Parole di Emilio "El Indio" Fernández,
estrapolate da una lunga intervista di oltre 3/4 d'ora , condotta nel 1978 dal giornalista spagnolo Joaquín Soler Serrano (su YouTube: prima parte seconda parte).
Ai più il nome dirà molto poco, eppure si tratta di un personaggio unico, con una vita vissuta davvero intensamente, senza presunzione ma con
grandi ideali e motivazioni, nella quale ebbe modo di incontrare, avere amicizia
e collaborazioni con un numero incredibile di artisti e personalità di alto
livello, nei campi più svariati, di nazionalità diverse, come già potrete leggere in questo post in cui riassumo solo i suoi primi 24 anni. L'appellativo
Indio in effetti fu acquisito solo quando entrò nel mondo del
cinema dove i pochissimi indios
erano relegati a fare le comparse o impiegati come uomini di fatica, e deriva
ovviamente dai suoi distintivi tratti somatici ereditati dalla madre che era india al 100% di etnia Kikapú e dal padre un mestizo (sangue misto). Attraverso una lunga serie di domande
ripercorre in ordine cronologico varie tappe della vita del regista, a partire
dalla sua infanzia. Una delle prime domande fu: "come fu la tua
gioventù?" e la risposta è quella riportata nel titolo.
Ciò grazie al fatto che suo padre, dopo
essere stato minatore, era diventato un ufficiale della famosa Division del Norte, l'esercito di Pancho
Villa con il quale era a stretto contatto essendone diventato amico e
consigliere (nella foto sopra Villa e un gruppo di ufficiali
rivoluzionari). Quindi Emilio si spostava insieme all'esercito con i
suoi genitori e, in effetti, veniva mandato a scuola quando era possibile (la
scolarizzazione era uno dei principali obiettivi di Villa), ma i maestri
(rurali) erano sempre diversi. Il famoso rivoluzionario fu solo il primo dei
personaggi di fama mondiale (in vari campi) con il quali El Indio
entrò in contatto, ma ne incontrerà molti altri ancor prima di diventare una
stella del cinema. Emilio fece velocemente carriera nell'esercito e non
per raccomandazioni bensì per valore facendo, in alcuni casi, concorrenza al pur
rispettato padre. A sedici anni, già capitano, fu invitato ad entrare alla Scuola
Superiore Militare di Artiglieria e, dopo questa, fu poi fra i fondatori
della Scuola di Aeronautica Militare. Dopo l'assassinio di Pancho
Villa si schierò con il gen. de la Huerta
(già presidente del Messico per 5 mesi nel 1920) e, quando questo nel 1924 fu
sconfitto e costretto a fuggire in U.S.A., fu imprigionato e condannato a 20
anni di carcere. Qual è lo stereotipo di un'evasione da una prigione messicana
negli anni '20?? Far saltare una parete della cella … e lui così fece,
ovviamente con l'aiuto di amici che riuscirono a fargli arrivare poco alla
volta attrezzi ed esplosivo (nel maneggiare il quale era professionista). Fuggito anche lui dal Messico si mosse in U.S.A. da uno stato all'altro, guadagnandosi da vivere con mille lavori anche i più umili e duri come muratore, facchino, scaricatore, raccoglitore di cotone, pescatore, contadino, pastore di pecore in Montana, ma, come dichiara orgogliosamente, mai il cameriere, e non per disprezzare il mestiere, ma per non dover servire gli yankees!.
Dopo 4 anni, mentre si trovava a Chicago, gli capitò di salvare una donna che stava affogando … era l'amante di Baby Face (il famoso gangster rapinatore che fu "socio" del suo collega Dillinger) e così conobbe tutti boss di allora, incuso Al Capone. Nel corso di una festa, fu notato da Rodolfo Valentino, il quale gli promise di portarlo a Hollywood al suo ritorno dalla tournee a New York, ma lì morì più o meno misteriosamente. Tuttavia, Valentino sarebbe stato sepolto a Hollywwod e quindi la salma fu mandata (in treno) in California … via Chicago dove Emilio riuscì ad avere il permesso (penso che con le raccomandazioni sulle quali poteva contare non sarà stato difficile) di accompagnare il feretro (in un vagone c'era la camera ardente) fino ad Hollywood dove assistette anche alla sepoltura. In quell'occasione fu preso in simpatia dai tanti suoi connazionali che già lavoravano nell'industria cinematografica, in vari campi. Lì ritrovò de la Huerta il quale (avendo studiato musica) aveva aperto una scuola di canto e convinse El Indio a desistere dai suoi propositi di intraprendere una ennesima rivoluzione e ad utilizzare il cinema come arma sociale.
Verso la fine del 1928, il direttore artistico della Metro-Goldwyn-Mayer - Cedric Gibbons, uno dei fondatori della Motion Picture Academy – fu incaricato di creare il simbolo dell’Academy Award (il cosiddetto Oscar) a partire da un bozzetto su carta. Cercò quindi un modello e la sua futura sposa, l’attrice messicana Dolores del Rio (già diva del muto ad Hollywood) gli presentò il suo connazionale e amico Emilio. Per dare un'idea della sua "bella presenza" non ho trovato di meglio che la foto in alto, tratta dal suo primo film come protagonista Janitzio (1935, quindi 7 anni più tardi). Restio in principio, Fernández finalmente accettò di posare nudo per la creazione della statuetta per antonomasia, il cosiddetto Oscar, nomignolo che però sembra essere nato nel 1931, quando una segretaria dell’Academy disse che somigliava a “suo zio Oscar” …
Fin qui un essenziale sunto dei primi 24 anni della vita movimentata e appassionante di Emilio
"El Indio" Fernández. Avevo già parlato sommariamente di lui in questo post del 13 luglio 2014; mi riprometto di raccontare ancora di lui in qualche prossimo post, ovviamente con molti più riferimenti alla sua carriera cinematografica ma non mancheranno curiosi e divertenti aneddoti.
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