Come era stato previsto da tanti, con il voto di ieri la situazione
catalana non si è sbloccata, al contrario, è forse ancor più ingarbugliata di
prima. A chi non avesse seguito le vicende o avesse
perso qualche fatto importante, riassumo in modo quanto più stringato possibile
una serie di eventi fondamentali.
Puigdemont (President del Parlament
catalano) fra fine settembre e i primi giorni di ottobre indice un referendum
non costituzionale, ovviamente lo vince con “percentuali bulgare", subito
dopo minaccia di dichiarare l'indipendenza della Catalogna e quindi lo fa unilateralmente scatenando la reazione del
governo Rajoy che denunzia i “capi
ribelli” in blocco e dichiara incostituzionale l'atto.
In rapida successione i giudici accusano
ufficialmente i politici catalanidi sovversione ecc e ne stabiliscono
l'arresto, alcuni fuggono in Belgio al seguito dello stesso president Puigdemont, altri vanno in carcere in Spagna. Dei primi in esilio
volontario alcuni tornano ma 5 sono ancora a Bruxelles, di quelli subito in
carcere ai quali si erano poi aggiunti quelli rientrati dal Belgio, restano in
carcere solo 3, gli altri sono usciti su cauzione e solo dopo essersi impegnati
a rispettare la costituzione.
Dopo aver ritirato la richiesta di arresto
internazionale temendo che per cavilli giuridici potessero decadere alcune
delle accuse (molto gravi in Spagna) che prevedono fino a 30 anni di carcere, i
giudici spagnoli hanno confermato l’ordine di arresto in patria che impedisce a
Puigdemont e i suoi quatto affiliati
di mettere piede su suolo catalano (a tutti gli effetti ancora spagnolo) e quindi,
anche se avesse avuto una vittoria schiacciante, non avrebbe mai potuto entrare
nel Parlament
né tantomeno presiederlo.
Veniamo a ieri. Come previsto,le due parti restano spalla a spalla con numerose situazioni, in contrasto le une con le altre, che
complicano ulteriormente le cose.
- Gli unionisti (o costituzionalisti) hanno ottenuto la maggioranza dei voti (52,1%), ma gli indipendentisti hanno la maggioranza dei seggi in parlamento 70 a 65.
- A questo proposito, però, si deve sottolineare che 4 di quei seggi (2 dei quali sono indispensabili agli indipendentisti per raggiungere la maggioranza) sono degli "estremisti" del CUP che, si prevede, non perderanno l'occasione per "ricattare" i due veri partiti indipendentisti, rispettivamente con 34 (JuntsCat) e 32 (ERC-Catsi) seggi.
- Ma anche il CUP ha i suoi problemi in quanto, avendo perso seggi ed essendo scesi sotto il minimo di 6, andrà nel gruppo misto insieme con i "nemici" del PP (3 seggi) e per di più dovrà condividere con loro sovvenzioni e tempi a disposizione nei dibattiti.
- E non finisce qui ... il partito più votato è stato Ciudadanos (unionista) che è anche quello che quasi a sorpresa ha ottenuto più seggi (37), ma già stamattina, di fronte all'evidente impossibilità di trovare alleati per avere la maggioranza nel Parlament, ha rinunciato al suo diritto di provarci.
- Delle quattro province le due ricche e con maggior numero di votanti (Barcellona e Tarragona) sono a maggioranza unionista, anche se la seconda per pochissimo.
Conseguenze immediate:
- La borsa spagnola ne ha ovviamente subito risentito, registrando un netto calo.
- Non è ancora chiaro se Puigdemont (che continua a cantare vittoria anche se ai voti gli indipendentisti hanno inequivocabilmente perso) e co. potranno mettere piede nel Parlament.
- Se risultassero eletti anche pochi di quelli in prigione e/o all'estero e se non rinunciano a favore di altri del loro partito, non avendo la possibilità di essere presenti e quindi di votare, farebbero perdere la maggioranza agli indipendentisti ... una volta si diceva "vittoria di Pirro"
- Rajoy, il cui partito (PP) ha preso una batosta memorabile, scarta la possibilità di convocare elezioni generali ma si è detto disposto a trattare con il nuovo Govern, ma non ad incontrare Puigdemont che stamane gli aveva proposto una riunione "senza condizioni".
Sarà interessante seguire queste vicende
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