A un turco di pregevole estetica , un australiano politico/razziale, un coreano drammatico ho affiancato due film unanimemente reputati pietre miliari del cinema, con tema per molti versi comune. I due vanno molto di pari passo, con folli dittatori avidi di conquiste, sottomissioni e progetti di genocidi e stermini come protagonisti. In entrambe i casi gli stessi attori (Charlie Chaplin e Peter Sellers) interpretano anche un ruolo ben diverso, impegnati a salvare il mondo da una catastrofe o, quanto meno, da tali pazzi guerrafondai. Ovviamente, per cogliere i vari riferimenti (per lo più grotteschi) alla realtà storica del momento è imprescindibile sottolineare l'anno di produzione: 1940 (inizio della II Guerra Mondiale) per quello con tanto di caricatura del Fuhrer, 1964 per Kubrick che invece fa satira sulla guerra fredda e minacce nucleari fra le due superpotenze palesemente indicate come USA e URSS. Con tutte le dovute differenze, personalmente preferisco di gran lunga il secondo, sia per la regia (Kubrick è regista, Chaplin doveva limitarsi a fare le sue solite macchiette che, a suo danno, porta anche nel film) sia per la qualità delle sceneggiature evidentemente non paragonabili per sagacia e dialoghi, sia perché Chaplin non può competere con Peter Sellers.
Time to Love (Sevmek Zamani, Tur, 1965)
Pellicola ottimamente restaurata, ed il fatto è significativo in quanto il film conta molto sull’estetica dell’ottima fotografia. La storia, veramente sui generis e ben proposta, narra di un imbianchino pittore di appartamenti che si innamora di una gigantografia del volto della proprietaria di un appartamento di villeggiatura su una della Isole dei Principi nel Bosforo, nei pressi di Istanbul. Solo dopo un anno, mentre lavora in un’altra villa, incontrerà la donna con la quale inizierà un insolito rapporto in quanto lui si dichiara innamorato esclusivamente dell’immagine, mentre lei è palesemente interessata all’uomo proprio per tale motivo. Interessanti i due co-protagonisti: il collega del pittore suonatore di ud (o oud che dir si voglia) e il gelosissimo pretendente della ragazza. Un po’ esagerato ed emblematico il finale che mette in risalto tutti i limiti di Süleyman Tekcan come attore, ma il resto del film merita certamente un’attenta visione per la qualità della fotografia.
Slam (Partho
Sen-Gupta, Aus/Fra, 2018)
Molto interessante per i temi affrontati:
immigrazione, accoglienza dei rifugiati, legami famigliari, pregiudizi
razziali, protesta tramite la poesia. La buona sceneggiatura e le buone interpretazioni
mantengono costantemente vivo l’interesse per questa storia che comincia con la
sparizione di una rifugiata siriana in Australia e influisce in modo drammatico
non solo sulle vite della madre e del fratello (e della sua famiglia) ma anche
sulla funzionaria di polizia che si interessa del caso e che ha i suoi bravi
problemi, in qualche modo legati alla missione australiana in Siria. Si rivela un miscela di drammi familiari,
indagini di polizia, razzismo. Merita la visione.
Dr. Strangelove (Stanley Kubrick, USA, 1964) tit. it. “Il dottor Stranamore” *
Kubrick è stato
un regista che si è divertito a cimentarsi in nei generi più vari anche se ha
forse avuto una predilezione per i film di guerra, mostrando sempre la sua
avversione alla stessa. Questo è una feroce parodia dell'ambiente politico-militare,
in particolare quello ai massimi gradi e dei loro rapporti internazionali. Più
che il sempre bravo Peter Sellers (che interpreta 3 personaggi diversi),
impressiona l'ottima prova di George C. Scott nei panni di un generale,
ovviamente al limite della follia. Nel cast tanti altri bravi caratteristi (p.
e. Sterling Hayden e Slim Pickens) che attuano alla perfezione le
direttive del regista. I dialoghi sono di una logica stringente ma, partendo da
presupposti fasulli o errati, giungono a conclusioni folli, esilaranti e allo
stesso tempo tragiche. Il film segue tre storie parallele e interconnesse che
si sviluppano contemporaneamente nell’arco di poche ore in una base militare
americana, su un bombardiere B-52 diretto in Russia con armi nucleari e al
Pentagono nella sala del Consiglio di guerra. Dr. Strangelove fu
il primo film a trattare ampiamente il tema delle armi nucleari e fu aspramente
criticato per il modo caricaturale in cui lo fece, con una esaltazione
dell'illogicità della guerra in generale e delle minacce, delle rappresaglie e
degli ordini irrevocabili in particolare. Se ci fosse qualcuno che ancora non
lo ha visto, che rimedi al più presto. Al 68° posto fra I migliori film di
tutti i tempi secondo IMDb, 4 Nomination Oscar (miglior film, regia, Peter
Sellers protagonista e sceneggiatura).
The Great Dictator (Charlie
Chaplin, USA, 1940) 61° 5N
Pur dovendo
ammettere che non ho mai apprezzato più di tanto Chaplin, né come comico
che come regista, penso che senza essere prevenuto sia più che onesto affermare
che questo film è sempre stato nettamente sopravvalutato, indipendentemente dal
paragone con Dr. Strangelove al quale qui l’ho abbinato. Non riesce
mai a prendere una direzione decisa, barcamenandosi fra macchiette, capriole e
parti serie; non convincono i due personaggi da lui interpretati nel film, il
grande dittatore e il suo oppositore barbiere smemorato, né la storia
romantica, né tutto il resto. Il discorso finale dichiaratamente pacifista è
troppo forzato, ma certamente ha fatto storia nel cinema essendo ripreso per
certi versi nei contenuti non solo dal film di Kubrick ma anche da un altro
famoso film (messicano) quale Su excelencia (1967, Miguel M.
Delgado, con Cantinflas come protagonista). Al 61° posto fra I migliori
film di tutti i tempi secondo IMDb, 5 Nomination Oscar (miglior film, Charles
Chaplin protagonista, Jack Oakie non protagonista, sceneggiatura e
commento sonoro).
Peppermint Candy (Lee
Chang-dong, Kor, 1999)
Veramente
deludente, nonostante la tanto decantata costruzione cronologicamente al
contrario, e con salti temporali irregolari. Il moderno cinema coreano, per
nostra fortuna, conta su molti altri ottimi registi. Non lo consiglio.
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