Cominciamo con il pranzo, in una specie di fast
food giapponese, ma niente a che vedere con quelli americani. Non penso sia
necessario ribadire che dal Mediterraneo all’Estremo Oriente, passando per i
paesi meridionali dell’Asia la cucina rapida, il cibo acquistato e consumato
per strada, in piedi o su un banchetto al lato della cucina aperta e spesso
mobile, è una tradizione millenaria e quelle sono le origini non solo dei fast food ma anche del finger food e dello street food ora tanto di moda.
Avendo voglia di udon sono andato a sperimentare un
locale atipico per Chinatown, essendo abbastanza spazioso e moderno, ma il nome Marukame Udon diceva chiaramente che
gli udon
sono la loro specialità e le file (una per il take away una per sedersi all’interno) lasciavano molto ben sperare.
Gli udon sono uno dei tanti tipi di
pasta orientale, in particolare giapponesi, ma pare assodato che lo stile sia
stato importato da Cina e Corea. Sono preparati con semplice farina di grano e
tradizionalmente sono a sezione quadrata (in quanto si tagliavano e non si
estrudevano), molto spessi e di consistenza “interessante” ... essendo freschi non
possono mai essere certo al dente come mangio io la pasta, ma non sono certo
morbidi e collosi come la pasta scotta. Sono più lunghi dei nostri vermicelli e,
una volta scolati vengono arrotolati a mano in una coppetta da un apposito
addetto che poi la rovescia su un piano, pronti per essere impattati
definitivamente con gli altri ingredienti richiesti o in una zuppa.
Oltre ai vari piatti a base di udon il locale offre un
ottimo tempura bar, con una vasta scelta di carne, pesce e verdure
fritti in pastella ... sempre ancora almeno tiepidi. Fra tante note fritture si
distingue una meno comune, il kaki-age (tradotto per il pubblico
non nipponico come onion bomb = bomba di cipolle). La maggior parte di questa
specie di “gomitolo” è effettivamente composto da cipolle ma, come si vede
nella foto, queste sono miste ad altre verdure. Infatti, il kaki-age nasce come piatto prettamente casalingo e sempre diverso in quanto si utilizzano varie verdure, spesso quelle
rimaste, tagliate in lunghe sottili strisce mischiate in pastella e infine fritte.
Una delizia! (almeno per me che sono un'appassionato di fritture)
Dopo pranzo direttamente all’Honolulu Museum of Art a guardare The Women's Balcony, un interessante film israeliano sui contrasti fra normali
osservanti e ultraortodossi (micro-recensione e trailer), nell'ambito de l Jewish Film Festival. Considerato il fatto che questo film è stato
campione di incassi in Israele, appare chiaro che il pubblico anche lì sia per la maggior
parte a favore dei "normali osservanti" e non da quella degli
oppressivi fondamentalisti.
Mi sono poi trasferito all’Ala Moana Park and Beach dove,
oltre alle solite coppie si sposi alle prese con le fotografie, c’era anche un matrimonio celebrato sul posto,
fra le palme vicino al mare, e il ricevimento era organizzato sul prato poco
distante, fra gli alberi.
Una storia simile raccontata da israeliani e
inclusa nel programma ufficiale del cinema ebreo è certamente più credibile di quelle fatte
all'estero al solo scopo di criticare gli uni o gli altri.
Come potete vedere, in questi casi l'officiante non si presenta con una quantità
di inutili accessori e tutta la cerimonia si volge in un clima molto più
tranquillo e rilassato. Oggi, data di pubblicazione, c'era un altro matrimonio, stesso officiante. In più c'erano 4 file di sedie unite da un lungo festone bianco e giallo, disposte in modo da creare un corridoio centrale per gli sposi. C'era anche la musica dal vivo, one man orchestra, un cantante che si accompagnava con un classico ukulele.
Infine, sono andato all'Ala Moana Center sul cui palcoscenico centrale si esibiva un gruppo di percussionisti giapponesi di taiko.
Con il termine taiko si indicano quasi tutti i tamburi tradizionali giapponesi, per lo più a forma di botte o semplicemente coni lati bombati, dalle dimensioni molto variabili. Si suonano con bacchette di diametro più o meno proporzionale alla grandezza del tamburo, quindi da quelle sottili per i più piccoli fino a vere e proprie mazze per quelli più grandi. Come si può notare nei video, i taiko vengono posti su appositi supporti che li mantengono in posizioni diverse in modo da avere la superficie orizzontale, diagonale o verticale.
La tradizione dell'uso di questi grandi tamburi, spesso usati anche in guerra, è antichissima e sembra che abbia avuto origine in Corea. Infatti, si hanno notizie certe di giapponesi che già nel VI secolo d.C. lì si recavano proprio per apprenderne l'arte.
La tradizione dell'uso di questi grandi tamburi, spesso usati anche in guerra, è antichissima e sembra che abbia avuto origine in Corea. Infatti, si hanno notizie certe di giapponesi che già nel VI secolo d.C. lì si recavano proprio per apprenderne l'arte.
Osservate la veemenza con la quale i suonatori di taiko battono sulle pelli, spesso accompagnando i colpi con grida e smorfie.
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