fra la
Croce di Capodacqua e la sella di Arola
passando per Monte Comune, ovviamente ...
passando per Monte Comune, ovviamente ...
Procedendo verso l'estremità della Penisola, della
quale tratterò nel prossimo post, c'è un altro percorso quasi completamente in crinale,
che può essere percorso in entrambe i versi con medesima (grande)
soddisfazione.
Il tratto del quale vado a scrivere, che si è
meritato uno posto fra i magnifici 7,
è quello fra la Croce di Capodacqua e la sella di Arola, a monte
della Selva dei Morti. In mezzo, come molti di voi ben sanno, c'è Monte
Comune che, con i suoi 881,7 metri s.l.m., è la maggiore altura a ovest del Faito. Quello
che forse pochi sanno è che i suoi pendii meridionali sono i più ripidi dei Lattari
infatti dal ciglio del pianoro a pascolo (870m) in pianta il mare si trova a un
solo chilometro.
Come dicevo, non ci sono alture neanche lontanamente
simili a ponente e quindi la vista in quella direzione può spaziare liberamente
sulla serie di vette gradualmente minori: Vico Alvano (641m), Tore (526m) e San Costanzo (più esattamente Santa Croce, 495m) per poi risalire ai 587m del Solaro, ma questo si trova sull'isola
di Capri.
La suddetta estrema pendenza a sud fa sì che a
ponente di Capodacqua non ci siano traverse percorribili in sicurezza da
quel versante (e addirittura non ci siano nemmeno sentieri in costa, se non
qualche traccia poco sicura) e, visto che l'antica mulattiera fra il cancello di Arola e Tordigliano
è da anni impraticabile, per tornare sulla statale amalfitana si deve arrivare
fino a Colli San Pietro, dopo aver valicato monte Vico Alvano.
A nord, al contrario c'è modo di collegarsi con via
Bosco (che unisce le frazioni alte di Vico Equense) ad Anaro
(Moiano), Ticciano, Preazzano, Arola. Pertanto chi non ha
intenzione di percorrerlo in ambo le direzioni (soluzione da non scartare,
assolutamente non peregrina) potrà chiudere sul circuito utilizzando i mezzi
pubblici della linea Sorrento - Amalfi (SITA) o quelli della circolare di Vico Equense
(EAV).
Per uniformità con la successione dei percorsi precedentemente
descritti, procederò verso i Colli. L'inizio è una breve salita che
escluderei dal tratto, ma purtroppo è necessaria. Sembra facile e poco ripida,
ma la battuta è in pendenza e per assurdo, preferisco la salita della Conocchia,
ben più ripida. Per fortuna è breve e subito si passa su un sentiero estremamente
piacevole egualmente pendente, forse di più, che ben presto si avvicina al
margine della falesia e si affaccia sulla costa da Positano a Capo
Sottile (Praiano). Di tanto in tanto voltatevi per apprezzare l’ampio
valico di Santa Maria del Castello, dominato dalla Conocchia e Sant’Angelo
a Tre Pizzi.
A metà ascesa non dimenticate di effettuare una
brevissima deviazione panoramica sul piccolo promontorio che non potete non
vedere. In prossimità della fine della salita si attraversa un boschetto di
querce e, subito dopo aver superato una prima recinzione, si inizia a camminare
in una distesa pressoché pianeggiante, inusitata per la penisola, fra erba e
fiori. Si procede all’esterno di una seconda recinzione prima per un paio di
centinaia di metri verso sud e poi altri 200m verso ovest prima di scavalcare
un’ennesima recinzione.Prima di iniziare la discesa una sosta è d’obbligo per ammirare il panorama, in particolare verso Capri, anche se sarebbe inutile suggerirlo in quanto non se ne può fare a meno. Fino al cancello di Arola il panorama sarà quasi uguale ma questo è il migliore per essere il più alto.
Se nel corso della prima parte della discesa
perdeste i segnavia, non vi preoccupate più di tanto ... dirigetevi verso
l'unico rudere che vedete. Segue un breve tratto quasi in piano, non sempre evidente
a causa della vegetazione invasiva, se avete dubbi mantenetevi vicini al
margine dei campi, spesso coltivati. Iniziata la discesa su un sentiero ben evidente
ricordatevi di lasciarlo dopo pochi metri spostandovi ancora una volta verso
sinistra (cercate i segnavia bianco-rossi).
Lungo tutto il percorso la macchia è estremamente
varia, in qualunque stagione ci sono fiori e in primavera si possono osservare
anche orchidee numerose sia per varietà che quantità.
In questo tratto dell’Alta Via dei Monti Lattari (CAI300) solo una minima parte del cammino è
costituito da sentieri pubblici e storici. Aggiungendo la carenza di rocce,
alberi e muri sui quali marcare i segnavia si capisce perché talvolta è
difficile individuare la tracce. Non da ultimo, a causa della poca evidenza di
un percorso certo e della possibilità di andare quasi dovunque, nel corso degli
anni gli escursionisti sono passati qua e là lasciando un’infinità di tracce. La
vegetazione spesso ha coperto i vecchi segni bianco/rossi e chi li andava a
ripassare, non trovandoli, li posizionava differentemente e quindi, come già
detto, se ne trovano parecchi discordanti.
Per facilitare l’orientamento dei non conoscitori
dell’area descrivo il percorso per punti salienti, rendendo quasi non necessari
i segnavia (ma di tanto in tanto è comunque meglio prestarvi attenzione):
- dalla croce di Capodacqua sentiero e, appena termina la staccionata a destra, iniziare a salire (segnavia evidenti)
- lungo la salita mantenevi a sinistra, al margine dei pendii più ripidi
- dopo aver scavalcato la prima recinzione (con comoda scala in legno) mantenetevi all’esterno della successiva fino all’inizio della discesa (a metà strada angolo retto verso destra)
- usciti dalla recinzione dirigetevi verso il rudere (unico a vista) al margine di un boschetto
- dal rudere, proseguire quasi in piano fra gli alberi, poi mantenersi a sinistra
- all’inizio della nuova discesa, attenti a non farvi ingannare dal sentiero che gira verso la valletta a destra; lasciatelo subito e proseguite mantenendovi sul crinale, fino a trovare qualche segno in prossimità dell’inizio di un pendio più ripido
- arrivati nella prossima sezione pianeggiante, su una cresta rocciosa, poggiare a sx passando fra le due piccole alture di pari quota (647m)
- di lì in poi è impossibile sbagliare essendo il sentiero ben evidente ed in buona parte limitato da staccionata in legno.
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