Gruppo monografico composto da 5
commedie di Leonid Gaidai è il più celebrato regista sovietico del
genere; il suo The Diamond Arm, campione di incassi e di vendite di dvd, fu visto in sala
da quasi 80 milioni di spettatori.
In questo caso, ritengo quindi necessaria
un’introduzione più lunga del solito, seguita da previ note in merito ai
singoli film.
La comicità dei film di Gaidai si
basa soprattutto sulla fisicità, sulle situazioni da gag dell’epoca dei muti e
molto meno su dialoghi e battute. I riferimenti ai film di Buster Keaton
sono numerosi, ma si devono riconoscere al regista qualità certamente non
improvvisate ma derivante dai suoi studi presso il Moscow Institute of
Cinematography. Infatti, pur in questo genere fra commedia dell’assurdo e slapstick,
Gaidai riesce a non sbagliare un tempo e ad inserire particolari come
animali e oggetti significativi e al momento e posto giusto. Inoltre, anche uno
spettatore non russo, ma attento, potrà notare la costante e sottile satira
politica che causò non pochi problemi al regista nel corso della realizzazione
dei suoi film, anche se in effetti solo il suo secondo fu ridotto quasi della
metà della durata, da oltre un’ora e mezza a 48 minuti. In seguito ebbe la mano
più leggera e probabilmente i censori furono anche più tolleranti visto il suo
enorme successo (i proventi andavano nelle casse dello Stato, al regista
toccava solo una minima percentuale).
Molti personaggi sono caricaturali
eppure sempre realistici, fornendo una buona descrizione di quelli che dovevano
essere i rapporti fra lavoratori, controllori e forze dell’ordine, tutti
(teoricamente) guidati dal Partito. Dicevo reali in quanto non mancano alcolizzati,
ladri, truffatori, dediti al mercato nero, adulteri, corruttori e facilmente
corrompibili, quindi ben diversi dai cittadini modello che comparivano in
alcuni film di propaganda. In quanto alla tecnica, si notano vari montaggi
paralleli allusivi ben congegnati, un frequente utilizzo di animali (soprattutto
gatti) e le tante gag accelerate. Per molti versi, la comicità dei film di Gaidai
ricorda spesso quelli dei Monty Python con bravi attori che con tutta la
serietà possibile affrontano situazione assurde.
E a tal proposito, si deve sottolineare
che i cast sono sempre di ottimo livello; tanti sono gli attori che compaiono
almeno i tre o quattro dei film di questo gruppo, e si alternano in ruoli da
protagonisti e secondari, questi presenti solo in poco scene, quasi come un
cameo. Ma anche nelle parti più ridotte offrono sempre buone prove, senza mai risultare
esagerati o sopra le righe. Ed eccoci brevemente ai film, tutti con rating fra
8,3 e 8,6 su IMDb. Tutti si trovano in rete in 720p e anche 1080p,
sottotitolati in inglese.
The Diamond Arm (Leonid
Gaidai, URSS, 1969)
In questa commedia si intrecciano i temi della commedia coniugale
con quelli del contrabbando internazionale di gioielli. Il legame è un
tranquillo e onesto che, oltre a dover aver a che fare con la moglie
sospettosa, è tartassato dalla “dirigente” (del Partito) del moderno condominio
in cui abita e dai banditi che ambiscono a recuperare dei preziosi gioielli.
Sostanzialmente ben congegnato e ottimamente interpretato, pieno di sorprese e
gag che si susseguono a buon ritmo durante un’ora e mezza.
Kidnapping, Caucasian
Style (Leonid Gaidai, URSS, 1967)
Stavolta lo studente Shurik si allontana, e di molto, dalla
moderna Mosca per andare in un paesino del Caucaso per studiarne le tradizioni originali.
Si dovrà confrontare con un sistema corrotto, con un dispotico sindaco e con
tradizioni sì, ma di stampo quasi medievale, come l’acquisto di una sposa in
cambio di bestiame. Singolari i personaggi e le situazioni, divertenti e
originali i modi di dire che cli abitanti insegnano allo studente bevendo fiumi
di vodka.
Ivan Vasilievich
Changes Profession (Leonid Gaidai, URSS, 1973)
Il soggetto è tratto da una commedia scritta per il
teatro da Bulgakov fra il 1934 e il ’36, ma mai messa in scena né
pubblicata, se non dopo la sua morte, come del resto la maggior parte dei suoi
lavori. Ancora una volta c’è Shurik fra i protagonisti ma lascia il posto di
protagonisti ad altri. In questo caso lo studente ha costruito una macchina del
tempo e il responsabile del condominio (che si lamenta sempre di lui per i suoi
esperimenti che provocano continui e che vanta una incredibile somiglianza con
Ivan il Terribile) viene “spedito” nel XVI secolo alla corte dello Zar, mentre
questi viene “trasportato” nel XX secolo.
Operation Y and
Shurik's Other Adventures
(Leonid Gaidai, URSS, 1965)
Guardando i film in ordine cronologico, questo è
fondamentale poiché (pur essendo diviso in effetti in 3 episodi) introduce il
personaggio di Shurik (Aleksandr Demyanenko), giovane studente sempre
armato da buone intenzioni. In questo appaiono anche la maggior parte degli
attori del suo gruppo. Alcune idee sono divertenti, molte sono invece sciocche;
procede di buon ritmo sullo stile delle comiche mute, specialmente il primo
episodio che potrebbe guardarsi anche senza voci, ma solo con pochissimi
cartelli.
The Twelve Chairs (Leonid
Gaidai, URSS, 1971)
Rispetto agli altri di questo gruppo, risulta quasi
noioso sia per avere una trama scontata sia perché la stessa è sostanzialmente priva
di sorprese risultando inutilmente estesa ed (2h40’). La trama è tratta dal noto
romanzo del 1928 di Ilf e Petrov e conta una decina di adattamenti
cinematografici, fra i quali il più famoso in occidente è senz’altro quello di Mel
Brooks (1970), pur non essendo dei suoi più divertenti.
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