... e spunti che attendono solo di essere approfonditi, qualunque siano i propri settori di interesse. Io che ne vedo tanti non sempre riesco a stare dietro a parole, luoghi, nomi, opere d'arte o letterarie che attraggono la mia attenzione e mi intrigano. Non da
ultimo, personalmente mi incuriosiscono modi di dire e proverbi (uno dei miei tanti campi di interesse) mai sentiti prima, sconosciuti, talvolta dal significato molto ambiguo o addirittura misterioso.
Fra questi, di recente mi sono imbattuto in uno secondo me affascinante, ascoltato in
Accattone (1961), prima regia di Pier Paolo Pasolini,
e si tratta di:
“nun tene cielo 'a guardà, né terra pe' cammenà” (Non ha cielo da guardare, né terra su cui camminare).Praticamente un “quadro della disperazione” che fa il paio con il più noto “nun tene manco ll’uocchie pe’ chiagnere” (non ha neanche gli occhi per piangere) o, in senso lato "essere ai piedi di Pilato".
A parte tutti gli altri
meriti riscontrati nel lavoro di esordio di Pasolini regista, mi ha
particolarmente entusiasmato la tipologia dei dialoghi, apparentemente
livellata verso il basso, ma in effetti tendente alla filosofia pura. Come ho
già scritto nella mia mini-recensione di Accattone qualche giorno fa,
trovo estremamente piacevole e “saggia” la conversazione “popolare”, un tipo di
comunicazione apparentemente sciocca e superficiale eppure arguta nella sua
semplicità, caratterizzata da quella filosofia spicciola frutto di osservazioni
ed esperienze accumulate nei secoli e quindi più che affidabili.
Purtroppo questo tipo di
eloquio sembra che al giorno d’oggi sopravviva solo nei piccoli centri, dove tutti
si conoscono, ognuno ha la battuta adatta per qualsiasi persona e/o evenienza,
la risposta ancor più pronta e, a seconda della familiarità e della confidenza,
è consentito prendersi qualche libertà senza risultare “troppo” offensivi. Quando
si vuol dire qualcosa lo si fa per lo più attraverso proverbi arguti e
calzanti, modi di dire, parafrasi, allegorie, similitudini e iperboli talvolta
create al momento e se non si ha niente da dire .. si agisce esattamente nello
stesso modo.
Qualche settimana fa mi sono
invece imbattuto in “You believe what you choose, I believe what
I know” (Tu credi ciò che vuoi, io credo a quello che so), frase
proferita dal protagonista del romanzo di John
Berendt “Midnight in the Garden of Good and Evil”, nel 1997 portato
sullo schermo da Clint Eastwood.
Questa affermazione è tanto vaga e applicabile a qualsiasi situazione, quanto
assolutamente vera per chiunque non viva eternamente nel dubbio.
Infine, mi sembra giusto
citare Al-massir (Youssef
Chahine, Egitto, 1997, tit. it. “Il destino” ), il cui personaggio principale è il filosofo arabo Averroè (1126-1198) nato a Granada, Spagna, ai tempi del califfato. Il film è quindi infarcito
di citazioni attribuite al filosofo (ma anche medico, teologo, geografo, matematico,
musicologo, astronomo e giurista), vecchie di secoli eppure assolutamente
attuali. Alcune sembrano chiare, tuttavia nella loro semplicità sono profonde e
non sempre è facile giungere alla loro essenza in quanto talvolta rasentano il paradosso.
Per esempio:- La Rivelazione include la Ragione e la Ragione include la Rivelazione
- Certi ragazzi confondono Religione e Ignoranza, certi adulti trasformano l’Ignoranza in Religione
- Le idee (il pensiero) hanno ali. Nessuno può impedire il loro volo
Continuo la mia ricerca di
modi di dire, massime, aforismi e proverbi sia nei film che nei libri, e non solo in italiano, ma anche e soprattutto in vernacolo e in
altre lingue.
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