Oggi sono tornato per l’ennesima volta nella pineta di Monte San Costanzo per ulteriori rilievi e per cominciare a prendere nota delle specie presenti in numeri limitati avendo osservato in precedenza alcuni arbusti poco comuni nell’area, come per esempio una Phillyrea latifolia (ilatro comune). Adesso che si può procedere abbastanza facilmente nella parte alta della fitta rete di sentieri creata negli anni ’50 contemporaneamente all’impianto della pineta, anche rimanendo sulle tracce un occhio attento si rende conto che fra i pini (in piedi o caduti a seguito di incendio e/o tempeste di vento) ci sono tante altre specie arboree, arbustive ed erbacee. La varietà è abbastanza ampia e riserva interessanti sorprese. In quanto agli alberi, fra le centinaia, se non migliaia, di nuove piantine di Pinus spp. (pini d’Aleppo e marittimi), si notano anche numerosi Quercus ilex (lecci), mentre si contano sulla punta delle dita Quercus pubescens (roverella) e Arbutus unedo (corbezzolo).
Nel campo degli arbusti sparsi qui e là si contano varie specie che, seppur comuni fuori pineta, non ci si aspetta di trovare al suo interno. Fra esse ho individuato Cistus incanus (cisto rosso, foto sopra, con Coccinella septempunctata), Prasium majus (the siciliano), Lonicera implexa (caprifoglio mediterraneo), Asparagus acutifolius (asparago pungente), Myrtus communis (mirto), la già citata Phillyrea latifolia (ilatro comune), Urginea maritima (ora Drimia maritima, comunque scilla marittima), Centaurea sp. (centaurea), Coronilla emerus (cornetta dondolina) e perfino l’endemica Lithodora rosmarinifolia (erba-perla mediterranea, foto sotto, purtroppo con il mio cellulare economico non sono riuscito a mettere a fuoco il fiore, ma le foglie ... ritornerò). Abbondantissimi nel sottobosco sono invece Arisarum vulgare (arisaro), Ampelodesmos mauritanica (tagliamani, localmente lepantine), Ferula communis (ferula) e Asphodelus microcarpus (asfodelo mediterraneo). Anche se è probabile che abbia sbagliato qualche identificazione e molto mi sia sfuggito, già questo breve elenco dimostra inequivocabilmente che la pineta ospita una vasta ed interessante varietà di altre specie spontanee.
Quanto detto non vuole essere una (non garantita) dotta dissertazione, bensì una ulteriore prova che in Penisola Sorrentina (come del resto in molte altre aree mediterranee) si propagano spontaneamente una gran quantità di specie botaniche … uno studio di vari decenni fa catalogava oltre 1.500 specie, una successiva quasi 2.000. In particolare la nostra affascinante gariga (boscaglia mediterranea costituita da arbusti e suffrutici sempreverdi molto bassi, tra i quali vegetano abbondanti specie erbacee) si rigenera velocemente, anche dopo incendi e altri disastrosi eventi naturali e alcune piante si ritrovano anche dove uno non se lo aspetta. Ciò rafforza la mia (e non solo mia) convinzione che in queste aree non debbano essere piantati nuovi alberi e, soprattutto, non nella gariga.
Purtroppo, varie volte persone e associazioni di indubbia buona volontà e nobili ideali (ma di poco criterio e ancor meno conoscenze scientifiche) pensano di realizzare meritorie azioni ambientaliste piantando alberi ed arbusti in posti sbagliati, in modo sbagliato e in periodo sbagliato. Molti ricorderanno che proprio sul Monte San Costanzo furono piantate decine di pini per i nuovi nati, ma oggi se ne vedono solo un paio, pochi anni fa varie roverelle al lato dell’inizio della scalinata per la cappella e nessuna ha attecchito, ultimamente vari arbusti sono stati piantati su Monte San Costanzo e molti hanno già fatto una brutta fine con la prima (prevedibile) gelata. E come se non bastasse, costoro non hanno nemmeno l’accortezza di ripiantare le specie scavate per far posto alle nuove, né di ricoprire con terreno quanto portato alla luce (per esempio i tuberi degli asfodeli).
Lasciate fare alla natura … o a qualche vero esperto.