Chiarisco subito che non vengo a stilare classifiche, ma mi limito a segnalare agli appassionati di
cinema film, cinematografie e registi solitamente meno frequentati (almeno da
me) o addirittura in precedenza sconosciuti. Ho raggruppato i
titoli in modo vario e non ho preso in considerazione quelli che hanno già fatto tanto parlare
di sé e che quindi presumo tutti conoscano.
Mi sono imbattuto in queste piacevoli “sorprese” seguendo i lavori di registi, attori o autori, cercando di approfondire la conoscenza di cinematografie poco conosciute, o guardandole per puro caso in cineteche o rassegne. I film che cito mi sono piaciuti e/o mi hanno colpito per vari motivi e appartengono a generi, epoche e stili molto diversi; pur non essendo certo tutti capolavori, meritano senza dubbio e comunque una visione per ampliare i propri orizzonti cinematografici.
Mi sono imbattuto in queste piacevoli “sorprese” seguendo i lavori di registi, attori o autori, cercando di approfondire la conoscenza di cinematografie poco conosciute, o guardandole per puro caso in cineteche o rassegne. I film che cito mi sono piaciuti e/o mi hanno colpito per vari motivi e appartengono a generi, epoche e stili molto diversi; pur non essendo certo tutti capolavori, meritano senza dubbio e comunque una visione per ampliare i propri orizzonti cinematografici.
Nel 2016 mi ero
avvicinato a Satyajit Ray (regista indiano stimato e apprezzato dai critici e da
tutti i migliori registi europei e americani) con la sua Trilogia di Apu e nel
2017 sono riuscito a guardare un’altra dozzina di suoi film, tutti di ottimo
livello e di generi abbastanza diversi. Fra essi i miei preferiti sono stati Jalsaghar (The Music Room, 1958), Devi (The Goddess, 1960) e Agantuk (The Stranger, 1991).
Restando in Asia, ho anche approfondito le mie conoscenze di cinema giapponese classico con una mezza dozzina di film di Yasujirô Ozu (particolari, ma mi sono piaciuti tutti) e tre di Masaki Kobayashi fra i quali l’eccezionale e imperdibile Seppuku (Harakiri, 1962), ma ho anche visto molto altro di HongKong, Korea e Taiwan.
Restando in Asia, ho anche approfondito le mie conoscenze di cinema giapponese classico con una mezza dozzina di film di Yasujirô Ozu (particolari, ma mi sono piaciuti tutti) e tre di Masaki Kobayashi fra i quali l’eccezionale e imperdibile Seppuku (Harakiri, 1962), ma ho anche visto molto altro di HongKong, Korea e Taiwan.
Fra i sudamericani
ho visto tanti film abbastanza buoni, ma niente di memorabile; vale però la pena
ricordare i lavori di Miguel Littin
per quello che ha rappresentato nella cinematografia cilena durante il periodo
di dittatura a causa della quale ha condotto una carriera nomade.
Risalendo l’America
Latina fra alcuni buoni film colombiani, p.e. Los colores de la montaña (2011), e
il guatemalteco Ixcanul (2015) arrivo alla cinquantina di film messicani con vari di Emilio Fernández “El Indio” (una garanzia, in particolare quando il direttore
della fotografia è Gabriel Figueroa, che “sintetizza tutta l’energia de l’Indio”) e altri della “Epoca de
Oro”. Oltre a questi ho trovato varie vere sorprese come l’ultimo film di Luis Buñuel che mi mancava, poco visto
e quasi disconosciuto dal regista Los
ambiciosos (1959, aka La fiebre sube a El Pao) che mi è piaciuto più di quanto mi potessi aspettare, anche grazie alla fotografia dell’appena citato Figueroa.
Fra i più recenti segnalo il drammatico Sin nombre (2009, esordio di Cary Fukunaga, regista di Beasts of No Nation, del 2015) e le ottime comedias negras in puro stile messicano come Dos crimenes (1994), Todo el poder (2000) e, soprattutto, Matando Cabos (2004). Quest'ultima rivaleggia con l’omologa spagnola El mundo es nuestro (2012) per essere la migliore del genere del 2017 e quindi consiglio la visione di entrambe.
Fra i più recenti segnalo il drammatico Sin nombre (2009, esordio di Cary Fukunaga, regista di Beasts of No Nation, del 2015) e le ottime comedias negras in puro stile messicano come Dos crimenes (1994), Todo el poder (2000) e, soprattutto, Matando Cabos (2004). Quest'ultima rivaleggia con l’omologa spagnola El mundo es nuestro (2012) per essere la migliore del genere del 2017 e quindi consiglio la visione di entrambe.
Sorprese dal vicino
oriente sono arrivate da due film israeliani Remember
(Atom Egoyan, 2015) e Women's
Balcony (Emil Ben-Shimon, 2016) e, assolutamente inaspettate,
dall’Egitto.
Per puro caso durante un volo intercontinentale ho avuto occasione di guardare Hepta: The Last Lecture (2016) che mi ha affascinato e mi ha spinto a cercare altri titoli e così sono giunto al più famoso regista egiziano Youssef Chahine, del quale ho poi visto Bab el hadid (aka Cairo Station, 1958), Djamila (1958) e Al-Massir (Il destino, 1997) nonché a Al-mummia (di Chadi Abdel Salam, 1969).
Per puro caso durante un volo intercontinentale ho avuto occasione di guardare Hepta: The Last Lecture (2016) che mi ha affascinato e mi ha spinto a cercare altri titoli e così sono giunto al più famoso regista egiziano Youssef Chahine, del quale ho poi visto Bab el hadid (aka Cairo Station, 1958), Djamila (1958) e Al-Massir (Il destino, 1997) nonché a Al-mummia (di Chadi Abdel Salam, 1969).
Concludendo con
l’Europa è strano che abbia visto i film che più mi sono piaciuti in Messico e
se i moderni (come The
Party e The
Square, il primo veramente eccezionale) teoricamente dovrebbero
circolare anche nelle sale italiane, certamente non è facile guardare La
belle noiseuse (1991) di Jacques
Rivette, forse il meno conosciuto dei fondatori della Nouvelle Vague, nella sua
versione integrale di 3h58’ e non in quella ridotta di sole 2h05’.
A questi aggiungo 1945 (di Ferenc Török, 2017) un bellissimo film ungherese in bianco e nero, degno della migliore tradizione magiara, che con una splendida fotografia e una sapiente regia racconta una storia piena di mistero e suspense in un piccolo villaggio, nell'arco ore diurne di un solo giorno.
A questi aggiungo 1945 (di Ferenc Török, 2017) un bellissimo film ungherese in bianco e nero, degno della migliore tradizione magiara, che con una splendida fotografia e una sapiente regia racconta una storia piena di mistero e suspense in un piccolo villaggio, nell'arco ore diurne di un solo giorno.
Nel 2017 ho avuto
anche occasione di guardare più documentari del solito, per la maggior parte
ben fatti e molto interessanti, e due di essi, entrambi di argomento
cinematografico, meritano una menzione particolare.
Genius: A
Tribute to Erich von Stroheim è assolutamente anomalo in quanto esiste solo su YouTube ed
è semi-amatoriale, realizzato da tale Robert
Hicks il quale ha montato (molto bene) in ordine cronologico spezzoni di altri
documentari (professionali) che si erano occupati del grande e bizzarro regista
e attore austriaco trapiantato a Hollywood; il risultato è più che soddisfacente e le quasi due ore passano senza riuscire a staccare gli occhi dallo
schermo. L’altro è l'eccellente e molto più professionale Lumière!
(di Thierry Frémaux, 2016) che in
circa 1 ora e mezza mostra un centinaio di film dei Lumière, dagli inizi fino al 1905, con un interessantissimo
commento tecnico.
Infine l’animazione
... ho già scritto molto su Coco
e sugli argomenti che tratta e ora che è arrivato in Italia certo non è più una
sorpresa ma quando lo vidi lo un paio di mesi fa lo fu, e molto piacevole. Passo
quindi a Loving
Vincent che so che in Italia è stato distribuito in un numero
limitato di sale, in pochi giorni infrasettimanali. Si tratta del primo film di
animazione i cui disegni sono stati realizzati ad olio da un centinaio di
pittori professionisti, nell’arco di una mezza dozzina di anni, con personaggi
tratti direttamente dai dipinti di Vincent
van Gogh ... assolutamente innovativo ed imperdibile.
Sono sempre più convinto che fra i film d'epoca, di paesi cinematograficamente sconosciuti o giudicati insignificanti, o indipendenti si possano trovare piccole perle, seppur con tutti i loro limiti dovuti a budget, tecnologia, situazione politica.
Sono sempre più convinto che fra i film d'epoca, di paesi cinematograficamente sconosciuti o giudicati insignificanti, o indipendenti si possano trovare piccole perle, seppur con tutti i loro limiti dovuti a budget, tecnologia, situazione politica.
Complimenti per il numero impressionante di film visti!!
RispondiEliminaPurtroppo io non arrivo nemmeno a 1/4 del numero e devo fare quindi grossa selezione (di quelli che citi ho visto solo Coco e ho mancato Loving Vincent per i soliti motivi di mala distribución...) anche per motivi di convivenza con un partner non cinefilo ma mi segno tutti i titoli citati e mi documento... sia mai che trovo qualcosa capace di far contenti tutti in casa! :)
Grazie per i complimenti ... in quanto al numero dei film deriva dal vantaggio di essere cinefilo "in età avanzata", viaggiatore e autoesodato.
EliminaA differenza dei tuoi gusti (vedo che ami molto sci-fi, horror e segui anche serie tv), io mi mantengo più sul classico e "scavo" molto nelle cinematografie meno conosciute, di paesi lontani, i cui prodotti giungono in Italia con il contagocce avendo il vantaggio di poter seguire quasi senza problemi film in inglese e spagnolo e in francese e portoghese con un po' di sforzo, ma i sottotitoli dei primi due idiomi si recuperano facilmente per qualunque film decente.
I film d'epoca sono un pozzo senza fondo e considera che fra fine '80 e inizio '10 mi sono perso molti film per questioni lavorative, il che mi porta ad avere tanto altro da guardare.
Saluti
PS - Fra i Nominati non visti, nelle prossime settimane sono già annunciati Three Billboards Outside Ebbing, Missouri, Darkest Hour, The post, Nelyubov (Loveless), Chiamami col tuo nome, Phantom Thread, The Florida Project, The Shape of the Water, All the Money in the World, I, Tonya e Roman J. Israel, Esq. e, più a breve, stasera Un sac de billes, domani Molly's Game, merc. The Greatest Showman