martedì 30 agosto 2016

Sbarra su via Campanella ... soluzione tempestiva?

Vengo subito al punto, riservando i fronzoli per la fine.
   
Ieri pomeriggio, dopo tanti “fasi allarme”, la sbarra con catenaccio che dovrebbe limitare il transito veicolare lungo quella che fu via Minerva, era finalmente in loco ... i lavori dovrebbero terminare in giornata.
Via Campanella, “inaugurata” pochi mesi fa (quella rimessa a posto, non l’originaria di un paio di millenni fa) è già quasi tornata allo stato degli anni scorsi. Le eloquenti immagini inserite in questo post e altre foto che troverete in questo album (praticamente tutte simili, ma servono per mostrare che non si tratta di un singolo punto) si riferiscono alla ripida discesa finale verso la Punta, al termine del lungo tratto in piano, dopo le ultime case e gli uliveti.
Ai poco attenti che si chiederanno come sia stato possibile un così rapido deterioramento del fondo selciato, faccio notare le larghe tracce di pneumatici, evidente segno del passaggio di motocicli, di grossa cilindrata, quindi pesanti. Questo continuo transito veicolare è stata la causa (quasi unica) degli evidenti danni.
Non mi dilungo su questo argomento in quanto ne ho già discettato ampiamente, ma mi limito a stimolare i lettori con qualche domanda (oziosa?):
  • visto che il rischio transito veicoli era ben noto, non si sarebbe potuto prevedere un sistema di controllo già nel progetto?
  • una volta terminati i lavori, prima di riaprire la strada non si poteva correre tempestivamente ai ripari, almeno in modo provvisorio?
  • come mai la Sovrintendenza che ha imposto vari vincoli (pare anche il cemento, sgradito a tutti tranne che ai motociclisti) non si è curata di salvaguardare la strada appena restaurata?
  • perché la stessa Sovrintendenza ha tardato a rilasciare parere favorevole alla apposizione di sbarre e/o paletti?
  • perché, una volta ottenuto il suddetto parere ed affidato l’incarico, ci sono voluti quasi 3 mesi per mettere in opera quanto previsto?
  • perché sono così pochi quelli che, pur essendosi resi conto del problema, hanno effettivamente agito per limitare i danni?
  • perché associazioni, operatori turistici (in particolare quelli del settore ricettività), guide ..., che dovrebbero essere interessati alla salvaguardia del principale attrattore turistico della zona, non si sono fatti sentire più di tanto?
  • possono tutti i suddetti affermare di aver fatto coscienziosamente la loro parte per sottolineare il problema e sollecitare rimedi?
  • i “geniali ed educatissimi" centauri (uno di quelli fotografati ieri mi ha anche mostrato il medio ...) che continuano a scorrazzare e a smuovere pietre non hanno un minimo senso civico?
  • ufficialmente il progetto non doveva eliminare le "barriere architettoniche" per consentire l'accesso alla Punta? 
E potrei continuare con infiniti quesiti che ipoteticamente potrebbero interessare una marea di persone, enti ed istituzioni, ognuna con le sue “colpe”, piccole o grandi che siano.
   
Infine, chiudo con dei proverbi, modi di dire da me tanto amati in quanto sono veritieri e centrano il problema in modo conciso e arguto. Fra i tanti ne ho scelti due, il secondo con una necessaria appendice linguistica:
ropp' arrubbat' Santa Chiara, facetten' 'e porte 'e fierro
di significato simile all’italiano «chiudere la stalla dopo che sono scappati i buoi» che, per chi non ne cogliesse il senso, equivale a dire “correre ai ripari dopo che si è verificato il danno”.
Chi fraveca e sfraveca, nun perde maje tiempo
Questo proverbio si presta a fraintendimenti e per questo deve essere ben interpretato, tant’è che qualcuno ritiene necessario aggiungere: ma solde assaje (non si perde tempo, ma rifacendo le stesse cose più volte si sprecano tanti soldi). Il fatto è ben spiegato in questa definizione:
Chi fa e disfa, non perde mai tempo. La locuzione, da intendersi in senso antifrastico, si usa a commento delle inutili opere di taluni, che non portano mai a compimento le cose che cominciano, di talché il loro comportamento si traduce in una perdita di tempo non finalizzata a nulla. (da dialettando.com - Campania)
  • antifràstico agg. [der. di antifrasi] – Che contiene antifrasi,
  • antìfrasi s. f.– Figura retorica che consiste nell’esprimersi con termini di significato opposto a ciò che si pensa, o per ironia (per es.: «Ora viene il bello!») o per eufemismo (per es.: «Finirà di perseguitarmi questa benedetta iella!»). Di solito, è una parola di senso positivo che, per antifrasi, viene usata con senso negativo (come negli esempî prec.); 
Ecco un esempio nostrano, molto conosciuto:
 ih che bella jurnata ch'è schiarata!
"Cominciamo bene ...!",  volendo sottolineare un pessimo inizio, di qualsiasi cosa si tratti.

3 commenti:

  1. Infatti e' scandoloso. Il problema e' stato segnalato non appena ri-aperto il sentiero. Domenica mattina, scendendo a piedi, mi sono arrivati dietro 3 motorini (6 persone).Quando ho fatto presente a loro che non era permesso scendere in moto, mi hanno anche chiamato "str***a". Ma almeno si sono girati indietro. Molto piu' giu', appena prima dello sfascio del sentiero, c'era una bella moto grossa parcheggiata. Ma la colpa la do' principalmente alle autorita', comunali e Sovraintendenza, soprattutto per la loro leggerezza e lentezza. Era cosi' ovvio che la gente sarebbe scesa con i mezzi e certamente l'unico segnale di divieto piccolo, malfatto e bucato certamente non avra' aiutato. Come ho detto prima, scandoloso.

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  2. Ultima considerazione... e i diversamente abili come potranno mai arrivare fino alla punta?? Non era questa la tanta proclamata motivazione dietro i lavori?

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    1. Grazie ... praticamente in contemporanea avevo già aggiornato il post aggiungendo questo ultimo argomento alla lista delle domande.

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