In questo post esprimo le mie convinzioni in merito, suffragandole con esempi e citazioni.
In linea di principio penso che sia necessario avvisare di
possibili pericoli, ma non stabilire divieti a meno che non ci sia il rischio
di danni a terzi.
Per fare un esempio pratico, trovo giusto che sia vietato
fumare nei locali pubblici, scuole, ospedali, mezzi di trasporto, ecc. perché si
danneggiano gli altri. Ed è altrettanto giusto lasciare la libertà di fumare
nelle aree consentite, dove non si danneggia nessun altro oltre i fumatori
stessi. Lo Stato provvede a informarli chiaramente in merito ai rischi (pur essendo quasi certezze) che
corrono. Su
tutti i pacchetti di sigarette sono stampati diversi tipi di avvisi, ben chiari, seppur concisi. Pertanto chi fuma lo fa deliberatamente, a
proprio rischio e pericolo e quindi si assume la responsabilità di eventuali
conseguenze per la propria salute.
Se si volessero proibire tutte le attività potenzialmente
pericolose non potremmo fare più niente.
Per rimanere nel nostro territorio, certamente dovrebbe
essere interdetta la circolazione sulle uniche due strade di accesso alla
Penisola Sorrentina. Infatti tutti sanno benissimo che nonostante le
innumerevoli “reti” il rischio caduta massi è sempre presente per la natura stessa
del calcare dei Monti Lattari. Anche se si imbrigliassero tutte le pareti più
in basso, in prossimità delle strade, un qualunque masso proveniente da quote
superiori non incontrerà alcuno ostacolo nella sua caduta libera. Ed è
impensabile (e per fortuna irrealizzabile) imbrigliare tutte le falesie, i pendii
e le rocce.
Inoltre, si dovrebbero vietare la pratica degli sport ritenuti “pericolosi”, come (per
esempio) parapendio e mountain bike, ma anche quelli molto
più diffusamente praticati come il calcio a 5 o lo sci che fanno ancor più danni (basta chiedere agli
ortopedici …).
Passando a un approccio più “filosofico” si giunge
inevitabilmente al libero arbitrio, questione dibattuta da tutti i maggiori pensatori
degli ultimi 500 anni, ma qui voglio solo riportare alcuni paragrafi del
Catechismo della Chiesa Cattolica (dal sito del Vaticano http://www.vatican.va):
LA LIBERTA' DELL'UOMO
1730 Dio ha creato l'uomo ragionevole
conferendogli la dignità di una persona dotata dell'iniziativa e della
padronanza dei suoi atti. « Dio volle, infatti, lasciare l'uomo "in balia
del suo proprio volere" (Sir 15,14)
perché così esso cerchi spontaneamente il suo Creatore e giunga liberamente,
con l'adesione a lui, alla piena e beata perfezione »:« L'uomo è dotato di ragione, e in questo è simile a Dio,
creato libero nel suo arbitrio e potere ».
I. Libertà e responsabilità
1731 La libertà è il potere, radicato
nella ragione e nella volontà, di agire o di non agire, di fare questo o
quello, di porre così da se stessi azioni deliberate. Grazie al libero arbitrio
ciascuno dispone di sé. …
1734 La
libertà rende l'uomo responsabile dei suoi atti, nella misura in cui
sono volontari. …
1736 Ogni
atto voluto direttamente è da imputarsi a chi lo compie
…
E passando ad una fonte
completamente diversa, vale a dire il Regolamento dell’art. 39 del Codice della
Strada, si vede che l’argomento del “pericolo caduta massi” viene affrontato e
risolto con un segnale di pericolo e non di divieto.
B)
SEGNALI DI PERICOLO - Art. 98/2 - Il segnale CADUTA MASSI deve essere usato per
presegnalare un tratto di strada ove esiste pericolo per la caduta di pietre e
di massi o l'eventuale presenza dei medesimi sulla carreggiata. …
Quindi in linea generale si
avverte dell'esistenza di un pericolo, ma non si impedisce il transito.
Per fortuna al momento siamo (quasi sempre) ancora liberi
di scegliere le nostre attività ricreative e chiaramente questo lungo preambolo
serve per introdurre il discorso della responsabilità nel campo
dell’escursionismo e della montagna.
Una delle peculiarità dei sentieri è
proprio quella di non essere livellati, privi di ostacoli e protetti. Chiunque
si avventuri su un sentiero, anche il meno “sveglio”, per non dire il più
demente, si rende conto di non essere su una strada con fondo liscio e duro e
con ringhiere ove ci fosse un dislivello superiore al mezzo metro.
Tante volte si parla di responsabilità delle P.A. verso
gli escursionisti, di “mettere in sicurezza” i sentieri e altri discorsi
simili. Ma a quanto mi risulta gli escursionisti non fanno causa a Comuni, Parchi
o Regioni per distorsioni o fratture subite a seguito di una caduta su un
sentiero, mentre è vero che spessissimo ricorrono ai giudici persone che (vero
o falso che sia) dichiarano di essere inciampati in una radice sporgente dal
marciapiede, o in una mattonella sollevata, o scivolati sulle scale non
adeguatamente rese antisdrucciolo Una dose di rischio (certamente da limitare
il più possibile) è nell'essenza stessa dell’escursionismo in quanto si procede
in ambiente naturale mentre i “cittadini” si aspettano (e pretendono) che tutto
sia perfetto. Sarebbe plausibile chiudere per questo tutte le strade dissestate per evitare di pagare i risarcimenti richiesti?
Tornando al dilemma “divieto o avviso?” ricordo che al
momento esiste il divieto assoluto di transito, pedoni inclusi, lungo via Campanella a seguito
della caduta di un masso.
E’ difficile promuovere il
turismo, ed in particolare l’escursionismo, vietando (a mio modesto parere inutilmente)
il transito pedonale lungo il sentiero di accesso al sito di Massa Lubrense più frequentato dai camminatori, nostrani e stranieri. Se da un lato si
permette agli escursionisti “ignari” di passare, dall'altro verso
l’Amministrazione stessa si preclude la possibilità di promuovere una qualunque
attività (escursionistica, archeologica, naturalistica, ecc.) in quell'area in
quanto non può “ignorare” le proprie disposizioni.
Un’ordinanza di chiusura,
oltretutto non adeguatamente pubblicizzata e segnalata, solleva dalle
responsabilità? Non sarebbe molto meglio un cartello di avviso, in più lingue,
che lasci la libertà di scegliere (libero arbitrio) visto che il transitare non
causerebbe danni a terzi ma solo, eventualmente, a chi decide di correre un rischio del quale è stato è stato chiaramente informato?
Per la Riserva Naturale
Orientata di Cava Grande del Cassibile (SR), area molto frequentata dove in
passato si è anche verificato un incidente mortale conseguente alla caduta di
un grosso masso, l’Azienda Foreste Regione Sicilia ha risolto così:
E’ quindi lecito dedurre che
(almeno per una certa corrente di pensiero) anche in Italia si può avvertire e
non vietare. Del resto lo si fa normalmente anche negli U.S.A. dove
notoriamente si fa causa a chiunque per qualsiasi motivo. Per esempio, all'ingresso dei Parchi o di singoli percorsi si trovano avvisi generici come i seguenti (La vostra sicurezza è vostra responsabilità e Questa escursione include passaggi su roccia. Gli escursionisti dovrebbero essere adeguatamente attrezzati ed esperti) il che fa presupporre che siano sufficienti per mettere gli amministratori al riparo da eventuali successive azioni legali.
Ho raccolto un po’ di segnali e cartelli di
vari paesi del mondo con i quali si avvisa di possibili pericoli, ma non si
vieta il transito o la fruizione dell’area. Si va dai “normali” massi cadenti, allo
sfinimento, al pericolo “lions” (in questo caso puma), ghiaccio sottile, rocce
scivolose, alta tensione, nuotare e cavalcare a proprio rischio, ecc.
Indipendentemente da come si faccia all'estero, per quanto mi (ci) riguarda è importante che si trovi al più presto una soluzione per via Campanella, eventualmente riattivando l'ordinanza precedente che non prevedeva un divieto assoluto, ma solo alcune limitazioni (transito solo diurno, in fila indiana, ...).
Chi deve decidere in merito ha tutta la mia considerazione avendo un compito difficile, stretto com'è fra mille norme, leggi e regolamenti, spesso in contraddizione fra loro, ma urge trovare una soluzione.
Chiudo con una significativa immagine, humor nero assolutamente attinente all'argomento affrontato:
Caduta massi? eravate avvisati