domenica 30 ottobre 2016

Il turismo salva, uccide o sfrutta le tradizioni?

Questo post non è una “discettazione” (ammesso che le altre lo siano), ma un semplice input, il rilancio di una “sollecitazione” avanzata nel corso di un incontro presso l’Instituto de Estudios Hispánicos de Canarias. L’occasione era fornita dalla presentazione del breve documentario “Cabreros” (caprai o caprari che dir si voglia) incentrato soprattutto sul tradizionale baño de las cabras che si effettua il giorno di San Giovanni (24 giugno) al muelle di Puerto de la Cruz (Tenerife, Canarie).
   
Dopo la proiezione del filmato, che includeva non solo i momenti nei quali le capre venivano portate in mare, è iniziata un’interessante discussione in merito ai problemi che i pastori incontrano nello spostare le greggi da un pascolo all’altro dovendo attraversare aree abitate e talvolta strade o luoghi turistici.
Molti si oppongono e chiamano la polizia che in alcuni comuni è molto fiscale e crea mille ostacoli, in altri consente il passo degli animali che, ovviamente, lasciano “scie profumate”. 
Per avere un’idea di ciò che avviene, guardate questo breve filmato:
Ma l’argomento, anticipato nel titolo, non è neanche questo. 
Una guida escursionistica tedesca ha candidamente chiesto “Io guido i miei gruppi in programmi di due settimane, per tutta l’isola, e raramente vediamo capre. La domanda più frequente che i clienti mi pongono è: dove sono le capre dal cui latte si producono tutti i formaggi?”. Per esperienza diretta, devo dire che quasi tutti i formaggi (ottimi) prodotti a Tenerife sono caprini o quanto meno misti.
Dopo aver brevemente discusso dell’opportunità di favorire “l’incontro fra escursionisti, capre e pastori” uno degli astanti (isolano e attento alle tradizioni), riferendosi in particolare al baño, ha detto: “Non lo fate diventare uno spettacolo, se lo diventasse, morirebbe la tradizione!”.
   
Chiaramente, a questa richiesta/grido di allarme, estendibile a tanti casi di vario genere ed in ogni parte del mondo, non è possibile fornire una risposta univoca e definitiva, eppure reputo il quesito estremamente interessante. Ad ognuno di noi possono venire in mente una quantità pressoché infinita di feste popolari modernizzate in modo quasi osceno, cibi e piatti tradizionali travisati, processioni e riti spettacolarizzati e allo stesso tempo svuotati di ogni significato religioso, e si potrebbe continuare ancora per molto.
Certamente è vero che in molti casi ne è derivato un notevole ritorno economico derivante da nuovi flussi turistici anche se talvolta limitati a determinate date.
  • Si dovrebbe salvaguardare la tradizione senza alcun adattamento o farla conoscere attraverso repliche non proprio fedeli? 
  • Di ogni festa se ne potrebbe organizzare una originale per soli locali e/o fedeli e una moderna e “pagana” ... turistica?
Pensateci, ma, come già detto, sono sicuro che nessuno sarà in grado di fornire una risposta valida che vada bene per tutti, in ogni paese, per qualunque religione, per qualsiasi ambiente umano.
  
Commenti con considerazioni, idee e, perché no, critiche saranno più che mai apprezzati. 

PS -  Prima di pubblicare questo post ho per caso dato un’occhiata a La Repubblica e guardate quale titolo ha attirato la mia attenzione: Bergamo, centinaia di pecore invadono la città: lo spettacolo della transumanza
Mai coincidenza è stata più opportuna!

1 commento:

  1. Salve, chi scrive vive in Costiera Amalfitana, e rileva quanto segue: le sagre, le feste, la transumanza (unica) da Agerola a Erchie, sono "eventi" che i locali conoscono bene...tanti non si curano più del se si fanno o meno ancora. Si vede alle feste di paese, (dove ancora si fanno) che gli unici "contenti" sono quelli che si "imbattono" nella festa, cioè i forestieri di passaggio, e non quelli che lì sono nati e vivono...Tanti vedono ormai queste feste e questi eventi come "intoppo", come "perdite di tempo", altri invece (pochi) le aspettano e si fanno a quattro per supportarle...Le associazioni degli albergatori e tutti gli altri interessati al fenomeno turistico dovrebbero supportarle, inserendole nella programmazione annuale in concerto con i comuni stessi....tanti ci riescono e si vedono i risultati. Con il tempo scema l'interesse per ogni festa, e, questo accade sempre quando a "dirigere ed organizzare", restano da sole le solite quattro o cinque persone del paese che, ripetono praticamente le manifestazioni, senza arricchire con novità attrattive, e dove si pecca di originalità (immaginerei feste come una volta, solo con una pubblicità a mz web più estesa... promossa direttamente dai comuni, pro loco ecc ecc)e, quindi tanti avvenimenti passano inosservati, senza lasciare il segno della tradizione stessa. Speriamo che tanti giovani non perdano la "curiosità" di scoprire e vivere le tradizioni dei posti dove vivono...A noi un pò più grandi l'obbligo di vigilare affinché ciò non avvenga...saluto MatteoFREE

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