Tanna (Martin Butler e Bentley
Dean, Aus, 2015)
con Kapan Cook, Mungau Dain, Charlie Kahla
Micro-recensione *107* della raccolta
Qualche
giorno fa avevo espresso i miei dubbi in merito all’originalità di questo film,
avendolo immediatamente associato a Tabu: A Story of
the South Seas (di F.W. Murnau, 1931, Oscar per la migliore fotografia) ma devo
dire che, a parte l’ambientazione nei mari del
sud e la fuga dei due amanti, i film hanno ben poco in comune.
Il film è stato candidato all'Oscar come miglior pellicola non in lingua inglese in quanto, pur essendo una produzione australiana, è interamente in lingua locale, Nauvhal.
Necessaria,
indispensabile premessa: i due registi sono in effetti documentaristi e
antropologi e prima di realizzare Tanna (loro primo lungometraggio)
avevano già lavorato insieme per molti anni. Questo loro background ha fatto sì
che durante i loro 8 mesi di permanenza sull'isola siano riusciti ad entrare in
perfetta sintonia con i locali e ad apprezzare i lati più spettacolari dei contrastanti
aspetti dell’ambiente naturale di Tanna,
isola più meridionale dell’archipelago Vanuatu,
a est dell’Australia, fra Nuova Caledonia e Fiji.
La
mano dei documentaristi si fa sentire in modo sostanziale, ma riesce a
"coprire" solo in parte le interpretazioni poco convincenti, seppur
molto spontanee e naturali, e i vari punti deboli della sceneggiatura. Nel film
ognuno interpreta sé stesso, rispettando anche i ruoli di ciascuno all’interno
delle due tribù che si fronteggiano (Yakel
e Imodin). Considerato che la trama
è basata su avvenimenti reali del 1987 e che di conseguenza molti dei novelli attori sicuramente hanno vissuto quei giorni di tensione di 30 anni fa, si tratta
quasi di una drammatizzazione dei loro ricordi.Nel complesso si esce dalla sala più soddisfatti dalle immagini della foresta, del villaggio con i suoi abitanti e delle esplosioni del vulcano che dalla storia vera e propria. Questa, un po' perché ampiamente pubblicizzata e un po' per essere più che prevedibile, riserva poche sorprese e non riesce a coinvolgere più di tanto.
Per
ulteriori commenti più professionali rimando a questo post di circolodelcinema.it che contiene tre interessanti (e ben scritte)
recensioni-analisi di Tanna, redatte all’indomani della
prima mondiale al Festival di Venezia 2015, dove ottenne il premio per la miglior fotografia e il premio della critica.
In
uno dei suddetti articoli si fa riferimento al film di Murnau
(quindi non sono il solo ad aver fatto l’accostamento) e, avendo constatato che
ben pochi lo conoscono, mi sono preoccupato di recuperarlo per proporvelo in
questa versione ottimamente restaurata e in più che buona risoluzione.
Tabu: A Story of the South Seas, l’ultimo film di Murnau (1931) in HD 720p su YouTube (film muto, b/n, cartelli in inglese).
E per concludere non posso fare a meno di consigliare la visione anche del mio preferito film di Murnau, vale a dire Nosferatu, eine Symphonie des Grauens (1922, trad. lett. "Nosferatu ,Una sinfonia di terrore", tit. it. “Nosferatu - il vampiro” da non confondere con Vampyr di Carl Th. Dreyer (1932). Purtroppo la pellicola originale non era in perfetto stato di conservazione e quindi il "bianco e nero" va dalle dominati azzurre a quelle ocra, al vero b/n, in compenso il video è in HD 720p, sottotitolato italiano, commento sonoro di Frank Perry.
Altri film di Murnau che suggerisco di guardare sono Phantom (1922), Der Letzte Mann (1924, L'ultima risata), Faust (1926), Sunrise (1927, primo film negli Stati Uniti).
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