In meno di una settimana mi sono perfettamente ri-allineato ai miei ritmi di Puerto de la Cruz (Tenerife), ho ripreso a
frequentare la biblioteca Iriarte
(che concede in prestito gratuito dvd di tanti buoni film internazionali,
recenti e d’epoca), gli incontri culturali promossi dall’Instituto de
Estudios Hispánicos de Canarias, mi sono adattato alla media dei 20km giornalieri e sono riuscito già a sistemare una
parte determinante della mia cartografia del Parque Nacional del Teide
andando a verificare un nuovo sentiero, ho
ritrovato i “compagni di chiacchiere” che passano tanto tempo nel bar/cantina Tasca Casa
Tata, che frequento assiduamente per apprezzarne la cucina (vi mangio quasi ogni giorno) e dove spesso mi fermo, se trovo compagnia, per un caffè o un bicchiere di vino tanto per non essere l'unico a non bere. In genere attorno al bancone (barra), appollaiati sui classici alti scanni, ci sono sempre almeno un paio di persone che discutono, soprattutto e spesso animatamente, di politica e di calcio; interessante il primo
argomento (in particolare ora con la crisi catalana e le imminenti elezioni dei
21 dicembre), divertente il secondo in quanto se non mi interessa il calcio nostrano,
figurarsi quello spagnolo, ma ormai conosco i tipi e posso punzecchiare i più
"sensibili", avendo l’appoggio dei loro oppositori.
Ma il motivo più importante e soddisfacente per il quale bazzico in Casa Tata è il ripasso generale della
cucina tradizionale canaria, in
particolare di quella tinerfeña, che
mi porta a scegliere ogni giorno piatti diversi, alternando carne e pesce, e
all’occasione non disdegnando un escaldon,
rancho, sopa o semplice tapa che sia.
La sera del mio arrivo cominciai (ovviamente) con carne cabra, nei giorni successivi seguita da cherne encebollado, costillas
fritas (con tanto aglio e cilantro - foto in alto), chicharros
fritos, carne fiesta, bacalao canario, carne con papas (secondo la ricetta canaria), cherne a la plancha (foto in basso, notate le dimensioni del trancio, alto quasi 2cm, confrontandolo con la forchetta) e attendo con ansia il turno del coniglio (en salmorejo e frito), tollos e, quando sarà il loro momento, potas, doradas, cochinillo, ...
Discorso a parte meritano i contorni dei piatti forti che qui consistono
per lo più in patate (cotte in vari modi, dalle classiche papas arrugadas alle papas
negras con gli onnipresenti mojos
rojo e verde) e insalate miste che (almeno
da Tata) combinano in modo originale verdure, ortaggi e frutta locale e di
stagione (qualcuno le propone come ensalada
tropical). Per esempio quella di oggi includeva carota, cipolla, cetriolo,
peperone, pomodoro, lattuga e, per la frutta, papaya, kiwi e guayaba (nella parte in alto della foto qui su, possono sembrare pomodori ma sono piccole guava gialle locali) oltre ad
una papa negra con mojo verde, mentre
un paio di giorni fa c'era anche la barbabietola rossa e, al posto di guayaba
e kiwi, c’erano avocado e banana (ovviamente canaria, piccola e maturata naturalmente, non certo nei frigoriferi come quelle che arrivano in Italia).
Si vedono gli inglesi con i loro English breakfast, i tedeschi con wurstel e boccali di birra già alle 11 di mattina (nel collage qui su eccoli al mercato all’aperto del sabato) e gli italiani che riempiono le pizzerie o si attardano a leggere nei menù i vari tipi di pasta proposti, con gli onnipresenti espaguetti boloñesa in cima alla lista, per poi lamentarsi dicendo che pizza o pasta non erano un granché.
Devo però dire, in tutta onestà, che ci sono anche quelli che sanno apprezzare il cibo locale come potete vedere in questo paio di foto della marisqueria al primo piano del mercato, scattate subito dopo quelle di birra e wurstel, dove si mangiano crostacei e pesci in vari modi e, oltre alla birra, si può bere anche il vino.
Dopo il mercato e prima di pubblicare, ho aggiunto jamoncitos con papas alla lista dei piatti di carne.
Perché in tanti si rifiutano di provare qualcosa di nuovo???
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