Come scrivevo in un precedente post non erano Saraceni e tantomeno pirati, ma combattevano sotto la bandiera dell'Impero Ottomano ed erano agli ordini del Gran Sultano di Costantinopoli. Dei quattro ammiragli dei quali fornisco concise notizie, solo uno era turco e fra gli altri tre c'è anche un italiano, il meno conosciuto ma assolutamente non meno importante degli altri.
Molte volte si leggono dure critiche in merito ala comune pratica di fare prigionieri. Tuttavia non capisco quale fosse la differenza con lo schiavismo "tollerato" fino ad un paio di secoli fa da tanti stati europei e certamente i metodi dei "negrieri" erano ben peggiori di quelli degli ottomani. Questi infatti, avendo bisogno di soldati di ogni rango, arruolavano molti dei prigionieri e consentivano loro di fare una carriera più che brillante come nei casi che qui riporto.
Khayr al-Din (alias Kaireddin, Hızır
bin Yakup, Ariadeno Barbarossa, Haradin e Cair Heddin) *
Mitilene (Grecia), 1466 circa – Istanbul, 1546
Forse
il più famoso degli Ammiragli in capo, terza carica nella gerarchia dell’Impero
Ottomano, dopo il Sultano e il Gran Vizir. Dopo aver battuto il Mediterraneo in
lungo e in largo con il fratello, nel 1533 viene chiamato a Costantinopoli dal sultano
Solimano I che lo nomina Kaptan-ı Derya (Ammiraglio della flotta) dell’armata
ottomana e Baylar Bey (Governatore) del Nord Africa, concedendogli anche il
governo di Rodi, Eubea, Chio e Mar Egeo. Negli anni successivi, sotto l’egida
della bandiera ottomana, Barbarossa attaccò praticamente tutti i principali
porti del Mediterraneo e varie volte si scontrò con flotte “cristiane”. Nella
famosa nella battaglia di Prevesa (1538) affrontò la flotta della Lega
Santa (Papato, Spagna, Repubbliche di Genova e di Venezia, Cavalieri di Malta)
guidata da Andrea Doria. Questa, nonostante la superiorità numerica, venne pesantemente
battuta da Khayr al-Din. Morì
a ottant’anni e fu sepolto a Beşiktaş (Istanbul) in un mausoleo costruito dal
famoso architetto Sinan; nel 1944 fu eretto un monumento in suo onore.
Dorghut Alì (alias Dragut, Turghut Reis, Turghud
Alì, Darghout Rais, Turhud Rais, Dargut) * Karatoprak (Bodrum, Turchia) 1485
– Gozo (Malta), 1565
La
sua cittadina natale, sulla costa turca del mar Egeo, oggi si chiama Turgutreis
in suo onore. Fu uno dei protetti di Khayr al-Din Barbarossa e fu suo successore.
Nel 1551 attaccò e conquistò Tripoli (Libia), importante roccaforte difesa dall’Ordine
di Malta. Come ricompensa il sultano Solimano il Magnífico gli concesse Tripoli
e il territorio circostante, e lo nominò Sanjak Bey, comandante in capo dell’armata
ottomana. Sotto il suo comando il potere dell’Impero Ottomano si estese su
tutto il nord-Africa. Fu sepolto a Tripoli (Libia) vicino alla moschea tuttora
designata con il suo nome.
Piyale Paşa (alias Pialì Pascià,
Piyale Pasha, Piale Pasha, Pialí Bajá) * costa dalmata, 1515 - Istanbul, 1578
Di origini croate, fu fatto prigioniero nel 1526 e divenne soldato ottomano agli ordini di Turgut Reis, poi studiò presso l’Accademia Imperiale di Enderun a Costantinopoli dalla quale uscì con il titolo di Ammiraglio e Governatore di Gallipoli. Fu Kaptan Pasha (Ammiraglio in capo della flotta ottomana) dal 1553 al 1567 e Vizir dal 1568. In molte occasioni ebbe al suo fianco Turgut Reis ed è da noi ricordato in particolare per la campagna del 1558 che lo portò fino a Ciutadella (Menorca) a fare incetta di prigionieri dopo essere passato a Massa e Sorrento. In quella spedizione ne catturò complessivamente circa 6.000. Nel 1565 fallì il tentativo di prendere Malta, ma vari anni dopo ebbe successo nella conquista di Cipro iniziata nel 1570 e conclusa un anno dopo con la caduta di Famagosta. Morì nel 1578 e fu sepolto nella moschea che egli stesso aveva fatto erigere nei suoi ultimi anni di vita e che porta il suo nome.
Di origini croate, fu fatto prigioniero nel 1526 e divenne soldato ottomano agli ordini di Turgut Reis, poi studiò presso l’Accademia Imperiale di Enderun a Costantinopoli dalla quale uscì con il titolo di Ammiraglio e Governatore di Gallipoli. Fu Kaptan Pasha (Ammiraglio in capo della flotta ottomana) dal 1553 al 1567 e Vizir dal 1568. In molte occasioni ebbe al suo fianco Turgut Reis ed è da noi ricordato in particolare per la campagna del 1558 che lo portò fino a Ciutadella (Menorca) a fare incetta di prigionieri dopo essere passato a Massa e Sorrento. In quella spedizione ne catturò complessivamente circa 6.000. Nel 1565 fallì il tentativo di prendere Malta, ma vari anni dopo ebbe successo nella conquista di Cipro iniziata nel 1570 e conclusa un anno dopo con la caduta di Famagosta. Morì nel 1578 e fu sepolto nella moschea che egli stesso aveva fatto erigere nei suoi ultimi anni di vita e che porta il suo nome.
Gian Dionigi Galeni (alias Uluch-Alì, Ulug Alì, Ulucciali, Alì il Rinnegato) * Le Castella (presso Isola di Capo Rizzuto, Italia)
1519 o 20 - Istanbul, 1587
Quindi
di origine italiana, ma molto poco conosciuto in patria, eppure fu addirittura
citato da Cervantes (nel Don Chisciotte, come Uchalì) il quale probabilmente ne
sentì parlare durante la sua prigionia in Algeri (1575-1580). Galeni fu l'unico
comandante ottomano a rientrare ad Istanbul dopo la sconfitta di Lepanto. Interessante la biografia riportata nell’EnciclopediaTreccani, tratti dalla stessa, ecco alcuni passi che ci aprono gli occhi e la mente e sfatano vari luoghi comuni:
Sontuoso … il "serraglio" dove abita. Circa 10.000, allora, gli schiavi cristiani a Costantinopoli; e, di questi, 3000 appartengono al sultano Murad III e altrettanti al Galeni. E questi su di un colle soprastante la propria dimora sta facendo erigere "un grande casale", da lui chiamato "Nova Calavria" ove "dà habitatione alli suoi schiavi che lo hanno servito et li ha fatti liberi et maritati lasciandoli viver cristiani con un prete che gli ha dato che era schiavo anche lui …… E sinché è in vita provvede per tempo a un monumento che renda perenne la sua memoria dopo la morte. Trattasi della Kiliç Ali Pasa Camii, la moschea a sé intitolata, eretta su un'ansa del Bosforo … Enorme il costo: "mezzo million d'oro".… il 27 giugno 1587 è morto di colpo "con dispiacer grandissimo" della corte e dell'intera città. Il Turco con lui perde "un bravissimo huomo non solo nella professione del mare, ma anco prattico et intelligente nelle cose del mondo". Lascia - precisa Bernardo - "grossa facoltà", ossia due splendidi "serragli" sul Bosforo, nonché più di duemila schiavi, di cui almeno cinquecento "maestranze per l'arsenal", tutti "benissimo da lui trattati".
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