giovedì 7 ottobre 2021

Micro-recensioni 276-280: il cinema di Graham Greene (1934-1944)

Apro con il corto già menzionato nel post precedente per poi intraprendere la visione degli altri film tratti da testi di Graham Greene in ordine cronologico. Furono 6 quelli prodotti nel periodo 1934 – 1944, ma due di essi non sono riuscito a recuperarli.

A Shocking Accident (James Scott, 1982, UK)

Come ho già scritto, è uno dei brevi racconti (neanche una decina di pagine, inserito nella raccolta May We Borrow Your Husband?) che più mi colpì per toccare in così poche parole vita scolastica, una tragica vicenda familiare, relazioni umane del protagonista con la zia (sua tutrice), i colleghi di lavoro e le ragazze … tutto condito con grande ironia. L’incidente anticipato nel titolo è veramente incredibile e, nonostante le drammatiche conseguenze, non può non indurre al riso … come succede al direttore della scuola nell’informare il giovane Jerome. L’ho letto e riletto, l'ho tradotto per gli amici poco ferrati in inglese, l'ho raccontato decine di volte agli americani e inglesi che guidavo e che non lo conoscevano e forse, proprio per questo motivo, sono rimasto abbastanza deluso da questo corto (25’) e non solo per la pessima parte proposta in italiano, con un falso accento napoletano. Pur con un soggetto tanto conciso, la sceneggiatura avrebbe potuto approfondire i vari suddetti rapporti sociali e umani. Il protagonista adulto è interpretato da Rupert Everett, al suo esordio assoluto; il primo lungometraggio sarebbe poi stato Another Country (1984). Un’occasione persa; resta la genialità della trama e l’eccellente battuta conclusiva.   Pdf del testo originale in inglese. 

Orient Express (Paul Martin, 1934, UK) adattamento di Stamboul Train

Non l’ho trovato, pare che abbia avuto circolazione limitata e che in Italia non sia mai giunto.

 
The Green Cockatoo (William Cameron Menzies, 1937, UK) sceneggiatura originale; il titolo italiano è Al pappagallo verde (una volta tanto onesta traduzione)

Filmetto discontinuo, con alti e bassi, diretto da William Cameron Menzies, molto apprezzato come scenografo (2 Oscar e 2 Nomination), ma non tanto come regista. Anche il cast è di medio livello, comunque adatto ad un thriller leggero per il grande pubblico. Senza infamia e senza lode, appropriata la sua minima insufficienza (5,9) su IMDb.

21 Days (Together) (Basil Dean, 1940, UK) sceneggiatura originale; il titolo italiano è Fatalità (!?)

I protagonisti sono Lawrence Olivier e Vivien Leigh (Oscar per Via col vento e Un tram chiamato desiderio), agli inizi della loro sfolgorante carriera cinematografica, prima di aver raggiunto notorietà internazionale. Ciò giustifica in parte la ritardata distribuzione del film (in effetti girato nel 1937), appena dopo l’Oscar ottenuto da lei per Via col vento e la Nomination da lui per Cime tempestose. Come spesso accade, Greene affibbia ai suoi protagonisti grandi dubbi morali e religiosi (in questo caso, eutanasia e coscienza) ma nel dramma riesce ad inserire comunque personaggi molto realistici e quasi comici (come i gestori della pensione dove alloggia il protagonista) e a concludere con un secco colpo di scena degno delle migliori short stories, genere del quale fu riconosciuto maestro. A tratti un po’ melodrammatico, è senz’altro meritevole di una visione.

 

This Gun for Hire (Frank Tuttle, 1942, USA) adattamento di A Gun for Sale; il titolo italiano è Il Fuorilegge (!?)

Romanzo con più adattamenti cinematografici (2 hollywoodiani e 2 turchi), oltre a 2 serie TV una delle quali italiana, Una pistola in vendita (1970), con Corrado Pani e Ilaria Occhini. Visto il periodo, non sorprendono i riferimenti alle grandi potenze avversarie degli USA; infatti la formula segreta di un gas, potenzialmente utilizzabile come arma, è al centro dell’intrigo attorno alla quale ruota la trama intera. In questo caso la coppia di protagonisti (incontro casuale) è interpretata da star dell’epoca quali Alan Ladd e Veronica Lake, affiancati da due ottimi caratteristi come Robert Preston e Laird Cregar. Un po’ confuso il finale, ma tutte le coincidenze, le sorprese e i twist precedenti sono ben congegnati. Film inserito quasi da tutti i critici nella parte alta delle classifiche dei noir classici.

Went the Day Well? (Alberto Cavalcanti, 1942, UK)

Non lo trovo; il titolo italiano è È andata bene la giornata?

Ministry Of Fear (Fritz Lang, 1944, USA) il titolo italiano è Prigionieri del terrore (!?)

Del libro mi è sempre rimasta impressa la parte iniziale, con il protagonista che ad una fiera, per una serie incredibile di combinazioni apparentemente fortunate, si trova al centro di un intrigo internazionale, a confronto con un organizzato e potente gruppo terroristico che non si ferma davanti a niente. Le sorprese (piacevoli e spiacevoli) si susseguono rapidamente, accompagnate da coincidenze, persone sotto falso nome, tentati di omicidi e bombe (tedesche da cielo e dei complottisti a terra). A dire il vero l’adattamento apporta molte modifiche a quanto Greene racconta (molto meglio) nel romanzo, omettendo completamente la parte del ricovero del protagonista nel sanatorio e cambiando molto nei contorni degli eventi salienti, oltre alla loro sequenza e ai nomi dei personaggi principali (male minore). Come scritto nel precedente post, penso che sia impossibile concentrare in un film una buona storia ricca di avvenimenti come questa e quindi bisogna accontentarsi; comunque sappiate che la parte mancante è la meno interessante. Il libro, inoltre, è uno di quelli che menziona il golfo di Napoli “… a wild water-colour of the Bay of Naples at sunset …”, pura curiosità. Piacevole noir il film, ottimo romanzo il libro.

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