giovedì 21 ottobre 2021

Micro-recensioni 296-300: Losey misconosciuto, Renè Clair e altri 2 Audry

Due film semisconosciuti ma molto interessanti, uno più che discreto che ha segnato un punto di svolta nel cinema francese e due abbastanza scadenti.

 

King & Country
(Joseph Losey, 1964, UK) aka Per il Re e per la Patria

Altro film anti-bellico, che in un certo senso ricorda Paths of Glory (1957) di Stanley Kubrick, con Kirk Douglas. Un saggio ufficiale inglese (Dirk Bogarde) ha il compito di difendere davanti alla corte marziale un soldato che si era allontanato dal fronte, ma non propriamente disertato. Parte del film mostra le condizioni nelle quali sopravvivano i soldati, nel fango e sotto una pioggia battente che non dà tregua; l’altra parte sostanziale è dedicata invece al processo vero e proprio, che si svolge in simili condizioni. Il film ottenne 4 Nomination BAFTA, Premio Volpi per Tom Courtenay (il “disertore”) e Nomination Leone d’Oro per Losey a Venezia.

Paris qui dort (Renè Clair, 1925, Fra)

Esordio alla regia (e sceneggiatura) per Renè Clair in questo film quasi fantascientifico arricchito di molta ironia. La storia è molto semplice: uno scienziato un po’ fuori di testa (ma senza alcun fine malvagio) ferma qualsiasi attività con un raggio invisibile (The Invisible Ray è anche uno dei titoli inglesi) e tutte le attività vengono congelate e le persone cadono in una specie di catalessi. Gli unici immuni sono il guardiano della Torre Eiffel e un gruppo (mal) assortito di persone che alle fatidiche 3:25 (altro titolo utilizzato) si trovavano in volo da Marsiglia verso Parigi. Dopo essersi resi conto di essere praticamente gli unici sopravvissuti (con una sola donna e 5 uomini fra i quali un poliziotto che conduceva in prigione un ladro di livello internazionale) si danno per un po’ alla pazza gioia per poi cadere quasi in depressione e infine scoprire che non sono veramente soli. Originale, specialmente per l’epoca, e portato avanti con molto sarcasmo. La visione alla Cinemateca è stata impreziosita da buona musica dal vivo, solo pianoforte.

  
Olivia (Jacqueline Audry, 1951, Fra)

Uno dei più noti film della Audry, attirò l’attenzione della critica e della censura (per visioni opposte, ovviamente) per trattare (quasi) esplicitamente di passioni fra alcune insegnanti e allieve di un collegio femminile per ragazze di alta società. Pur essendo tratto dall’omonimo romanzo di Dorothy Bussy (pubblicato con successo nel 1949) la versione cinematografica fece scalpore e il film fu addirittura vietato ai minori in Francia e UK, pur non mostrando niente di esplicito. Viene considerato il primo film commerciale francese nel quale si fa comunque riferimento ad una relazione omosessuale femminile. A Edwige Feuillère, che interpreta la direttrice Mademoiselle Julie, fu attribuito il BAFTA come migliore attrice straniera. Ben realizzato e interpretato, interessante per rendersi conto della (falsa) morale di quei tempi.

Les petits matins (Jacqueline Audry, 1962, Fra)

A detta dei critici non sarebbe il meno convincente dei film della Aubry, ma io l’ho trovato veramente di scarso livello. Si riduce ad una serie di sketch fra la giovane autostoppista belga che, insofferente alle piogge del nord, decide di raggiungere con qualunque mezzo la Costa Azzura. Incontri scontati con giovani pappagalli, maturi uomini benestanti che ci provano (ma qualcuno invece no), pugili dilettanti, rappresentanti e anche un ricco folle con la mania dell’omicidio. Tranquillamente evitabile senza rimpianti … da segnalare solo l’ennesimo personaggio femminile della Aubry che cerca l’indipendenza andando oltre le convenzioni e la morale comune.

Os Inconfidentes (Joaquim Pedro de Andrade, 1972, Bra)

Presentato come uno degli ultimi buoni film del Cinema Novo Brasileiro, delude per essere troppo teatrale, sia nella recitazione che nella scenografia, e troppo teso a rimarcare il concetto che con le sole parole e buone intenzioni non si possono fare rivoluzioni. Il film (co-prodotto dalla RAI) è stato proposto dalla Cinemateca come segno di supporto alla Cinemateca Brasileira di São Paulo che si trova in una difficile situazione finanziaria e, come se non bastasse, il 29 luglio scorso ha visto buona parte dei suoi archivi distrutti da un incendio.

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