venerdì 16 agosto 2013

Escursionismo: "La montagna comporta rischi, certi incidenti sono inevitabili"

Ieri è apparsa su la Repubblica un'intervista al presidente del Soccorso Alpino. Il titolo mi ha fornito lo spunto per questo post e i concetti espressi, seppur riferiti all'alpinismo, si adattano perfettamente all'escursionismo.

“L'alpinismo ha in sé un rischio che non si può cancellare del tutto …"
Di sovente si parla di progetti per “mettere in sicurezza” questo o quel sentiero. Spesso ciò significa spendere (sperperare) un sacco di soldi per non risolvere pressoché niente, talvolta rovinando anche l’ambiente e il paesaggio. 
Ho visto pochi lavori utili fatti bene e tanti superflui e mal eseguiti.
Qualche anno fa sul Sentiero degli Dei furono sistemati vari passamano/ringhiere (ben fatti a dire il vero), ma molti in posti senza rischio alcuno e guarda caso vicini al termine del sentiero. Nella parte centrale, invece, con il sentiero più stretto e con strapiombi di oltre cento metri, non ce ne sono. 
In cima all'ultima scalinata verso Nocelle (poco prima dell’unica ringhiera in ferro) è stato chiuso un bel terrazzino naturale molto panoramico ponendo il passamano a oltre tre metri dal ciglio della falesia e precludendone l’utilizzo. Nell'ultimo tratto (nei pressi della calcara) addirittura i passamano di castagno si sovrappongono ad una recinzione e a valle non c’è nessuna falesia!
Nel caso un lavoro non eseguito a regola d’arte o privo di successiva manutenzione non regga, si può configurare una responsabilità di chi l'ha progettato. Al contrario, un eventuale incidente lungo un sentiero, non estremamente pericoloso e senza alcuna protezione come la maggior parte di quelli dei Monti Lattari, non presuppone alcuna responsabilità se non quella dell’infortunato.

“.... il pericolo c'è. O lo si accetta o non si va"
La maggior parte degli incidenti non conseguenza di fatalità sono attribuibili a imprudenza, sopravvalutazione delle proprie capacità, imperizia, sottovalutazione delle difficoltà. 
Molto raramente si configura la responsabilità di qualcuno che non sia l’infortunato. 
Come quando scrivono: “Curva killer!”  e poi si scopre che il motociclista che si è rotto la testa procedeva a 130 km/h dove esiste un limite di 50 km/h, era senza casco e sotto gli effetti di alcool o droga e che quella stessa curva viene affrontata da migliaia di motociclisti ogni giorno senza alcuna conseguenza.
Non criminalizziamo i sentieri! Loro non hanno mai ucciso nessuno! 
Ieri notte sono stato su Monte Tre Calli (bellissimo, ma molto aspro, con tante pietre, rocce e arbusti) per La Notte dei Tammurrianti + Alba Magica. Ho visto muoversi nella semioscurità numerose persone assolutamente impreparate, con sandali aperti e con suola liscia, senza adeguati strumenti di illuminazione …. Se uno di loro si fosse fatto male, sarebbe stata colpa degli organizzatori???  Se si pensasse di sì, si dovrebbe dare il potere / onere alle Amministrazioni e alle guide di impedire a queste persone l’accesso ai sentieri e ciò è assolutamente impensabile e improponibile.
Per fortuna tutto è filato liscio e l’evento è stato un successo.

2 commenti:

  1. Ciao Giovanni, e complimenti per il blog. Alle tue condivisibili riflessioni aggiungo solo che in molti paesi esteri non esiste l'idea di dover rendere sicuri dei posti che la natura ha fatto in un certo modo. Sono d'accordo nel rendere piu' agevoli alcuni passaggi oggettivamente difficili, ma creare barriere per prevenire agli stupidi di cadere, beh...la responsabilita' individuale quando la sviluppiamo?

    L'esempio piu' chiaro che mi viene in mente e' il Preikestolen (Pulpit Rock) sui fiordi norvegesi. Raggiunto dopo un sentiero di un paio di ore, e' una piattaforma di roccia naturale a strapiombo sul fiordo. Ti assicuro che ogni giorno migliaia di turisti, inclusi famiglie con bambini, si ci recano. Non mi risulta nessun incidente involontario. In Italia lo avremmo probabilmente recintato?

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  2. Ciao G, e complimenti per questo tuo blog...riguardo alla pericolosità di alcuni sentieri e a chi li frequenta, esprimo delle semplici considerazioni: 1- chi và per sentieri deve capire che se vuole essere sicuro come in macchina ed in autostrada, come sulle strade tutte, deve confrontarsi "solo con le proprie capacità, ed i propri mezzi", in merito farei fare dei corsi a tutti (obbligatori) prima di andare "da soli" sui sentieri...(in macchina serve la patente per condurla)...2-quando si resta in panne sulle strade, e si chiama il carro attrezzi si paga, perchè non si paga per il recupero su sentieri (almeno quelli che si perdono da soli, con parapendio ecc ecc ????? 3- se si và in macchina e fuori strada, su strade alternative, si è o meno consapevoli che bisogna chiedere informazioni in merito alla percorribilità di quella strada ???? chi lo fà per i sentieri ???? 4- Trovo gente che và in fuoristrada per alcuni km fino all'inizio del sentiero, con la stessa auto che percorre le strade di tutti i gg...con le stesse gomme transitano su trade con grosse pietre, e dopo ci vanno in autostrada...ma si può essere più sciocchi ???? il gioco vale la candela ??? 5- molti di quelli che si avventurano, mancano delle cose più semplici nello zaino...carte dettagliate dei sentieri incluse. Alcuni miei conoscenti non si portano appresso niente di ciò che per "noi" è necessario, per essere più leggeri, credendo che quei pochi grammi facciano differenza...ecc ecc. Chi non è consapevole delle proprie capacità/possibilità fisiche, a mio parere è molto meglio che si stia beatamente in poltrona a casa...le regole del "decalogo FREERAMBLERS" sono a dir poco opportune...e ne sono fermamente convinto da anni...saluto, ed alla prossima, Matt Almond

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