Cinquina dedicata in gran parte a Fritz Lang con tre suoi film muti degli anni '20 e due film recuperati in volo: Vice (Oscar 2019 per
il trucco) e Dying to Survive (aka Drug Dealer), un recentissimo cinese non male.
179 I Nibelunghi 1: Sigfrido (Fritz Lang,
Ger, 1924) tit. or. “Die Nibelungen: Siegfried” * con Paul Richter, Margarete
Schön, Theodor Loos * IMDb 8,1
180 I
Nibelunghi 2: La vendetta di Crimilde (Fritz Lang, Ger, 1924) tit. or. “Die
Nibelungen: Kriemhilds Rache” * con Margarete Schön, Gertrud Arnold, Theodor
Loos * IMDb 7,9
La sceneggiatura di questo kolossal epico diviso in due parti, si basa
soprattutto sulla versione teutonica della saga dei Nibelunghi, tramandata fin
dal XIII secolo in molti paesi del nord Europa in tante varianti. Ciò che
continua a non essermi chiaro nella storia è il senso dell'onore, della
giustizia e della vendetta. In tanti casi questi vengono proposti (in modo
determinante) secondo una logica apparentemente contrari alla morale comune e a
quello che sarebbe più umano aspettarsi.
Come chiaramente indicato dai titoli dei due film, questi si occupano
di eventi ben distinti, anche se il secondo è conseguenza di ciò che accade nel
primo. In Sigfrido hanno più spazio
i singoli e i rapporti fra loro sono oggetto di maggiore attenzione, mentre nella
Vendetta di Crimilde la storia
è un po’ ripetitiva e alle scene quasi
di massa degli scontri cruenti fra gli Unni di Attila e i Nibelunghi è dedicata
quasi tutta la seconda parte.
Veramente affascinanti nella loro semplicità le scenografie, sia quelle degli interni, sia quella della foresta nella quale si svolge la caccia; il drago, tuttavia, è molto alla buona.
Veramente affascinanti nella loro semplicità le scenografie, sia quelle degli interni, sia quella della foresta nella quale si svolge la caccia; il drago, tuttavia, è molto alla buona.
A chi conoscesse poco l'essenza della storia, ricordo che nel complesso
si tratta di un dramma continuo, fra assassinii, tradimenti e vendette, spesso
fra consanguinei. Stranamente, la seconda parte de I Nibelunghi è uno dei pochissimi film muti di Fritz Lang per i quali il regista non si occupò anche della sceneggiatura.
Direzione perfetta, interpretazioni più che buone per lo stile dell'epoca.
Direzione perfetta, interpretazioni più che buone per lo stile dell'epoca.
178 Destino (Fritz Lang, Ger, 1921) tit. or. “Der müde
Tod” * con Lil Dagover, Walter Janssen, Bernhard Goetzke * IMDb 7,7 RT 89%
Film quasi ad episodi, con un tema comune: amore (quasi impossibile) e
morte. A parte l'introduzione e il finale, che si svolgono in un paese qualunque come
recita il cartello, le tre storie sono ambientate in luoghi molto diversi fra loro:
in un paese musulmano, a Venezia durante il carnevale e in Cina. Ciò consente a Lang di essere molto vario
nell'organizzazione di ambienti, costumi e personaggi. Il taglio è decisamente drammatico, ma anche la pare romantica ha la
sua importanza. Viene giudicato il primo buon film del grande regista tedesco,
quello che lo fece conoscere internazionalmente. Ho in mente di cercare ora Vier um die Frau (Quattro intorno a una donna), dello stesso
anno. Negli anni successivi Lang avrebbe
poi diretto i suoi grandi film muti: Dr.
Mabuse (1922), i due Nibelunghi
(1924), Metropolis (1927), Spione
(1928) e Una donna sulla luna
(1929). Pur avendo diretto anche molti ottimi film oltreoceano, a mio parere
questi muti degli anni ’20 sono tutti fra i suoi migliori film.
176 Dying to Survive aka
Drug Dealer (Muye Wen, Cina, 2018) tit. or. “Wo bu shi yao shen” *
con Zheng Xu, Yiwei Zhou, Chuan-jun Wang * IMDb 8,1
A metà strada fra dramma e commedia, affronta da un punto di vista
"umano" il problema delle multinazionali che, grazie ad un quasi
monopolio garantito e protetto da potenti lobby, mantengono dei prezzi inaccessibili
per farmaci salvavita.
In questo caso il medicinale serve a combattere la leucemia, e
l'azienda produttrice svizzera lo commercializza in Cina a un prezzo tale da
mandare in rovina una famiglia e allo stesso tempo ostacola l'importazione
legale di un identico farmaco dall'India che costa il 95% in meno ... 2.000
contro 40.000! Un po’ per caso si forma una banda di contrabbandieri che
include un commercianti di afrodisiaci, un malato di LMA, un sacerdote, una
spogliarellista e un "giovinastro". Fra scene tragiche, quasi
strappalacrime, e qualche fase poliziesca c'è anche spazio per l’entrata in
gioco di un vero truffatore, problemi familiari e vari viaggi in India.
Penso che questa miscela era il preciso obiettivo di Muye Wen (anche co-sceneggiatore) e in
questo senso lo trovo ben bilanciato. Non insiste nei drammi dei malati, né
biasima i contrabbandieri, né esagera con la commedia; forse è un po' troppo
ottimista-buonista, ma certamente le case farmaceutiche sono messe alla gogna
(a torto o a ragione che sia).
Senz'altro un buon primo lungometraggio per il giovane regista cinese.
Senz'altro un buon primo lungometraggio per il giovane regista cinese.
177 Vice (Adam McKay, USA, 2018) tit. it. “Il vizio del potere” * con Christian
Bale, Amy Adams, Steve Carell, Sam Rockwell * IMDb 7,2
RT 66% * Oscar per il trucco e 7 Nomination (miglior film, Christian
Bale protagonista, Amy Adams e Sam Rockwell non protagonista, regia, sceneggiatura
e montaggio)
Era
in lista la molto tempo, ma non ero proprio ansioso di guardarlo. Me lo sono
sorbito in aereo, ben sapendo che non c'era molto da apprezzare in quanto alla
scenografia, quindi lo schermo piccolo non sarebbe stato letale. L'ho trovato
un interessante e ben realizzato riassunto (molto stringato per la verità)
della carriera politica di Dick Cheney. Tuttavia non mi è piaciuto il montaggio
con troppi inutili andirivieni temporali. Bravi gli interpreti a cominciare a Christian Bale (ma non è una novità)
anche se qualche personaggio mi è sembrato un po' sopra le righe. Un lavoro
forse lodevole ma sterile in quanto troppo ridotto, che quindi resta vago; non
si possono trattare i retroscena politici di una decina di elezioni
presidenziali e varie guerre in poco più di due ore, includendo anche i
problemi familiari e di salute di Cheney.
Certamente
senza infamia, ma senza particolari lodi, non riuscendo ad essere un vero film, e neanche
un documentario.
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