Gruppo abbastanza vario, che include un gran film di uno stimato critico cinematografico, occasionalmente dietro la macchina da presa: Peter Bogdanovich. Gli altri sono due film dai titoli assonanti (uno sconosciuto georgiano ed uno del cinese Yimou Zhang di genere molto diverso da quelli per i quali è famoso) e altri 2 di Masumura, autore di spicco della Nouvelle Vague giapponese.
The Last Picture Show (Peter Bogdanovich, USA, 1971)
Conosciuto in Italia come L’ultimo
spettacolo (una volta tanto titolo tradotto decentemente) merita senza
dubbio le buone recensioni di cui gode (IMDb 8,0 e RT 100%). A tutti gli
effetti si tratta di un film corale, ricco di personaggi ben delineati ed
avvenimenti significativi in un modo o nell’altro legati fra loro. Oltre
all’ottima fotografia in b/n, grandi meriti vanno riconosciuti al regista,
co-sceneggiatore insieme con l’autore del libro del quale il film è
adattamento, e al formidabile cast che comprende attori navigati come Ben
Johnson ed Ellen Burstin ed esordienti che poi hanno avuto successo
come Cybil Sheperd e Jeff Bridges. A dimostrazione di ciò, basti
notare che delle 8 Nomination, ben 4 erano nella categoria non protagonisti e 2
di queste si conclusero con l’Oscar (Ben Johnson e Cloris Leachman).
Certamente è un film da guardare, e con
attenzione, interessante anche per lo spaccato che propone della società
americana bigotta e amorale allo stesso tempo.
Keep Smiling - Gaigimet (Rusudan Chkonia, Geo, 2012)
Fra le repubbliche ex sovietiche, la Georgia è la più attiva in campo cinematografico e i pochi film che arrivano in occidente hanno spesso ii loro meriti. Questo è interamente incentrato su un concorso fra “madri”, quindi non teenager, ognuna con i suoi problemi economici, o di prole, o rapporti coniugali per non citare quelle provate dalla guerra. La prima metà è più o meno banale, ma la seconda è un rapido susseguirsi di avvenimenti al limite fra dramma e dark comedy. Quindi un film a due velocità che migliora verso fine offrendo non solo una visione delle miserie che ruotano attorno a tali concorsi (da un lato e dall’altro) ma dà anche un’idea, seppur superficiale, della società armena dopo aver ottenuto l’indipendenza.
Kisses - Kuchizuke (Yasuzô Masumura, Jap, 1957)
Film d’esordio di Masumura, fra
i giapponesi della Nouvelle Vague forse il più vicino allo stile degli
omologhi francesi. Come quasi tutti i suoi film, che abbracciano i generi più
disparati, si lascia guardare per il suo montaggio rapido e per la fluidità
delle sequenze … ottimo stile narrativo. Nella fattispecie si tratta dell’innamoramento
di due figli di carcerati che si incontrano proprio facendo visita ai
rispettivi padri. Chiaramente non è un vero e proprio colpo di fulmine e la
strada fino ai primi baci (del titolo) sarà lunga e non sempre priva di intoppi.
A Wife Confesses (Yasuzô Masumura, Jap, 1961)
Altro Masumura, stavolta un
dramma – crime – courtroom movie, ma anche questo pregevole per messa in
scena, montaggio, organizzazione dei numerosi flashback e interpretazione. Come
già ebbi modo di dire l’anno scorso quando scoprii questo singolare regista
estremamente prolifico (47 film in 14 anni), pur non raggiungendo vette eccelse
non delude mai. Di conseguenza, consiglio anche questa visione.
Keep Cool (Yimou Zhang, Cina, 1997)
Molti conoscono gli spettacolari film d’azione
di Zhang come Hero e La foresta dei pugnali volanti,
altri avranno apprezzato quelli drammatici come Ju Dou e Lanterne
rosse, ma pochi sanno che di tanto in tanto il regista cinese si
cimenta anche in commedie (di solito dark) onestamente di livello molto
inferiore. Keep Cool è una di esse e fa buona compagnia alle successive
Locanda della felicità (2001) e Sangue facile (2009,
niente a che vedere con l’ottimo omonimo dei fratelli Coen del 1984). Girato
quasi completamente con camera a spalla, narra dei complicati e quasi surreali
rapporti fra un giovane innamorato squattrinato e balbuziente, un rivale ricco,
arrogante e violento e un terzo personaggio che niente ha a che vedere con gli
altri ma si trova invischiato nei folli piani di rivincita dei due. Solo a
tratti divertente, con pochi colpi di scena e con le rare gag tirate troppo per
le lunghe, anche se ben pensate. Si può guardare ma suggerisco di attenersi
allo Zhang classico …