Un paio di giorni fa su quasi tutti i
giornali sono apparsi articoli in merito alle previsioni dell’uso degli idiomi
nei prossimi anni. Il dato che veniva evidenziato da tutti era il notevole calo
dell’utilizzo dell’inglese che, pur rimanendo lingua franca dominante, viene
avvicinato da cinese e spagnolo che entro il 2020 dovrebbero far registrare
incrementi notevoli. Si prevede che anche altri idiomi facciano grossi balzi in
avanti potendo contare su popolazioni numericamente significative, seppur non
sempre parimenti importanti a livello economico.
Con la sempre maggior diffusione di
internet, anche in paesi fino a pochi anni fa quasi del tutto fuori dalla rete
e lontani dall’esponenziale aumento della popolazione collegata, ci saranno
significativi balzi in avanti del cinese (+58%), russo (+73%), portoghese/brasiliano
(+50%), spagnolo (+27%), turco (+36%) e anche arabo (+39%).
Al contrario paesi economicamente
solidi, ma con popolazioni meno significative o lingua parlata in poche nazioni,
si troveranno con fette di mercato minori come per il tedesco (-25%),
giapponese (-10%), italiano (-14%), olandese (-31%). Il francese rimarrebbe
invariato, mentre l’inglese, come anticipato, passerebbe dall’attuale 42,4 a
33,1 con una perdita quindi del 22%.
Pur sembrandomi assolutamente esagerate
le previsioni dell’abbandono della lingua di Albione come standard
internazionale, in particolare in rete, queste previsioni statistiche nel loro
complesso dovrebbero almeno dimostrare chiaramente che conoscere un’altra
lingua oltre l’indispensabile inglese può portare notevoli vantaggi.
Nel corso dei prossimi anni le
persone intraprendenti, dinamiche e, soprattutto, lungimiranti faranno bene a mirare
ad essere un po’ più poliglotti per veder aumentare le loro possibilità di
carriera, studio e/o successo.
In base allo studio ripreso a mezzo
stampa, l’ipotesi che una conseguenza della globalizzazione potesse portare il
mondo intero a parlare una lingua unica sembra allontanarsi. Dopo che l’ipotesi
esperanto, vecchia di oltre un secolo, sembra definitivamente tramontata (pare
che al giorno d’oggi solo 1,6milioni di persone siano in grado di parlarlo) ora
sembra che anche l’inglese (principale candidato in tempi più recenti) stia perdendo
punti.
Se i dati si rivelassero veritieri
(non c’è da attendere molto ... solo 4 anni) molti fra quelli la cui lingua madre
non compare ai primi posti della “classifica” dovranno correre ai ripari. Ciò
vale in quasi tutti i campi, non solo nel commercio, ma anche nel turismo,
nella ricerca, nella politica, nelle arti.
A fronte di questo relativamente lungo
preambolo, si deve purtroppo registrare la ritrosia di molti giovani ad
applicarsi nello studio di lingue straniere. Anche se qualcuno si vanta di “parlare
solo italiano” dovrebbe essere evidente a tutti che in un paese come il nostro,
che vive anche (e tanto) di turismo, la conoscenza di più idiomi è un plus non
indifferente.
Qualunque siano le mansioni, il poter comprendere almenosemplici
frasi e fornire altrettanto semplici informazioni in inglese, francese, tedesco,
spagnolo, ecc. apre tante porte e, una volta entrati nell’ambiente, starà alle capacità
di ognuno il fare una brillante carriera.
Nel corso dei quasi 25 anni di
attività di guida escursionistica ho incontrato tante persone che, senza aver
fatto nessuno studio particolare, molti solo con licenza media, erano in grado
di svolgere il proprio lavoro avendo a che fare con turisti di tutto il mondo,
anche con quelli che non conoscevano una parola di inglese. Ci vuole solo la
buona volontà ... non ci prendiamo in giro.
Il consiglio che mi sento di dare ai
giovani, qualunque siano i loro obiettivi, capacità, preparazione e settori di lavoro
è quello di imparare quante più lingue possibile, quantomeno faciliteranno i
loro viaggi all’estero ... a chi non piace viaggiare?
Nota conclusiva
Ancor più autolesionista del rifiuto di apprende altri idiomi, mi sembra l’idiosincrasia che tantissimi manifestano nei confronti delle scienze esatte ed in particolare della matematica.
Trovo incredibile che ci sia tanta gente, in particolare giovani, che anche per semplicissime addizioni o sottrazioni debba ricorrere a calcolatrici e nel caso battano un tasto sbagliato e esca un “numero al lotto” non battano ciglio ... e spesso il risultato errato è a loro danno.
I numeri, che vi piaccia o meno, sono alla base di tutto!
Ancor più autolesionista del rifiuto di apprende altri idiomi, mi sembra l’idiosincrasia che tantissimi manifestano nei confronti delle scienze esatte ed in particolare della matematica.
Trovo incredibile che ci sia tanta gente, in particolare giovani, che anche per semplicissime addizioni o sottrazioni debba ricorrere a calcolatrici e nel caso battano un tasto sbagliato e esca un “numero al lotto” non battano ciglio ... e spesso il risultato errato è a loro danno.
I numeri, che vi piaccia o meno, sono alla base di tutto!
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