisti.
Senza voler fare il professorino accusando quelli che si trovavano nel canyon nel momento dell’onda di piena di essere sprovveduti e considerando che probabilmente ognuno di noi nel corso della vita si è preso qualche rischio di troppo (in auto, in moto, a piedi, in bici, ...) vorrei affrontare l'argomento più generale delle carenze nel modo di gestire aree naturali e Parchi (nazionali, regionali e siti protetti). In particolare adesso che tutti pretendono di fare tutto e andare dovunque senza avere né preparazione fisica e/o tecnica, né attrezzature adeguate ed esperienza del settore quasi nulla, sarebbe necessario fornire  molte più informazioni preventive ed effettuare maggiori controlli con eventuali conseguenti sanzioni.
   
Negli spesso deprecati USA, a prescindere dalle amministrazioni che si sono susseguite, i parchi naturali (dai vastissimi National Parks alle aree naturali urbane) sono ben tenuti e sorvegliati per quanto possibile. Ci sono cartelli informativi, divieti (che per lo più vengono fatti rispettare), servizi ove consentito e molto altro finalizzato alla fruizione dei luoghi in modo civile.
Appresa la notizia del Raganello, un mio conoscente italoamericano (collega orientista ed escursionista) mi ha opportunamente fornito un breve resoconto di come funzionino le cose oltreoceano in situazioni per certi versi simili. 
Proprio poche settimane fa, recatosi nel Zion National Park (Utah) è riuscito ad ottenere un permesso per percorrere The Subway, una gola (quasi un tunnel, da cui il nome - prime due foto) alla quale sono ammessi un numero limitato di escursionisti per giorno e solo dopo essere stati debitamente istruiti e informati. Questo sopra è il permesso individuale, stampato il giorno stesso, nel quale viene riportato il bollettino meteo nell’area della gola e a monte, si certifica che A. Z. è a conoscenza del rischio flash flood (onda di piena improvvisa causata da temporali in loco o a monte), è avvisato della difficoltà del percorso ecc. ecc., per di più gli hanno fatto un breve esamino chiedendogli come si sarebbe comportato nei vari casi di emergenza.
   
Pur non essendo situazioni  identiche, sia le gole del Raganello (foto sopra) che The Subway non offrono facili vie di fuga ed in vari tratti non ce ne sono affatto. Di conseguenza, gli accessi sono potenzialmente facilmente sorvegliabili e fra avvisi opportunamente posizionati e controlli si potrebbero evitare buona parte degli “incidenti” come quello di pochi giorni fa.
Passando ad un tema molto più terra terra e tornando a quanto scritto in apertura, c’è la piaga degli “escursionisti della domenica” (nell’accezione comune, quindi non quelli che semplicemente vanno a camminare "di domenica") che creano ogni tipo di problema non solo agli altri ma anche a loro stessi, poiché:
  • credono di essere i padroni dei sentieri e delle (poche) strutture;
  • lasciano rifiuti e "altro" dovunque (rendendo necessari avvisi come quello in basso);
  • devono essere recuperati per emergenze derivanti dal percorrere sentieri spesso non facili con infradito, tacchi o sandali con suola liscia; 
  • o per salire ad alta quota senza un adeguato abbigliamento;
  • o affrontare lunghi itinerari in giorni di gran caldo senza avere un goccio d’acqua;
  • pensano di poter seguire itinerari non segnalati senza carte e neanche un gps (che comunque da solo non è sufficiente) e quindi si perdono;
  • vanno a farsi selfie nei posti più impensati (e talvolta cadono);
  • lanciano pietre nel "vuoto" senza rendersi conto che a valle ci possano essere persone (escursionisti o meno che siano);
  • procedono su terreni instabili senza curarsi di quanto smuovono o fanno franare con conseguente pericolo per chi li segue
I suddetti figuri sono ovviamente molto più difficilmente controllabili ma in varie occasioni potrebbero essere sanzionabili (quando, per esempio, non rispettano i divieti) e qualche multa salata potrebbe almeno far diminuire le azioni arrischiate e, di conseguenza, il numero di interventi di soccorso. 
Come se non bastasse, molte (pseudo)guide non fanno la loro parte, accettando tutti (i paganti) in qualunque modo siano abbigliati e attrezzati e a prescindere dalle loro evidenti (in)capacità fisiche e calzature più o meno adeguate (elemento fondamentale per l'escursionismo), chiudendo un occhio (o anche tutti e due) fingendo di non vedere comportamenti scorretti o irresponsabili e per di più - fatto ancor più grave - accompagnano personalmente i loro clienti in zone vietate e/o pericolose come avvenuto per molti mesi sul Sentiero degli Dei, interdetto da novembre scorso e riaperto solo una decina di giorni fa.
  
Infine, in quanto a informazioni pratiche fornite ai visitatori per un giusto utilizzo degli spazi naturali, provate a fare un paragone su quanto si trova sul sito ufficiale dello Zion National Park (www.nps.gov/zion/index.htm) e le notizie pubblicate in quello del Parco del Pollino (parcopollino.gov.it/che, probabilmente, sarà costato a noi contribuenti molto di più. 

3 commenti:

  1. L'impressione, a pelle, che lo scenario in cui si è sviluppata la tragedia oltre ad essere lungo 13 km ed interessare geo-politicamente enti vari (comuni, province,parco,etc) sia stata trattata come una gallina dalle uova d'oro da " bere subito" .
    Lasciando ad un ipotetico domani regolamentazioni, attribuzione incarichi etc etc
    L'emergenza dettata dagli eventi farà il resto.
    Umanamente dispiace per i lutti.
    Ma, purtroppo, verranno strumentalizzati, metabolizzati e, temo, saranno inutili per futuri progressi nella gestione di quel territorio.
    Probabilmente avremo la comparsa di cartelli ed ordinanze sindacali varie con divieti di maniera ... di cui sono pieni i sentieri italiani.
    L'approccio cosciente al territorio richiederebbe rispetto di regole basilari ormai desuete anche nell'ordinaria quotidianità.
    Ma, per chi prova a promuovere e pretendere rispetto, è bene crederci e non rinunciarci.
    E ti va reso merito in tal senso.
    Cari saluti
    Nicola

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  2. Guarda Giovanni, per quanto concerne il controllo e l'attività sanzionatoria la questione è che il "pubblico" in Italia è gestito come fosse sempre interesse di qualcun altro.
    Negli US, a quanto mi è dato sapere, un danno ad un bene comune è sentito veramente come un danno alla comunità. Non proprio come qui in Italia. Idem il concetto al contrario, ovvero un guadagno da un bene pubblico viene percepito, sempre al di la dell'oceano atlantico, come fattore positivo per l'intea comunità.

    Per la preparazione... cosa vuoi si dica? Ieri l'altro ero nella valle delle ferriere e due graziose fanciulle salivano beatamente con dei sandaletti, senza acqua. Credo sia legato a questo modus vivendi di "tutti possono fare tutto... e subito". A me spiace essere brutale nelle valutazioni, ma se si fratturano l'alluce, probabilmente la lezione la imparano. Senza togliere che un minimo di controllo si può fare e può essere economicamente valido (e non come nelle Ferriere dove devi chiamare Tizio e Caio per un appuntamento a visitare l'area protetta (ma poi tutti scavalcano la recinzione)...

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  3. Giovanni ha detto tutto quello che si poteva dire, condivido totalmente.
    Confermo quanto indicato per lo Zion (di cui ho percorso i "narrows" abbastanza simile allo scenario dell'incidente richiamato,) la domanda che viene da chiedersi è: quanti sono i dipendenti del NPS (National Park Service) e quanti quelli del nostro sistema di Parchi nazionali, Aree Protette e similari? dalla risposta si potrà facilmente evincere che un sistema di prevenzione e controllo è difficilmente implementabile (anche se è certamente possibile migliorare l'aspetto relativo all'informazione statica per i fruitori di tali aree); e comunque anche negli US non mancano "i' sciem", ho parlato personalmente con un ranger della squadra di soccorso del Gran Canyon che confermava che nonostante gli avvisi, i controlli e l'evidente difficoltà, piu' volte l'anno sono costretti a scendere nel Canyon per soccorrere escursionisti improvvisati che pensavano di scendere al famoso Ghost Ranch in giornata e risalire (non c'è acqua lungo il percorso molto lungo sempre esposto ad un sole implacabile)e molte volte la ricerca si traduce in recupero di vittime della disidratazione e della stanchezza.
    Buone camminate a tutti in sicurezza,
    Marco Celentano

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