domenica 4 dicembre 2016

Leggi razziali e cinema: i "Black Movies"

Fino a dopo la II Guerra Mondiale, negli Stati Uniti esistevano ancora molte leggi razziali, soprattutto negli stati del sud. Oltre a quelle ben note che vietavano ai “negri” di essere serviti nei locali pubblici dei bianchi, imponevano sezioni separate nei mezzi pubblici e altre che abbiamo visto in tanti film fino a quella recentemente riportata in ballo da Loving (di Jeff Nichols, 2016) che impediva di costituire coppie miste, ce ne erano anche alcune relative al cinema e dove non arrivavano le leggi ci pensavano i razzisti o quelli che pur non essendo d’accordo con l’apartheid, erano molto più interessati a far soldi.
Nel 2008 al rivalutato Black Cinema fu addirittura dedicata un francobollo
con il poster del film di King Vidor "Hallelujah" (1929)
primo musical sonoro con cast composto da afro-americani
Considerato però che anche al cinema c’era una distinzione di settori, sorsero anche locali per soli “negri” e lì c’era il pubblico per il quale, a partire dagli anni della I Guerra Mondiale cominciarono a prodursi i Black Movies  nei quale tutti, dal regista ai produttori, dagli attori alle maestranze, erano "negri" o quantomeno mulatti, quadroon (1/4 di sangue africano) o octoroon (1/8 di sangue africano, quindi “quasi bianchi”). 
Nell'immagine qui sopra vedete un annuncio su un giornale, rivolto in particolare a gente di colore e si notano varie cose singolari. Non si fanno alcuno scrupolo di scrivere la parola "negro" e solo per non ripeterla troppo spesso (si trova 2 volte nella nota in basso, nelle notizie al lato oltre che nella frase "An All-Star Negro Cast!") nel secondo paragrafo si sottolinea che i "colored" possono sedersi dovunque vogliano nella sala!
Così fino agli anni ’40 si stima che furono girati varie centinaia di black movies, ma allo stato attuale si ne esistono copie di non più di un centinaio di essi. Quasi nessuno è uscito da quel circuito (creatosi a causa della segregazione) per il quale furono prodotti e le poche copie rimaste si sono salvate grazie a collezionisti e ricercatori.
Per attori negri lavorare nel cinema era difficile e i pochi ruoli che venivano offerti erano quasi esclusivamente di inservienti, malavitosi, cameriere/i, prostitute, domestiche o qualunque altro lavoro “umile” o disdicevole. Quelli che riuscivano a farsi un nome, appena potevano si trasferivano dove c’era più tolleranza o, ancora meglio, in Europa, come fece Nina Mae McKinney (foto al lato) che nel nostro continente divenne famosa come la "Black Garbo".
Mi sono imbattuto in questa ennesima nicchia della settima arte grazie a Jimbo Berkey, collezionista/filantropo che, sul suo sito free-classic-movies.com , mette gratuitamente a disposizione di chiunque sulla faccia della terra oltre 4 TB di film, dagli albori fino agi anni ’70 (ce ne sono anche di molto buoni, liberi per mancato rinnovo dei diritti). Si possono scegliere per titolo, per data per nome degli artisti e chi si iscrive alla mailing list riceve ogni settimana un messaggio con i link ai film che sono stati aggiunti, insieme a succinte notizie. La maggior parte sono americani, ma ce ne sono anche di italiani, soprattutto di quelli definiti “B-movies”. 

Il mese scorso mi ha incuriosito Gang Smashers (di Leo C. Popkin, 1938) anche perché il buon Jimbo aveva sottolineato la particolarità del film e quindi l’ho scaricato, ieri l’ho guardato e da poco ne ho anche pubblicato la micro-recensione.  

Comunque sia ... i black movies hanno rappresentato un ennesimo piccolo capitolo della grande storia del Cinema.

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