domenica 30 agosto 2015

Nuova idea balzana (ma non tanto) e provocazione (costruttiva)

Molti conoscono la piccola Pineta di San Costanzo, che copre circa 13 ettari della parte alta dei pendii meridionali del monte omonimo, dal crinale fino a quote di circa 200 inferiori. Fu impiantata a metà del secolo scorso e furono anche costruiti una marea di bassi muretti a secco creando una lunga teoria di stretti terrazzamenti collegati fra loro in più parti con lunghi sentierini longitudinali (quindi quasi assolutamente in piano) e qualcuno diagonale o zigzagante per consentire agevoli cambi di quota. Queste tracce sono tuttora facilmente individuabili ed in discreto stato, ma sono pochissimi quelli che le hanno percorse e ancor meno coloro che continuano a frequentarle. Pur non conoscendole tutte, io le ho percorse numerose volte, soprattutto percorrendo l’Alta Via dei Monti Lattari (CAI300) da Nerano, per passare direttamente al sentiero verso Campo Vetavole senza dovermi sobbarcare la ripida e più assolata salita che bordeggia il limite orientale del bosco.

Essendomi recato in loco per rendermi conto degli effettivi danni riportati dalla vegetazione a seguito dell’incendio del 13 agosto scorso, mi è balenata in mente l’idea (certamente balzana per alcuni) di profittare del disastro dell’incendio (che ha bruciato quasi tutto il sottobosco) per ricavarne almeno qualcosa di buono. Eccola:
  • ripristinare ed evidenziare i sentieri della pineta per consentire facili passeggiate,
  • rilevarli e mapparli eventualmente proponendo un percorso circolare,
  • facilitare l'accesso all’area in caso di emergenze,
  • creare una scorciatoia per il percorso CAI300,
  • rendere facilmente fruibili punti panoramici e/o meditativi (entrambi non mancano) con il posizionamento di qualche panchina, anche semplicemente in pietra,
  • ovviamente non prevedere alcuna area barbecue!!!
Quest’ultimo è un chiaro riferimento alle cause del recente incendio e qui entra in gioco un’ulteriore idea balzana, ma anche per questa mi sento di affermare che gli aspetti positivi sono di gran lunga maggiori di quelli negativi. Preciso che ciò che vado ad esporre si basa su quanto è stato detto e scritto in merito “all’incidente” in questione. Considerato che tutte le versioni lette e campane ascoltate sono più o meno concordanti ritengo che quanto segue sia vero:
  • si è trattato di puro incidente (dovuto a leggerezza, irresponsabilità o sfortuna poco importa non dovendo giudicare),
  • i giovani piromani accidentali hanno poi tentato di fare qualcosa per limitare i danni anche se senza successo,
  • buona parte di loro sono stati identificati,
  • gli stessi si sono dichiarati “pentiti”.
Quello che non so assolutamente è se siano stati sanzionati, denunciati, scagionati o in attesa di giudizio. In altri paesi in tempi brevi si sarebbe deciso qualcosa e molto probabilmente (al di là di eventuali risarcimento danni, multe, ecc.) i giovani sarebbero stati “condannati” a prestare la propria opera gratuita nell’ambito dei servizi sociali per un certo periodo di tempo. Considerata la natura del “misfatto”, e soprattutto delle sue conseguenze, perché non anticipare i tempi ed invitarli (non certo obbligarli) a partecipare volontariamente alla pulizia, individuazione e sistemazione dei sentieri, rimozione di alcuni tronchi e rami che ostruiscono il passaggio e altri piccoli lavori per i quali non è richiesta alcuna competenza specifica, il tutto sotto la direzione e vigilanza di personale comunale, della Forestale o della Comunità Montana?
   

   
Se questa fosse una strada praticabile, con la loro volontaria collaborazione i giovani incendiari involontari potrebbero dimostrare in modo tangibile la loro buona fede e il loro “pentimento”, agendo in modo pratico per riparare, seppur in minima parte, ai danni accidentalmente provocati.
Sono sicuro che non sarebbe neanche necessario contattarli direttamente in quanto un semplice appello diramato via social network, internet o stampa locale potrà fungere da convocazione informale e giungerà alle loro orecchie. Chi vorrà potrà partecipare, anche con amici solidali, e a nessuno verrà chiaramente chiesto se effettivamente fosse presente al party (e quindi è venuto ad “espiare”) o se è venuto per puro spirito civico e collaborativo.
Vedendolo come un inusuale parco pubblico, sarà senz’altro opportuno e gradito il coinvolgimento della comunità terminese in senso lato, al di là delle appartenenze ad associazioni e gruppi politici.
Similmente ad altre mie proposte, anche questo programma non esige grandi progetti redatti da supertecnici e tantomeno budget esorbitanti. Buonsenso, criterio e buona volontà saranno più che sufficienti, sempre e comunque nel rispetto delle norme.
Al più presto formalizzerò una richiesta ufficiale in tal senso al Comune, allegando planimetria e un buon numero di foto.

sabato 29 agosto 2015

La capacità di dialogare sta scomparendo?

Affronto questo tema che senz’altro sarà stato analizzato e sviscerato da dotti, psicologi, sociologi e filosofi e del quale anche nei secoli passati si è discusso tanto. Credo fermamente nella libertà di pensiero, sono convinto che con il dialogo non si possano ottenere che risultati positivi e che è altrettanto importante saper ascoltare con attenzione. 
Purtroppo constato sempre più spesso che troppe persone non vogliono confrontarsi con gli altri (che non significa litigare o accapigliarsi), non trattano con persone con convinzioni diverse dalle loro e si rifiutano categoricamente di valutare nuove idee, ed eventualmente approfondirle. Molti si fanno scudo di slogan, bandiere e frasi fatte senza essere in grado di controbattere alla seppur minima obiezione contrapposta alle loro (presunte) idee. Lo spunto me lo ha fornito un articolo nel quale mi sono imbattuto qualche giorno fa e dal quale ho subito copiato un paragrafo che in poche righe riassume un atteggiamento molto frequente fra quelli che abbracciano una fede (religiosa, politica, sportiva, etica che sia). In sostanza sosteneva che:
Il nocciolo del problema è la riluttanza dei “veri credenti”, in qualunque cosa credano, di accettare che qualcuno possa in buona fede avere idee diverse. Ciò spiega anche perché i “veri credenti” (tendenti all’essere invasati, n.d.r.) spesso sembrano andare d’accordo perfettamente. Chiunque abbia mai discusso con un “fondamentalista” religioso sa bene che la semplice spiegazione fornita per la tua diversità di opinioni è che sei posseduto dal Diavolo. In modo simile ho incontrato ambientalisti militanti che pensano che se sollevi una seppur minima obiezione alle loro idee, veramente sei posseduto dal Diavolo ... o dai Signori del Petrolio, che per loro è in sostanza la stessa cosa.
Non voglio entrare nel merito fornendo spiegazioni che certamente esulano dalle mie conoscenze e competenze, ma ho l’impressione che in particolare le nuove generazioni (molto genericamente parlando) non sappiano relazionarsi con gli altri e non sappiano argomentare. Talvolta, essendo io un polemico di natura, per puro diletto e senza alcun astio pungolo qualcuno che mi sembra essere abbastanza fondamentalista. Raramente la discussione va avanti in quanto il mio interlocutore, dopo aver ripetuto più volte vari slogan o addirittura sempre lo stesso con toni sempre più alti, mi insulta e abbandona il campo.
Qualche anno fa, leggendo l'ottimo romanzo Kane and Abel (di Jeffrey Archer, 1979), venni a conoscenza dell'esistenza del Debate (non traducibile con il semplice vocabolo italiano dibattito), esercizio didattico in uso nel mondo anglosassone sia a livello scolastico che universitario, anche di altissimo livello.
Esistono vari format di debates e per ognuno di essi ci sono leghe e campionati nazionali, ma molte procedure sono praticamente simili se non identiche.
In pochissime parole funziona così: viene esposto un concetto (proposition) e due gruppi contrapposti dovranno sostenerlo (proposition side, affirmative) e controbatterlo (opposition side, negative). Una delle prassi più comuni è quella di avere squadre di due oratori ciascuna che si alternano (aff1, neg1, aff2, neg2) nel sostenere o contrastare l’idea. Nella seconda fase l’ordine si inverte a cominciano gli interventi (di durata dimezzata rispetto ai precedenti) in risposta alle affermazioni fatte dagli avversari precedentemente, con la conseguenza che il proposition side apre e chiude il debate. I tempi degli interventi sono rigorosamente rispettati e, ovviamente, non è tollerata alcuna interruzione. Traendo spunto da una storia vera, Denzel Washington ha diretto ed interpretato il film The great debaters (2007, titolo italiano “Il potere della parola”) ambientato nel sud degli USA nel 1935, quando per la prima volta anche i "negri" furono ammessi alle competizioni. La squadra scolastica (ragazzi di  colore guidati dal prof. Tolson/Denzel Washington) di un paesino del Texas, al termine di una stagione quasi senza sconfitte, viene addirittura invitata a misurarsi con la squadra di Harvard (uno dei più famosi collegeamercani).
Quindi assolutamente niente a che vedere con l’accezione moderna del termine italiano “dibattito” proposto in varie trasmissione televisive. Ben si sa che i “dibattiti” italiani, siano essi politici, sportivi, sociali o di puro gossip, si trascinano pietosamente fra interruzioni e sforamenti di tempo per poi spesso terminare con urla, strepiti ed insulti.
Nel modello del debate, la fa da padrone l’ars oratoria e il rispetto per gli opponenti. Un giudice imparziale stabilirà chi ha vinto non in base alla bontà dell’idea, bensì valutando chi è stato più convincente ed ha esposto meglio idee, fatti, citazioni e teorie a sostegno del proprio lato. Non è assolutamente necessario credere in quel che si dice, bisogna solo saperlo esporre e convincentemente. Questo tipo di esercizio è fondamentale nel mondo legale, ma anche in campo politico è particolarmente importante.
Per esempio ho trovato in rete il video del Debate organizzato dalla Student Economic Review, avente come contendenti due college famosi come Trinity e Yale, sull'asserzione: "Crediamo che le tasse siano un furto" (sic!)
Altri esempi trovati in rete che dimostrano la varietà di temi (talvolta anche triviali) proposti sono:
  • “Il governo dovrebbe legalizzare la marijuana”
  • “Se in conflitto, il diritto ad un processo equo deve avere la priorità sulla libertà di parola”
  • “Gli uomini dovrebbero indossare boxer e non slip”
Ultima considerazione: l’uso spropositato dei mezzi di comunicazione e svago elettronici sicuramente non facilita l’esercizio mentale, l’elaborazione di idee e concetti propri e, soprattutto, la loro esposizione in modo corretto, articolato e convincente. Si dovrebbe ritornare a conversare e discutere seriamente, serenamente, senza interrompere, ascoltando idee diverse dalle proprie.

mercoledì 26 agosto 2015

La velocità della farfalla e quella dell’occhio umano

Un paio di giorni fa ho rimontato l’obiettivo macro con l’intenzione di andare a scattare qualche foto, possibilmente diversa dalle solite e, seppur per puro caso, ci sono riuscito. Tutti quelli che si sono cimentati nel fotografare (per pura combinazione o per interesse specifico) le farfalle ben sanno che la maggior parte di esse sono abbastanza irrequiete e bisogna essere molto pazienti o fortunati per immortalarle a dovere. Appena terminati i preparativi per il secondo scatto (piazzando il cavalletto, mettendo a fuoco il punto giusto ecc.) mi sono affrettato a premere il pulsante e allo stesso istante la farfalla è partita! Tuttavia ho tenuto la foto avendo il sentore di poterne ricavare qualcosa di interessante. 

Infatti, osservandola attentamente si possono notare vari elementi che dimostrano inequivocabilmente la velocità con la quale le farfalle si muovono e battono le ali, pur essendo forse i più lenti di tutti gli insetti in questa speciale classifica. Potete osservare vari dettagli al di sotto delle ali, in particolare verso il loro margine. Questo significa che in 1/200 di secondo (tempo di scatto) l’ala si è mossa lasciando intravedere ciò che un attimo prima era coperto da essa, consentendone un’esposizione parziale.
Ma un’altra osservazione in merito al volo delle farfalle l’avevo già fatta in occasione di un mio filmato, anche se il concetto che mi interessava di più era relativo alla capacità dell’occhio umano di cogliere dettagli visti per tempi brevissimi. Mi riferisco al montaggio del video ABSTRACT (doppio significato: astratto e estratto/sommario) nel quale montai in rapidissima sequenza una serie di brevissime riprese (274 scene in 1’54”) già proposte in clip relativi a diverse escursioni in Penisola e sui Lattari. Dopo aver eseguito varie prove riducendo sempre più da durata delle scene, mi fermai a 10 fotogrammi che, a 25fps (fotogrammi al secondo), equivalgono a 4/10 (quattro decimi) di secondo. Avrei potuto senz’altro ridurre ulteriormente la durata visto che, come potrete verificare, anche in questo tempo ridottissimo si riesce a cogliere il movimento del soggetto o della camera e si possono facilmente riconoscere luoghi e persone. 
Inoltre, prestando attenzione al finale del breve video, vedrete una farfalla librarsi in volo “decollando” da una foglia. In dettaglio, essa riposa per 8 fotogrammi, nel nono la si vede in volo e nel decimo ed ultimo è scomparsa ... la videocamera era ferma. Come dicevo in precedenza questa è l’evidenza che, al di là della velocità del lepidottero, siamo in grado di fissare, comprendere e memorizzare ciò che accade in 1/25 (un venticinquesimo) di secondo.
Peter Kubelka, cineasta sperimentale austriaco, definì il cinema come la possibilità di comunicare per mezzo di 24 immagini al secondo (velocità standard delle pellicole cinematografiche) in  quanto lo spettatore, seppur con un certo sforzo di attenzione, era assolutamente in grado di recepirle. Per quanto possa sembrare strano, è proprio così!
... appare evi­dente in Ade­bar (1956–57) e Schwechater (1958), due brevi spot pubblicitari abor­titi o volutamente man­cati ... due brevi film in 35mm, che in seguito si sareb­bero defi­niti “strut­tu­rali”. Nel primo caso ci tro­viamo di fronte a 1664 fra­mes (sud­di­visi in 16 gruppi), nel secondo i foto­grammi sono 1440 (rossi, neri e figu­ra­tivi, cioè con­te­nenti sagome umane, il tutto strut­tu­rato come un’onda cre­scente e decre­scente), entrambi frutto di uno stu­dio appro­fon­dito sui valori di ritmo, durata, luce, forma.
(di Bruno di Marino, Il Manifesto)

domenica 23 agosto 2015

Libertà e consapevolezza degli escursionisti

Calmatesi un po’ le polemiche seguite all’incidente fatale di qualche giorno fa (con molte opinioni poco attente evidentemente espresse da persone che non hanno mai percorso il Sentiero degli Dei e probabilmente non sono neanche escursionisti) torno sull’argomento generale di responsabilità e sicurezza.
Ho trovato in rete una interessantissima  lettera aperta dal titolo “GIUDIZIO IN SEDE CIVILE E SEDE PENALE PER CAUSE CONCERNENTI L’ATTIVITA’ IN MONTAGNA”, inviata dal portavoce dell’Osservatorio per la Libertà in Montagna e Alpinismo (riconosciuto dal Club Alpino Italiano) al noto magistrato Raffaele Guariniello
Da essa ho estrapolato alcuni paragrafi e brevi frasi adattabili anche all’escursionismo, tralasciando quelli più specifici riguardanti altre attività come sci ed alpinismo. Essendo una lettera aperta e non certo una sentenza di Cassazione non definisce niente, tuttavia ritengo sia interessante leggerla in quanto illustra molto bene, seppur non esaustivamente, l’ambiente (non solo naturale) nel quale si svolgono attività sportive e ricreative in montagna. Per il medesimo motivo non può definire degli esatti limiti fra pericolo e rischio, fra responsabilità e consapevolezza, ma del resto non era lecito aspettarselo. Pur essendo riferito soprattutto alla montagna (nel senso di alta quota) e ambiente alpino, l’attento lettore non di parte saprà trovare numerosi spunti di riflessione e con giudizio potrà cogliere la valenza di alcuni concetti senz’altro applicabili anche al più che peculiare territorio dei Monti Lattari.
   
  • ... Esiste purtroppo la concezione che libertà significhi facoltà di vivere emozioni ed esperienze senza limiti, sminuendo l’esistenza di pericoli e rischi: è la concezione dell’odierno consumatore, per il quale la montagna non è più il luogo della formazione, del confronto con se stessi, ma quello del puro godimento rapido, effimero e garantito. ...
  • ... Libertà in montagna è, dunque, libertà di movimento arricchita dall’esercizio della consapevolezza: che vuol dire preparazione, disciplina, consapevolezza del limite, e, solo secondariamente, raggiungimento di una prestazione. Libertà è anche quella di rinunciare, avere il coraggio di tornare indietro se i presupposti non sono sufficienti alla progressione. ...
  • ... Il diritto al rischio è valido solo quando è frutto di una scelta consapevole e rispettosa degli altri, sapendo che non esistono la pretesa e la certezza di essere soccorsi sempre, comunque e in ogni condizione. ...
  • ... Si è sicuri solo con il giusto mix di sicurezza interiore (preparazione e consapevolezza) e, se del caso, di dotazione di un adeguato equipaggiamento. ...
  • ... La sicurezza totale è una pura illusione della società assistenzialista e consumista, non esiste e non esisterà mai, né in alpinismo né in nessun’altra attività umana, e ogni alpinista sceglie liberamente e consapevolmente di prendersi carico della componente inalienabile di rischio legata al fare alpinismo. ...
  • ... Scrive l’antropologo Annibale Salsa che oggi noi “assistiamo a un vero e proprio eccesso, un delirio della sicurezza” e continua la ricerca della sicurezza è la psicopatologia della società moderna”. ...
  • L’equipaggiamento e le attrezzature tecnologiche sono validi supporti, ma non costituiscono da soli garanzia di sicurezza e non possono essere indiscriminatamente o acriticamente imposti: conoscenza, esperienza, buon senso e istintualità sono ancora alla base della consapevolezza e quindi indispensabili. ...
  • ... Un “vizio” della società moderna è la ricerca “obbligatoria” di un responsabile per ogni cosa che accade. Ad esempio la caduta sassi in montagna esisterà sempre e non è eludibile. ...
Leggi la lettera aperta completa 

venerdì 21 agosto 2015

La sottovalutazione dei rischi è causa di molti incidenti, ma non sempre

Non passa giorno senza che si legga di tanti incidenti, spesso fatali, derivanti da approssimazione, superficialità o stupidità. Qualunque sia il caso, una componente fondamentale va individuata nella sottovalutazione dei rischi, in quanto strettamente connessa. Anche se le valutazioni sono soggettive e i rischi sono strettamente correlati alle capacità e ai comportamenti di ciascuno di noi, sarebbe sempre opportuno prendere in considerazione avvertimenti e suggerimenti e rispettare i divieti che spesso sono ottimi consigli.
Quello che io reputo un sentiero facile, è uno scherzo per un trail runner ma pericolosissimo e faticoso per un inesperto totale. Io bevo poco e comunque porto sempre nello zaino la mia, seppur limitata, scorta d’acqua, ma i due francesi, appassionati di trekking e di viaggi, che ci hanno rimesso la vita e posto a rischio quella del figlio nel deserto White Sands (New Mexico, U.S.A.) avevano senz’altro sottovalutato il rischio. Anche in quel Parco, come in tutti i Parchi all’estero, c’era un chiaro avviso che descriveva possibili pericoli e forniva consigli per correrne il meno possibile. Fra l’altro si avvertivano i visitatori che facilmente nell’area si toccano i 40°, che praticamente non c’è ombra e che era fortemente consigliata una scorta di un gallone (circa 3,5 litri) d’acqua procapite. In base a quanto riportato, i tre erano partiti con un totale di due bottigliette l’acqua .... (notizia rainews)
Probabilmente anche a margine di questa notizia saranno spuntati i tanti commentatori anonimi che di solito sono assolutamente inesperti della materia e spesso insensati a prescindere (gli riconosco solo il buonsenso di non firmarsi per sottrarsi al pubblico ludibrio). Come a proposito dell’incidente mortale di un paio di giorni fa sul Sentiero degli Dei c’è stato chi ha addirittura suggerito di ribattezzarlo “Sentiero della Morte” e chiuderlo definitivamente, forse qualche americano di pari livello avrà proposto di recintare i deserti o sistemare un chiosco o un distributore automatico di bibite ogni miglio.
Qualcuno ha scritto che dovrebbe essere obbligatorio essere accompagnati da una guida e un altro mi ha detto personalmente che la guida, nel caso la signora caduta dal Sentiero degli Dei ne stesse seguendo una, doveva andare in galera! Queste sono persone che non hanno mai percorso né quel sentiero né altri. Equivale a dire che una guida turistica con al seguito varie decine di persone negli scavi di Pompei sarebbe responsabile della caduta di qualcuno dalle scale del Teatro o semplicemente da un marciapiede. Non è previsto né sta scritto da nessuna parte che le guide debbano tenere per mano i loro accompagnati (nel caso ne potrebbero portare solo due alla volta).
Un altro (sempre anonimo, ma bisogna riconoscere che esordisce così “Da profano penso ... ”) si contraddice da solo in quanto vuole “regolamentare senza divieti, senza proibizioni e senza negarlo a nessuno” (ma le regole includono divieti e condizioni ...). Inoltre propone un “patentino per gli escursionisti” e aggiunge: "il percorso lo possono attraversare solo i possessori dell’attestato", ma più avanti dice: "Per coloro che vogliono avventurarsi da soli, senza patentino e senza guida, sarà a loro rischio e pericolo."
In merito a tutto ciò, ripropongo lo scritto di Umberto Eco Un appello alla stampa responsabile
Tutti questi che parlano a vanvera non tengono minimamente conto del libero arbitrio e della capacità (per fortuna prerogativa della maggior parte delle persone di giudizio) di comportarsi con prudenza e sensatezza
Quelli che vorrebbero chiudere il Sentiero o richiedere patentini o indicare il sentiero come EE (per Escursionisti Esperti) dovrebbero intervenire anche per vietare la balneazione, chiudere le spiagge o almeno introdurre la “patente del nuotatore” viste le centinaia di annegamenti che si verificano ogni anno. Dovremmo chiudere subito le strade (considerati i tanti incidenti), le discoteche, non viaggiare in alcun modo in quanto aerei e treni sono egualmente a rischio. Che vita conducono queste persone? Non fanno niente oltre che “sparare cavolate” in rete o escono solo accompagnate da guide, esperti, consiglieri e body-guard?
Per rimanere in ambito territoriale nostrano e discettare di un argomento del quale so qualcosa, torno al Sentiero degli Dei e all’intervento di Nino Buonocore riportato in questo articolo di PositanoNews: Il sentiero degli Dei non è per tuttiIeri ho inviato un commento che però, pur non essendo offensivo, né pubblicitario, né illegale, debitamente firmato e oltretutto a sostegno di quanto dichiarato da Nino, non è stato pubblicato (voglio sperare per un disguido o una disattenzione). Ecco quanto non apparso:
“Concordo assolutamente con Nino, sia per quanto riguarda la parte relativa alla “tecnica escursionistica”, sia sul limitare quanto più possibile inutili passamano (all’inizio del Sentiero dal lato Nocelle ce ne sono addirittura due sovrapposti con un salto a valle di circa un metro!), sia sulle informazioni assolutamente superficiali e spesso errate fornite da persone che pur di “vendere” un servizio (taxi, guida o ristorante a fine passeggiata) mandano persone impreparate e non adeguatamente attrezzate allo sbaraglio, ed infine sul fatto che i per la progettazione di interventi di qualunque tipo sui sentieri DEVONO essere interpellati: Club Alpino Italiano, Guide Escursionistiche professionistiche,  Associazioni Escursionistiche locali. Anche se chi firma il progetto deve essere un tecnico, per le valutazioni dei pericoli, per l’individuazione dei passaggi da rendere più sicuri e per la segnaletica bisogna necessariamente ascoltare gli esperti delle succitate categorie.Giovanni Visetti, guida escursionistica professionista (vale a dire con partita IVA ed assicurazione) dal 1990 al 2013”
Non entro nello specifico in quanto, conoscendo il percorso, posso asserire con certezza che non è stata colpa del Sentiero degli Dei, e quindi sicuramente c’è stata una causa esterna e improvvisa, a me sconosciuta. Come si può giudicare se non si sa se la signora è scivolata, è inciampata, si è distratta e si è diretta nel vuoto, ha avuto un malore o un semplice giramento di testa con conseguente perdita di equilibrio? Corre voce che indossasse dei sandali ... se ciò rispondesse a verità, sarebbe solo indizio di leggerezza e la si potrebbe biasimare (seppur tardivamente) se questa fosse la vera causa della caduta, in quanto neanche i migliori scarponi da montagna l’avrebbero salvata dal malore o da una pietra caduta dall’alto. 
Ribadisco che la prudenza e la sensatezza possono senz’altro evitare alcuni problemi a noi e agli altri ma non sono garanzie assolute. Non serve a niente limitare la libertà di scelta, è solo opportuno avvertire (anche se nella maggior parte dei casi uno ci potrebbe e dovrebbe anche arrivare da solo) e poi ognuno dovrebbe valutare, analizzare, scegliere cosa fare o come agire tenendo conto delle proprie capacità e abilità e, infine, assumersi le proprie responsabilità per danni causati a terzi o a sé stessi (se ancora in vita) senza cercare altri capi espiatori.
Si potrebbe continuare all’infinito sul tema della sottovalutazione dei pericoli interpretando la sfilza di incidenti che si sarebbero potuti evitare con un po’ di buonsenso o prudenza. Nelle ultime settimane ho letto di un paio di persone uccise da “pistole scariche” e, per continuare su temi da poco trattati, bambini sfigurati per essere stati messi a contatto con cani molto più grossi di loro e potenzialmente pericolosi, e altre due persone sono morte a causa di “incontri ravvicinati” con cinghiali (nei confronti dei quali non si prendono ancora provvedimenti nonostante siano arrivati anche a Roma!).

In montagna e sui sentieri in genere si deve andare attrezzati e preparati, sia fisicamente che mentalmente, tuttavia ciò non mette al riparo gli escursionisti dall'imprevisto ... anche le migliori guide alpine talvolta muoiono nel corso di un'escursione. 

martedì 18 agosto 2015

Torna il bollettino "Percorribilità dei sentieri"

L’ass. al Turismo e il del. alla Sentieristica del Comune di Massa Lubrense, preso atto delle mie numerose e puntuali comunicazioni in merito alla transitabilità dei sentieri e dei danni causati dai recenti incendi (con post, foto e video), mi hanno formalmente chiesto di tenere costantemente aggiornate tali notizie. Avendone già discusso, ho quindi accolto con piacere tale istanza ed entro questa settimana elaborerò una pagina che poi provvederò ad aggiornare ogni qualvolta verrò a conoscenza di situazioni di potenziale pericolo o anche semplicemente di difficoltà di transito. In sostanza replicherò quella del mio sito che già vari anni fa riportava non solo allo stato dei sentieri del Progetto Tolomeo (Massa, Sorrento e Sant’Agnello), ma anche ai più frequentati dei Monti Lattari (Sentiero degli Dei, Valle delle Ferriere, Faito, ...).
Per essere quanto più affidabile e rapido possibile, non conterò solo sui sopralluoghi effettuati personalmente , ma anche e soprattutto sulle segnalazioni che le guide escursionistiche, miei ex-colleghi che quotidianamente percorrono i sentieri turisticamente più interessanti, porteranno alla mia attenzione. Non disdegnerò, ovviamente, le comunicazioni che gli escursionisti dei vari gruppi della penisola e costiera vorranno mandarmi in quanto sono sicuro che comprenderanno il mutuo beneficio e potranno trarre vantaggio da tale sorta di bollettini. Essendo disponibile in rete (pdf stampabile in formato A4), Pro loco, Uffici turistici e addetti del settore accoglienza potranno sempre fornire informazioni aggiornate e affidabili ai tanti escursionisti che torneranno a percorrere i nostri sentieri a partire da settembre.
La stessa missiva del Comune comprendeva anche la richiesta di poter divulgare notizie in merito alle mie escursioni e ricognizioni programmate in modo da consentire, a chi fosse interessato, di seguirmi al fine di approfondire la conoscenza del territorio senza configurarle come “escursioni guidate”. Con piacere ho risposto in modo positivo anche a questa in quanto è sempre stata mia abitudine condividere quel poco che so con persone interessate ed autosufficienti. E qui vengono le dolenti note ...
Ho già scritto più volte in merito a responsabilità e autosufficienza e chi ha letto anche solo qualcuno di quei post ben sa che sia quando negli anni passati andavo in escursione per puro diletto sia ora che non sono più guida escursionistica chi mi segue lo fa per sua libera scelta ed è l'unico responsabile di sé stesso. Per ribadire il concetto, con un tocco ironico (forse anche sardonico e sarcastico) ho preparato un avviso sulla falsariga dei due più noti comandamenti del decalogo FREE (Free Ramblers, Escursionisti Epicurei) che qui riporto:
CHI SE METTE PE’ MARE, ADDA SAPE’ PRIMMA NATA’ * Durante le escursioni sei l’unico responsabile della tua sicurezza, non ci sono "guide" ufficiali anche se c'è sempre chi (forse) già conosce il percorso e comunque sei tu che decidi se seguirlo o meno. Considerato che chi ti precede non si volterà per vedere se sei in difficoltà, non perderlo mai di vista. ZOMPA CHI PO’ DICETTE ‘O RANAVUOTTOLO * Considerato che alcune delle nostre escursioni vengono giudicate faticose dai nuovi adepti o aggregati occasionali, è opportuno che questi, prima di partire, si informino circa lo stato dei sentieri, la durata dell’escursione, la lunghezza del percorso, i dislivelli da affrontare e le eventuali difficoltà.
Avviso (da leggere attentamente, comprendere e prendere molto sul serio)
Chi deciderà di seguirmi durante i miei sopralluoghi allo scopo di approfondire la propria conoscenza dei siti, stradine, viottoli, mulattiere e tracce che costituiscono elemento di interesse per gli escursionisti dovrà essere conscio che io non sarò la sua guida, ma penserò a scattare foto od effettuare riprese, considerare potenziali pericoli, rimuovere vegetazione invadente, sistemare qualche pietra instabile e via discorrendo.
Essendosi presentato spontaneamente in orario al luogo di ritrovo, l’escursionista è chiaramente in grado di intendere e di volere e, se non lo fosse, i responsabili sono quelli che lo hanno lasciato arrivare fin lì. A maggior chiarimento, rammento agli eventuali partecipanti che nel corso dell’escursione potranno rischiare di
  • essere colpiti da droni, aeromobili, satelliti (interi o pezzi di essi) e meteoriti, automezzi fuori controllo, o altri oggetti inclusi macigni, sassi, alberi o rami
  • incappare in incendi (in corso o improvvisi), frane, smottamenti, terremoti, eruzioni, tsunami, tormente, valanghe, slavine, tornado, blizzard, grandinate, alluvioni, esondazioni, caduta di fulmini o saette
  • trovarsi coinvolti in atti terroristici, manifestazioni politiche, scioperi, rivoluzioni, colpi di stato, attentati dinamitardi
  • subire attacchi da parte di fauna selvatica o rinselvatichita (cinghiali, orsi, lupi, cani, serpenti, tafani, mosche cavalline, sciami di api o vespe – sia con ruote che con ali -, oche, galline, o altro), cani padronali o randagi, furetti, iguana, rinoceronti, orsi polari, jatte fureste, minolli, rostocchi e ogni altra specie del regno animale capace di causare danno fisico o psicologico
  • subire aggressioni da parte di lunatici, folli, pazzi, individui sotto l'effetto di alcool o stupefacenti, dementi, criminali, persone fuori controllo
  • venire a contatto con rovi, ortiche, piante urticanti, spinose e velenose

     
Alla luce di tutto quanto appena esposto, comunico che le prossime uscite per ricognizione, segnatura e piccola manutenzione saranno:
  • Marecoccola, mercoledì 19 agosto, ore 8.00 da Torca
  • Giro di Santa Croce, giovedì 20 agosto, ore 7.00 da Termini

sabato 15 agosto 2015

Integrazioni ai post precedenti (incendi e animali pericolosi, ma protetti)

Incendi in Penisola Sorrentina
Ho pubblicato le foto dello sconfortante e deprimente paesaggio di parte del Sentiero delle Sirenuse e delle pendici meridionali di Monte San Costanzo.
Entrambe gli incendi si sono protratti per molte ore. Infatti, nonostante l'impegno di uomini e l'ausilio di Canadair ed elicotteri, non si riuscì ad estinguere del tutto il fuoco non essendo possibile un intervento meticoloso data la particolare natura del terreno e della vegetazione. In particolare, queste foto mostrano come il fuoco possa rimanere sotto la corteccia di un pino e dopo varie ore, con l'aiuto di una semplice brezza, re-innescare le fiamme. (foto scattate alle 15.13)
   
Potete anche confrontare le immagini del video della passeggiata mattutina (nel quale si vedono entrambe i sentieri a valle del radar" (a sud) ancora non raggiunti dalle fiamme) con le foto scattate nel pomeriggio che mostrano come nel corso della mattinata il fuoco li abbia superati entrambi giungendo fino alla recinzione. 


Prima di proporvi alcuni articoli di cronaca apparsi su quotidiani nazionali dopo il mio post dell’8 agosto, e prima che qualcuno commenti a sproposito, ribadisco che non ce l’ho con i cani, né con chi li detiene in modo corretto ed appropriato e che apprezzo chi ne ha cura. Egualmente non ho niente contro i cinghiali, solo critico chi ha contribuito a creare una situazione di emergenza e non fa niente per porvi rimedio, anzi ostacola chi ci prova.
     
Cani mordaci (che possono procurare danni molto seri)
Uno degli articoli di seguito linkati riporta una sfilza di incidenti simili scelti fra quelli che arrivano alla stampa, quindi elenco parziale. Ma tutti questi eventi devono pur avere qualche punto in comune ... ci deve essere qualcosa che non va. Certamente esistono varie concause e oltre ai proprietari “poco attenti” (solito eufemismo) penso che quelli che fanno giocare i propri figli con cani di razze potenzialmente pericolose, privi di museruola, siano dei veri irresponsabili e avranno molto da rimproverarsi per il resto della loro vita (se hanno un minimo di coscienza). 
Sottolineo che questi sono tre casi avvenuti in soli 4 giorni, dopo la pubblicazione del mio post. I tanti cinofili civili e responsabili dovrebbero far sentire la loro voce su questo tema, sulla mancanza di controllo e di educazione in particolare per specie di grossa taglia, sul mancato rispetto dell'obbligo di microchip, sul fatto che pochi raccolgono quello che i loro cani lasciano sui marciapiedi o sulle spiagge (per fare qualche esempio) e non lamentarsi quando poi qualcuno li critica (seppur ingiustamente) facendo di ogni erba un fascio.

Fauna selvatica fuori controllo
Si parla di nuovo di cinghiali ed in particolare quelli del Parco del Cilento. Qualcuno ha valutato che ormai in Campania ce ne siano circa 2.000.000 (due milioni) che, pur causando molti danni, sono "intoccabili" come in gran parte delle altre regioni. Il Sindaco di Ottati ne aveva autorizzato temporaneamente la caccia, ma è stato subito attaccato dal WWF e bloccato dal Prefetto. Quindi tanti continueranno a subire danni, pochi saranno risarciti per l’effettivo valore, comunque tutti pagheremo (denaro pubblico) e non ci resta che sperare che almeno non ci scappi qualche altro morto.

venerdì 14 agosto 2015

Restano pochi giorni ... e pochi sentieri intatti

Prima di avere il tempo di editare e pubblicare le foto relative ai danni dell'incendio della Malacoccola del week-end scorso e a quelli alla pineta del giorno dopo, si deve registrare ancora un altro rogo, che ha causato danni forse addirittura maggiori.
Pare che stavolta non siano stati i soliti piromani ad appiccare il fuoco, ma un nutrito gruppo di persone (si dice una trentina) che avevano pensato bene di andare a fare una grigliata sul Monte e, come se non bastasse, hanno portato anche fuochi artificiali. Indipendente dalle cause e dalle responsabilità, la realtà è che al momento quasi tutti i sentieri della Penisola Sorrentina sono danneggiati o hanno perso parte del loro fascino. I panorami sono quello che sono, ma la gariga completamente bruciata ai lati dei sentieri, tanto per usare un eufemismo, non entusiasma.
Per di più il circuito delle Sirenuse, nel tratto più pendente del sentiero a sud-ovest del Pizzetiello, è ora un po’ più scomodo e richiede attenzione. Infatti, buona parte degli scalini in legno e della staccionata/passamano in pali di castagno è andata a fuoco. La cosa peggiore, come sostengo da anni e molti la pensano come me, è fornire una falsa sicurezza o un’illusione di sicurezza. Ringhiere e balaustre mal fissate o che non tengono, scalini pronti a rotolare a valle insieme con un escursionista un po’ più pesante sono di gran lunga più pericolosi di tratti esposti senza alcuna protezione o di discese sterrate, seppur ripide, senza scalini. Per mia esperienza gli incidenti avvengono a seguito di calo di attenzione e concentrazione. La maggior parte, oserei dire quasi tutte, le “storte” (distorsioni o slogature) sofferte dalle persone che accompagnavo sono state sofferte nei centri abitati, lungo la strada fra Nocelle e Montepertuso, o situazioni simili. Allo stato attuale sconsiglierei a persone con passo poco sicuro di percorrere la discesa dal Pizzetiello, mentre non ci dovrebbero essere problemi in senso inverso.
    
In previsione dell’inizio della seconda parte della stagione escursionistica (settembre e ottobre) mi sento di suggerire e quindi sollecitare Amministrazioni, Pro Loco, Aziende del Turismo, guide e gruppi escursionistici a fare qualcosa al più presto per limitare i disagi.
A partire da est:
* senz’altro un minimo di manutenzione e ripristino della suddetto tratto è piuttosto urgente e anche se non sono possibili interventi definitivi, almeno si dovrebbe bonificare il sentiero da scalini e passamano che non reggono (foto in alto a sx)
lungo tutto il tratto fra Pizzetiello e castagneto sul pianoro lato Torca dovrebbe essere evidenziata la segnatura in quanto in mancanza di un evidente “passaggio fra i cespugli” (come fino alla settimana scorsa) basta mancare un segnavia e ci si ritrova in mezzo a rocce e mille tracce apparenti (foto in alto a dx)
dal’incendio nella parte sud della pineta non consegue alcun impedimento
quanto detto per il CAI300 a valle del Pizzetiello vale anche per il tratto Nerano – San Costanzo, andato completamente a fuoco il 13 agosto (foto in basso)

il Giro di Santa Croce dovrebbe essere al più presto segnato in quanto resta praticamente l’unica valida (e al momento ancora piacevole) alternativa al circuito di Athena, interdetto fino a fine anno in conseguenza dei lavori su via Campanella.

Restano solo due settimane prima che le guide e i tour leader dei walking o hiking tour ricomincino a frequentare con regolarità i sentieri della Penisola Sorrentina. 
Non c’è molto tempo per tentare di salvare il salvabile.
Allo scopo di evidenziare lo stato dei luoghi, a breve editerò e pubblicherò una serie di foto del Sentiero delle Sirenuse e una delle conseguenze dell’incendio di Monte San Costanzo, che troverete qui, e nei prossimi giorni tornerò sui sentieri interessati dagli incendi per scattare ulteriori foto e valutare meglio la situazione. Invece é già online il video del Giro di Santa Croce del 13 agosto che si conclude con le immagini dell’incendio ancora in corso.

martedì 11 agosto 2015

Purtroppo penso che non lo vedremo ...

Qualche giorno fa sono andato a Montepertuso nel tardo pomeriggio e ne ho approfittato per scattare qualche (ennesima) foto del pertuso, vista anche l’illuminazione molto invitante. Trovandomi nei pressi della Fontana Vecchia, con quella posizione del sole e da quella prospettiva il neo-pertuso che si sta formando alla stessa quota di quello storico, a sud di esso, quindi lato mare, sembra essere in ottimo stato di avanzamento. I più attenti avranno notato che in effetti il secondo pertuso è già formato anche se sulla parete est di Monte Gambera la cavità è ancora molto piccola. 

Chiunque provenga da Nocelle lungo la strada per qualche centinaio di metri può osservare un piccolo punto luminoso (il cielo) a sinistra del pertuso, più o meno alla quota della sua parte superiore. Questa è l’evidenza che la grande cavità molto ben visibile per chi sale da Positano è già un traforo a tutti gli effetti e non una semplice grotta come sembra adesso (foto in basso). 
Sarebbe certamente affascinante poter ammirare una situazione come quella proposta nella (molto poco scientifica) ipotesi mostrata nella foto iniziale. A parte il fatto che non è prevedibile con certezza come si svilupperà il secondo pertuso, c’è da considerare che mentre vento e pioggia lo amplieranno, allo stesso tempo dovrebbero avere simili effetti sul pertuso attuale seppur con tempi diversi. Potrebbe dunque accadere che prima che il secondo raggiunga dimensioni simili a quelle del primo, questo – come la maggior parte degli archi – dovrà soffrire il crollo della sua volta a causa del suo inevitabile assottigliamento. 
E allora invece di avere un paio di occhi che vigilano sui ripidi pendii positanesi si potrebbe creare una scenografia non meno affascinante di questo tipo.
Ripetendo il titolo di questo post, purtroppo – qualunque possa essere lo sviluppo geomorfologico – non lo potremo vedere in quanto ci vorranno migliaia e migliaia di anni, ma fantasticare non costa niente e può anche essere piacevole e divertente.