La media dei
rating di questa cinquina di fine 2022 su RT è di 95%, e tre di essi sono
ambientati nel sud-ovest americano ma in epoche e ambienti sostanzialmente
diversi e, con una certa elasticità, possono essere inquadrati fra i western
revisionisti; Nomination Oscar per Jeff Bridges in due di essi.
Completano il gruppo una pietra miliare dell’horror e un recente candidato
Oscar cinese (di Hong Kong).
True Grit (J. Coen & E.
Coen, USA, 2010)
Uno dei famosi
flop Oscar … 10 Nomination, ma nessuna statuetta! Qualcuno l’avrebbe meritato
sicuramente. Remake dell’omonimo del film del 1969 diretto da Henry Hathaway,
con John Wayne (che nell’occasione vinse l’Oscar come protagonista), uno
dei rari esempi di un buon remake, forse addirittura migliore dell’originale.
Qui i protagonisti maschili sono i più che affermati Jeff Bridges e Matt
Damon e la testarda e intraprendente (spesso indisponente) ragazzina è
interpretata dall’allora 14enne Hailee Steinfeld, brava e candidata
Oscar nell’occasione, poi praticamente persa in produzioni poco importanti. I
fratelli Coen sono certo una garanzia e anche stavolta non deludono, ma
molti meriti per la qualità e il successo del film devono essere riconosciuti anche al resto
del cast, dai coprotagonisti ai tecnici. Da non perdere.
Hell or High Water (David
Mackenzie, USA, 2016)
C’è chi lo ha
definito un western moderno, chi un crime-thriller e chi lo ha accostato a Non
è un paese per vecchi, ma io penso che sia un film a sé e che non lo può né
deve essere inserito per forza in un genere specifico. Entra subito nel vivo
dell’azione, senza inutili preamboli, e termina al punto giusto al contrario di
tanti film che si autodistruggono negli ultimi due o tre minuti con finali
pressoché assurdi. A tratti può sembrare quasi una commedia, ma i personaggi
che interagiscono con i fratelli Howard e con i due rangers sono assolutamente
credibili. I dialoghi sono taglienti, a volte cattivi, ma purtroppo abbastanza
veritieri, specialmente in merito al razzismo; ottimo anche il
dialogo-sfida-duello finale. Qualche pecca fra inseguimenti e sparatorie
senz’altro c’è, ma non rovina certamente il film e quale acclamato western o
poliziesco non ha mostrato tiratori infallibili e/o protagonisti che escono
indenni da sparatorie? La fotografia non è memorabile, ma gli scenari e il
fascino dei paesaggi sconfinati sopperiscono ampiamente. 4 Nomination (miglior
film, Jeff Bridges non protagonista, sceneggiatura e montaggio). Suggerirei di
non perderlo!
Slow West (John Maclean, UK/NZ,
2015)
La strana coppia
di protagonisti vede Michael Fassbender (Nomination protagonista per Steve
Jobs, 2015, e non protagonista per 12 Years a Slave, 2013)
insieme con Kodi Smit-McPhee, agli inizi della carriera, appena
maggiorenne, oggi noto soprattutto per l’interpretazione in The Power of
the Dog (2021, Nomination come attore non protagonista). Western
revisionista ambientato nel west americano di fine ‘800, ma girato fra Scozia e
Nuova Zelanda, con una singolare trama: un giovane aristocratico scozzese si
avventura da solo nel selvaggio west per raggiungere la sua amata e lì si
affida ad un avventuriero che gli farà da guida e scorta. I fini poco chiari
del personaggio interpretato da Fassbender e tutti gli sviluppi di
quello che è in effetti un road trip mantengono un continuo clima di suspense,
un po’ come nel sopra citato True Grit, vista la mancanza di
fiducia fra i giovani e inesperti protagonisti e i loro accompagnatori. Interessante
e certamente originale, non un capolavoro ma certamente vale la pena guardarlo.
Dracula (Tod Browning,
USA, 1931)
Capostipite di
una lunghissima serie di film con il personaggio creato da Bram Stoker,
non contando il Nosferatu (1922) di Murnau (che,
nonostante il cambio dei nomi dei protagonisti, fu condannato a ritirare e
distruggere le pellicole), un Drakula ungherese del 1917 (del
quale restano solo pochissime immagini) e un fantomatico film russo di cui si
vocifera, ma del quale non si conoscono né regista, né interpreti, né trama
(quasi sicuramente una fake news). Inoltre fu il primo Dracula parlante,
che inizialmente doveva interpretato da Lon Chaney (grande attore trasformista,
specializzato in personaggi horror) che però morì nel 1930. Gli subentrò così Bela
Lugosi che, grazie a questo ruolo, divenne un’icona degli horror hollywoodiani.
In effetti le sue apparizioni sul grande schermo iniziarono prima degli anni
’20 in Ungheria; emigrato negli Stati Uniti, nel 1927 fu protagonista a
Broadway di una versione teatrale di Dracula (non fedelissima al romanzo
di Bram Stoker) che ebbe tanto successo da contare ben 268 repliche
prima di andare in tour per gli Stati Uniti e quindi fu la prima scelta essendo
venuto a mancare Chaney. La sceneggiatura fu adattata da detto lavoro
teatrale, che aveva trama e personaggi non fedelissimi al romanzo, e si notano
così varie differenze con le versioni successive più note. Per esempio, è
Renfield ad andare in Transilvania per la firma del contratto e non Harker che
è invece pretendente di Mina e non già marito come nei Nosferatu. Personalmente
preferisco la trama di questi ultimi (Murnau, 1922, e Herzog, 1979),
il primo secondo me migliore di tutti, forse equiparato solo dal remake con Klaus
Kinski. Comunque, questo di Tod Browning (che l’anno successivo
avrebbe girato il suo capolavoro Freaks) merita senz’altro una
visione. Prima o poi dovreste guardarlo.
Better Days (Derek Tsang,
Cina, 2019)
Candidato
all’Oscar fra i miglior film stranieri e inopinatamente ritirato dalla
selezione ufficiale di Berlino (pare per censura cinese), affronta palesemente
il problema del bullismo scolastico con affermazioni in merito alla sua
diffusione in qualunque parte del mondo sia nei titoli di testa che di coda. Fa
scoprire che anche nell’organizzatissimo sistema dell’istruzione superiore
cinese è presente tala piaga ma, come in tanti altri casi, il merito di
affrontare temi scottanti dei quali poco si parla non equivale ad avere
conseguenti meriti di ottimo film (vedi per esempi Spotlight,
Oscar come miglior film e sceneggiatura nel 2016). Certo non so come ragionano
e si comportano i giovani cinesi, ma mi sembra che i loro comportamenti (e
quelli della polizia) abbiano spesso poco di razionale. In sostanza lo
definirei un discreto film, certamente sopravvalutato.