Numerosi attori furono indissolubilmente legati ai noir (2 per tutti: Humphrey Bogart e Edward G. Robinson) e ciò fece la loro fortuna. In questo gruppo, oltre a due presenze del duo Alan Ladd e Veronica Lake, ritroviamo 2 volte Robert Mitchum e ben 3 volte l’ineffabile caratterista William Bendix (foto al lato, con Alan Ladd, da The Blue Dahlia) al quale, seppur non vero protagonista, venivano affidati sempre ruoli importanti se non determinanti e spesso il suo nome appariva anche sui poster, in caratteri appena più piccoli delle star. Curiosità in merito agli interpreti: a proposito del succitato duo (ben 7 volte insieme) c’è da sottolineare che si formò a causa della loro statura, inusuale per la Hollywood di allora: circa 1,50 per Veronica Lake e 1,65 per Alan Ladd, mentre la media degli altri divi era vicina a 1,90! Quali esempi, allego un paio di foto nelle quali sono evidenziate tali differenze fra alcune star; convertendo piedi e pollici in cm, certamente Marylin Monroe (1,66, al centro) e Audrey Hepburn (1,70, terzultima) potevano più facilmente apparire al fianco di attori quali Gable e Lancaster (i più bassi nella foto, 1,85), Cary Grant (1,87), per non parlare di quelli di 6’3” (1,90) - fra i quali Gregory Peck e Gary Cooper - o di 6’4” (1,93) come John Wayne.
Tornando a Veronica Lake, nonostante la statura, divenne un’icona con la sua perenne aria di sufficienza e espressione da donna irresistibile, nonché per la sua usuale pettinatura (utilizzata per caratterizzare il disegno di Jessica Rabbit); tuttavia, malgrado il successo, forse si calò troppo nel personaggio tanto da guadagnarsi “la fama di persona difficile e fu etichettata come the bitch; Joel McCrea rifiutò di lavorare di nuovo con lei affermando che "la vita è troppo corta per girare due film con Veronica Lake; lo scrittore Raymond Chandler (creatore del personaggio del detective Marlowe), autore/sceneggiatore de La dalia azzurra, la definì sarcasticamente Moronica Lake (moron: ritardato mentale).” (da Wikipedia).
Crossfire (Edward Dmytryk, 1947, USA) tit. it. Odio implacabile (!)
Secondo me il
migliore del gruppo, pur discostandosi dall’ambientazione classica dei noir.
Infatti tende più al crime e vede un gruppo di soldati da poco rientrati dal
Pacifico coinvolti in un omicidio. Ottimo cast, curiosamente con tre Robert
nei panni dei protagonisti: R. Ryan è l’imperturbabile ispettore, R.
Ryan e R. Mitchum due dei militari coinvolti nelle indagini. Nel
gruppo nessuno crede alla colpevolezza dell’indiziato e cercano in ogni modo di
proteggerlo e nasconderlo. Crossfire ottenne 5 Nomination miglior
film, regia, sceneggiatura e Robert Ryan e Gloria Grahame non
protagonista.
They Live by Night (Nicholas
Ray, 1948, USA) tit. it. La donna del bandito
Buon esordio con
un noir quasi classico di Nicholas Ray, che nel 1955 si sarebbe poi definitivamente
affermato con Gioventù bruciata, del quale fu anche sceneggiatore
(Nomination Oscar). Personaggi ben delineati, trama abbastanza varia e con
molte svolte, tante scene con un po’ di suspense e qualche scena romantica. In
effetti delle attività criminali del trio si vede ben poco, l’adattamento del
romanzo Thieves Like Us curato dal regista stesso è focalizzato più sui caratteri
dei protagonisti che sugli avvenimenti. Fra i personaggi principali, tutti seppur
sommariamente ben delineati, trovo credibili i più cattivi e falsi, mentre i
due giovani innamorati appaiono troppo fuori dal mondo continuando ad agire in
modo insulso. Nel complesso godibile, ma molto di genere, con buona fotografia.
The Big Steal (Don Siegel, 1949, USA) tit. it. Il tesoro di Vera Cruz (!)
Singolare noir
che si sviluppa quasi come un road movie, per di più in Messico. Fin
dall’inizio si apprende che tale Fiske è inseguito (separatamente e per
motivi diversi, comunque legati ai soldi) dalla sua ex Joan e dal ten.
Halliday (Robert Mitchum), a sua volta inseguito dal cap. Blake
(William Bendix), tutti controllati con apparente indifferenza e superficialità
dall’ispettore generale Ortega. Come si può intuire, la storia corre al
limite della commedia sia per il poli-inseguimento, sia per l’inevitabile parte
romantica che coinvolge Joan e Halliday, sia per l’ironia nel proporre luoghi
comuni (peraltro abbastanza veritieri) in merito alle differenze culturali fra
americani e messicani. Nonostante il mix di generi, risulta essere una
gradevole visione.
The Blue Dahlia (George Marshall, 1946, USA) tit. it. La dalia azzurra
Interessante sceneggiatura
(Nomination Oscar) che unisce affari loschi, un pilota militare appena
rientrato dalla guerra e, soprattutto, mogli tradite e traditrici. Aggiungendo un
omicidio e un detective privato di un residence che non disdegna il ricatto
sistematico, nonché i commilitoni del militare e l’immancabile acuto ispettore si
ottiene un’intricata e buona trama per un noir. Veronica Lake è la
moglie tradita e vendicativa, Alan Ladd il pilota e William Bendix
il suo commilitone che ha sofferto uno shock da esplosione.
The Glass Key (Stuart
Heisler, 1942, USA) tit. it. La chiave di vetro
Buon noir la cui sceneggiatura avrebbe certamente meritato una miglior messa in scena, piena com’è di tradimenti, doppiogiochisti, colpi di scena e tempi scelti alla perfezione sia per gli incontri casuali che per quelli mancati per un soffio. Trovo che il personaggio del boss che aspira ad entrare in politica è un po’ troppo caricaturale e sopra le righe e, per tornare ai gossip di apertura, Alan Ladd non è adatto al ruolo di duro.
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