In Internet si
imparano sempre tante cose nuove ….
Guardando il video
pubblicato stamane sul Corriere della Sera online, rubrica Racconti di Cucina,
curata da Angela Frenda, ho appreso che:
- Nerano (frazione di Massa Lubrense, Penisola Sorrentina, provincia di Napoli) è stata annessa alla Costiera Amalfitana
- è possibile cuocere gli spaghetti di Gragnano in mezzo litro d’acqua, ma avendo cura di non immergerli subito per intero in modo da avere una parte scotta e una al dente
- il Provolone del Monaco “è un provolone di giù, della Costiera Amalfitana” (sic!)
“Le zone di allevamento delle bovine, di produzione e di stagionatura della D.O.P. «Provolone del Monaco», sono delimitate dagli interi territori dei seguenti comuni, ricadenti nella provincia di Napoli: Agerola, Casola di Napoli, Castellammare di Stabia, Gragnano, Lettere, Massa Lubrense, Meta, Piano di Sorrento, Pimonte, Sant'Agnello, Sorrento, Santa Maria La Carità, VicoEquense."
e sul sito
ufficiale della Regione Campania (agricoltura, prodotti tipici) si specifica
"La produzione del "Provolone del Monaco DOP" interessa la provincia di Napoli, in particolare la Penisola Sorrentina ed il territorio dei Monti Lattari."
Queste precisazioni
non sono assolutamente dettate da campanilismo, ma dalla mia passione per
precisione, per la difesa della territorialità, dei prodotti tipici e del
mangiare bene.
Perché mandare i
buongustai a cercare il “Quattro Passi” di Antonio Mellino o altri ristoranti
di Marina del Cantone in Costiera Amalfitana? Non è meglio indirizzarli verso
Nerano, Massa Lubrense, Penisola Sorrentina?
Perché parlare del
Provolone del Monaco (“provolone di giù”) senza citare le corrette zone di
origine vale a dire Penisola Sorrentina e Monti Lattari, provincia di Napoli?
Diverte anche che il titolo è Zucchine, fiori di zucca e pecorino, si dice che si dovrebbe usare il Provolone del Monaco e alla fine si utilizza il parmigiano (si parla forse di quel tipico prodotto calabrese?).
Ci sarebbe tanto altro da dire sulla su come la preparazione del piatto sia proposta nel video ...
Sono sicuro che
Antonio Mellino esegua la ricetta in ben altro modo e che se la signora Frenda
mi invitasse a degustare i suoi manicaretti, cortesemente declinerei l’invito
….
Comunque suggerisco
a chiunque non avesse mai assaggiato “pasta e zucchini” (l’Accademia della
Crusca propende per la “i” finale e anche Devoto-Oli da zucchina rimanda a
zucchino), o ancora meglio “pasta e cucuzzielli”, di farlo al più presto, ma
scegliendo bene lo chef!
Hai perfettamente ragione, la superficialità è un brutto male.
RispondiEliminaE molto comune....pollice verso !!!
Ciao, la tua dirimpettaia!
la cucina è una cosa seria.L'uso dei prodotti locali è cosa serissima, perchè l'economia delle comunità si basa sull'utilizzo e sullo scambio sul posto .I produttori seri devono chiedere che i loro prodotti vengano valorizzati nella ristorazione locale.
RispondiEliminaLa cucina è una cosa seria perchè ha anche a che fare con i ricordi e il passato delle persone, e i sapori fanno parte della nostra cultura.
E’ interessante notare, consultando le più importanti guide gastronomiche, che la più alta concentrazione di “stelle” e “forchette” si trova nei piccoli centri, e che questi chef pluridecorati hanno fatto della rivisitazione dei prodotti locali il loro punto di forza.
Ma al di la delle grandi individualità dei grandi chef molte ricette si sono consolidate nel rispetto della stagionalità, e l’anima degli abitanti e degli agricoltori la ritroviamo nel piatto, fonte di ispirazione dei pluristellati, ma oggi opportunità irripetibile per una ristorazione agrituristica e non , che deve avere il coraggio e la capacità di scegliere i piccoli numeri e la caratterizzazione di alta qualità.Anche nella semplicità, nelle taverne, nei piccoli bar che costellano il nostro territorio, la semplicità non è sciatteria e la qualità si puo avere anche senza le stelle.
Dove anche un semplice piatto, frutto di studio, attenzione, conoscenza tramandata, con i suoi ingredienti irripetibili nel tempo e nello spazio, rappresenta un distillato della storia, un’emozione multisensoriale, un elemento della nostra cultura materiale.
La pasta cu i cucuzzielli, in definitiva, non ce la può spiegare per televisione una troppo al di la del Rubicone.
comunque auguriamoci che gli spettatori del video vengano a provarla dove merita e se ne tornino carichi di meraviglia.
sfruttiamo l'effetto sorpresa!