Resto in Medio Oriente spostandomi di poco, dall'Iran
alla confinante Turchia. Questa nazione ha una lunga tradizione cinematografica, ma molto altalenante e solo raramente ha prodotto film che superano i confini
nazionali, come tutti i 5 appena visti. Infatti, solo a partire dal 1997 il cinema turco ha ottenuto vera visibilità nel mondo del cinema d'élite, con l'esplosione del fenomeno Nuri Bilge Ceylan (noto anche con l'acronimo NBC).
Dry Summer (Metin Erksan, Tur, 1963)
Dramma rurale per una classica disputa sull’utilizzo dell’acqua
di una sorgente, soggetto che ha fornito spunto per tanti western. In questo
caso si tratta di due fratelli (di caratteri molto diversi fra loro) che,
andando incontro alla siccità estiva, bloccano il flusso d’acqua verso valle. Ovviamente,
tutti gli altri contadini a valle protestano, si comincia con le minacce, poi
si passa a un po’ di violenza e si procede per vie legali, finché non ci scappa
il morto e il dramma precipita anche all’interno della famiglia dei proprietari
della sorgente. Molto ben realizzato, in stile realistico, con un’ottima
fotografia b/n. Nel 1964 vinse sia l’Orso d’Oro a Berlino che il premio della
Biennale di Venezia, non a caso si trova nella Criterion Collection ed è
sponsorizzato da Martin Scorsese.
Kasaba (Nuri Bilge Ceylan, Tur,
1997)
Uzak (Nuri Bilge Ceylan, Tur, 2002)
Once Upon a Time in
Anatolia (Nuri Bilge Ceylan,
Tur, 2011)
Winter Sleep (Nuri Bilge Ceylan, Tur, 2014)
Dopo Dry Summer, ho guardato 4 film di Nuri
Bilge Ceylan, stella indiscussa degli ultimi 20 anni. Con
soli 8 lungometraggi ha ottenuto ben 96 premi, fra i quali Premio Caligari per Kasaba
(1997) e Orso d'oro per Clouds of May (1999) a Berlino, poi è
diventato ospite quasi fisso a Cannes guadagnandosi il Grand Prix per Uzak
(2002) e Once Upon a Time in Anatolia (2011), premio FIPRESCI per
Climates (2006), miglior regia per Three
Monkeys (2008), Palma d'oro e FIPRESCI per Winter Sleep (2014),
tutti anche candidati alla Palma d’oro compreso il suo più recente The
Wild Pear Tree (2018). Di tutti i suoi film è sceneggiatore o
cosceneggiatore insieme con sua moglie Ebru Ceylan.
Man mano che procedevo nella visione di questi suoi 4
film, notavo sempre più somiglianze (ispirazioni) con stili e tecniche di Tarkovski, Ozu e Bergman e, a
conferma di ciò, ho trovato la lista dei suoi 10 film preferiti che contiene –
guarda caso – 2 film di ognuno dei suddetti registi e altri due ciascuno di Antonioni
e Bresson. Se deciderete di guardare i suoi film, ora sapete cosa vi aspetta.
Vengo ora ai 4 visti, che si vanno a sommare a Clouds
of May guardato ad aprile scorso.
Pur essendo sempre focalizzati sui personaggi, sui loro
problemi esistenziali e di relazione con familiari ed estranei, i film sono di
genere molto diverso; tutti hanno comunque altri tratti comuni come l’attenzione
alla natura, agli animali e alla fotografia (NBC è anche un fotografo).
In Kasaba (1997), suo primo lungometraggio,
l’unico in b/n, descrive la vita di una intera famiglia, che abbraccia 3 generazioni,
in un’area rurale dell’interno, fra i ricordi e la saggezza degli anziani, le indecisioni
di un giovane che dovrebbe iniziare una vita indipendente, la pacatezza di una
ragazza adolescente e l’irrequietezza di un ragazzino. Lo si potrebbe definire
un film bucolico.
Ben diverso è Uzak (2002), l’unico che si
svolge a Istanbul ma si basa sul confronto fra due cugini nati e cresciuti in
un paesino di campagna. Uno vive già da anni nella capitale ed ha un lavoro
stabile come fotografo e ospita l’altro venuto in città in cerca di lavoro. Li
unisce solo l’insoddisfazione, e i loro caratteri diversi non troveranno un
punto d’incontro.
Un crime al limite della dark comedy è
invece Once Upon a Time in Anatolia (2011) che come filo
conduttore ha un assassinio con un reo confesso … ma il cadavere non si trova.
Diventa quindi quasi un road movie con la piccola carovana di due auto e
una jeep militare che si muove (per lo più di notte) alla ricerca del luogo in
cui è stato sepolto il cadavere. L’assassino continua a indicare luoghi
sbagliati e le tensioni con e fra poliziotti, magistrato, medico legale, operai
(che dovrebbero dissotterrare la salma) e militari cresce ad ogni nuova sosta a
vuota. C’è tanta interazione e i dialoghi vanno dalle banalità fra colleghi a confessioni
di fatti personali e a considerazioni filosofiche.
Ancora diversi sono i tipi di rapporti fra i protagonisti
del lunghissimo (3h16’) Winter Sleep (2014, Palma d’Oro a Cannes),
ambientato nel caratteristico ambiente delle caratteristiche abitazioni
rupestri della Cappadocia. Molto interessanti e profondi alcuni discorsi fra il
proprietario dell’hotel ricavato in tali cavità, con un passato da attore
teatrale, ora scrittore, sua sorella e sua moglie, nonché con altri personaggi
secondari (ma solo per presenza in scena), eppure importanti. Molto ben
fotografati sia gli interni che i paesaggi innevati. Senz’altro un ottimo film
(attualmente 248° nella classifica IMDb dei migliori film di sempre), ma può
mettere a dura prova la resistenza di molti, certamente di quelli che non
apprezzano i vari Tarkovski, Bergman e gli altri succitati
registi.
Avendo apprezzato (chi più e chi meno) i 5 film di NBC
fin qui visti, ora mi metterò alla ricerca degli altri 3: Climates (2006),
Three Monkeys (2008) e The Wild Pear Tree (2018).
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