In campo Oscar c’è il film dato per unico vero contendente di Encanto nel gruppo animazione, nonché uno indicato come pluripremiato che potrebbe ottenere risultati simili a quelli di Parasite 2 anni fa. Li affiancano un classico Rohmer e due produzioni molto originali di paesi freddi: Norvegia e Islanda.
Drive My Car (Ryûsuke Hamaguchi, 2021, Jap)
Della ventina scarsa di film potenzialmente candidati agli Oscar fin qui guardati, questo è senza alcun dubbio il migliore, con un’ottima sceneggiatura ancorché molti la troverann0 un po’ criptica. Dramma psicologico che, essendo oltretutto lungo (3 ore) e colto (senza grande azione, che comunque non manca), molti troveranno noioso, ma i contenuti, intervallati da originali twist nelle relazioni personali fra i protagonisti, lo rendono particolarmente interessante. A chi volesse guardarlo consiglio di leggere prima un seppur breve riassunta della trama di Zio Vanja di Cechov. Oltre alla qualità generale, è da apprezzare la scena conclusiva che lascia agli spettatori la scelta per la sua interpretazione. Finora 3 Premi e Nomination Palma d’Oro a Cannes, 3 Nomination BAFTA (si assegneranno il 13 marzo) e altri 54 premi (per ora). Consigliato agli amanti del buon cinema.
Conte d'hiver (Éric Rohmer, 1992, Fra)
Classica
commedia drammatica, secondo dei 4 Racconti
delle quattro stagioni; di gran qualità come al solito. La protagonista è una
ragazza madre irrequieta e molto indecisa, che passa da un compagno all’altro continuando
a sognare di ritrovare il suo unico e grande amore, padre di sua figlia. Interessanti
e ben caratterizzati i protagonisti, dalla nonna alla nipotina. La narrazione,
pur priva di grandi eventi, è fluida e piacevole, come di consueto. Premio FIPRESCI a Berlino, miglior
film dell’anno per Cahiers du Cinéma. Consigliato.
Echo (Rúnar Rúnarsson, 2019, Isl)
Film molto
particolare, un collage di una cinquantina di scene riprese (con camera fissa) durante
le feste natalizia, fra la Vigilia e il Capodanno. Molte sono ironiche, alcune
caustiche, altre drammatiche o triste. Le situazioni sono molto varie, dal
funerale di un bambino ad un parto, da feste familiari a problemi di coppia, da
scuse per bullismo passato a volontà di disintossicazione. Buone le riprese che
riescono ad includere tutta l’attività dei protagonisti, cosi come i brevi dialoghi
ridotti a volte solo a un paio di battute. Con tutto l’apparente ordine e perfezione
dei paesi nordici, appare che i problemi sociali siano uguali in tutto il mondo
occidentale e non sembra che la vita lì sia tanto migliore di quella dei paesi
mediterranei (se non altro per il clima). Originale e in fondo divertente.
Flee (Jonas Poher Rasmussen, 2021, Den+)
Ha la particolarità (rara per i film d’animazione) di poter concorrere anche in altre categorie che non siano le solite musiche e canzoni; infatti, sembra avere buone chance di Nomination sia come miglior film straniero che documentario, ma potrebbe essere presa in considerazione la sceneggiatura. Produzione molto variegata Den/Swe/Nor/Fra/USA/ Spa/Ita/UK. La storia vera spunto alla sua base è la fuga dall’Afghanistan di una intera famiglia, dopo che il padre viene arrestato. Saranno rifugiati in vari paesi e tenteranno di passare frontiere clandestinamente pagando fior di quattrini. La storia è narrata dal più piccolo della famiglia 8ormai adulto) che si trova separato dal resto della famiglia. Animazione poco fluida, disegni essenziali ma buoni (scenografia migliore dai disegni dei protagonisti), bisognerà vedere che peso daranno i giurati ai drammatici contenuti.
Kraftidioten (Hans Petter
Moland, 2021, Nor) tit. it. In ordine di
sparizione
Dark comedy con tante morti violente; data l’ambientazione nei paesaggi innevati, molti lo hanno definito il Fargo (1996, f.lli Coen) norvegese, ma forse è più vicino ai film di Guy Ritchie. Per una serie di casualità viene ucciso un innocente e ciò dà la stura ad una serie di vendette e di freddi e spietati omicidi. Rimanendo all’inizio misteriosi, causano l’inizio di una sanguinosa guerra fra le due bande criminali che si dividono gli affari dell’area: i locali e una famiglia di serbi. Stellan Skarsgård veste i panni del protagonista (un operatore di spalaneve) mentre i due boss sono interpretati da Pål Sverre Hagen (il Conte) e dal solito ottimo Bruno Ganz (Papa, il capofamiglia serbo). Originale, nel suo genere non è niente male.
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