giovedì 10 dicembre 2015

Da Portillo a Punta Brava (Tenerife) ¡Ay mis rodillas!

Escursione assolutamente anomala, almeno per me che preferisco le salite, con dislivello totale in discesa di circa 2.500m: Portillo (1.980m), Cruz de Freguel (2.084m), Punta Brava (10m), ma ungo il tragitto c’erano acese per oltre 400m. Scelta obbligata per questioni logistiche (trasporti) e meteo. Non che il tempo qui sia cattivo, tutt’altro, ma aspetto che le previsioni lascino almeno qualche speranza che anche nel pomeriggio il cielo sia terso come al mattino. Per spiegare meglio ciò che intendo dire guardate il grafico delle temperature de las Cañadas del Teide (a 2.150m). Mediamente di giorno - con il sole - ci sono fra i 15 e i 18 gradi, ma appena arrivano le nuvole la temperatura scende immediatamente di 6-7°, quindi freddino (almeno per i miei gusti), il vento non aiuta e niente foto. Avrei certamente preferito Montaña Rajada e Minas de San José, come preannunciai, ma sono in attesa della giornata più adatta.
Pianificando invece questo percorso per lo più in discesa, sapevo che anche se verso mezzogiorno fossero arrivate le prime nuvole (come è puntualmente accaduto) io sarei stato già a quote più basse. Affrontandolo in salita avrei avuto buone possibilità di arrivare in cima con il freddo e senza buona luce e avrei avuto la preoccupazione di dover arrivare entro le 16.15 per saltare sull'unica guagua (bus) per Puerto de la Cruz.
Dopo questo lungo e noioso preambolo (tuttavia potenzialmente interessante per chi pianifica escursioni) eccoci alla descrizione di questa camminata durante la quale, soprattutto per la variazione altimetrica, ho attraversato ambienti completamente diversi fra loro.
   
Il primo tratto (fino alla Cruz de Freguel, 2.084m) ricalcava il percorso della settimana scorsa, quindi l'ho percorso abbastanza speditamente pur fermandomi varie volte per scattare foto al Teide, ben illuminato e adornato da fantastici cirri che cambiavano disegno continuamente. Uscito dalla caldera e lasciato il semi-deserto di pomici e sabbia, ho percorso i successivi chilometri fra una zona protetta di recupero dopo un incendio e alti pini. 
Successivamente a questi si è aggiunta una flora molto varia, tipo macchia mediterranea, con predominanza di erica, ginestra e corbezzolo, ma non quello che conosciamo noi. Si tratta infatti del Madroño canario (Arbutus canariensis, endemico), in napoletano diremmo “Sovera pelosa canaria”. Le bacche (commestibili) mi sono sembrate molto più dolci e saporite di quelle del nostro Corbezzolo (Arbutus unedo). Mature hanno un bel color arancio (e non rosso), con la parte esterna più liscia ma più consistente (si deve masticare un poco). In compenso la polpa è più morbida, dolce e saporita e personalmente, nel complesso, le ho trovate migliori delle nostre. Le dimensioni degli alberi (tronco e rami rossicci, molto lisci) sono mediamente più grandi, il che complica di non poco la raccolta ....
Sceso fin quasi a 1.200m di altitudine, ho lasciato il crinale per entrare nella parte occidentale della valle di Orotava percorrendo quasi 4km su uno stradone sterrato praticamente in quota, con acquedotto al lato, con vasti panorami sulle terrazze coltivate. In questo tratto, quasi tutto in ombra la vegetazione cambiata di nuovo e pareti di roccia vulcanica a monte diventavano sempre più alte. Giunto nell’area ricreativa di Chanajiga è iniziata la parte più interessante di tutto il percorso: uno stretto, ripido e tortuoso sentiero attraverso una fitta vegetazione di arbusti ed alcune aree di foresta di laurisilva. Questi boschi, una volta caratteristici di tutta la Macaronesia e oggi limitati quasi esclusivamente all’isola di Madeira (dove sono protetti dall'UNESCO) e alle Canarie (soprattutto Tenerife e La Gomera), sono la vegetazione climax per quest’area. 
Nei boschi di laurisilva predominano varie specie di Lauraceae (alberi sempreverdi) che raggiungono anche i 40 metri di altezza. Non avendo avuto modo di scattare foto significative vi propongo questa in alto trovata in rete di un bosco simile, ma ancor più interessante, della vicina isola La Gomera.
Arrivato sul fondo del vallone il sentiero attraversava il piccolo corso d’acqua e risaliva di una settantina di metri e si riportava in un’area più aperta con una predominanza di castagni, come si vede da questa foto con il sentiero completamente coperto da foglie. 
   
Lasciato il castagneto sono cominciati i ricoveri per capre e i campi coltivati, i primi dei quali in valloni come questo nella foto a sx, al cui termine c’erano queste strane colonne (a dx) che probabilmente sostenevano un canale per l’acqua. Giunto a Realejos, punto di arrivo ufficiale, non ho voluto aspettare la guagua (bus) e ho proseguito fino a casa (Punta Brava, nella foto) lungo una strada abbastanza panoramica.
Gli oltre 27km non sono stati certamente tutti eccellenti, ma per avere questa varietà è normale che ci si debba sobbarcare anche dei tratti di trasferimento. Stamattina, a differenza di quanto era lecito aspettarsi dopo i 2.500m di dislivello in discesa, non avevo nessun dolore alle ginocchia. Tuttavia ho lasciato l’esclamazione “¡Ay mis rodillas!” nel titolo (che a ciò si riferiva) in quanto mi piaceva e la faccio valere per l'indolenzimento dei quadricipiti e della parte alta dei glutei che stamane erano un po’ “legnosi”. Ho recuperato con riposo attivo, una ventina di km a passo lento e senza tratti ripidi.

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